Il “San Domenico” di Regoledo di Cosio

L’importanza di questa chiesetta ruota attorno alla radicata venerazione locale per Domenico da Pisa, beatificato per furore di popolo, morto a Regoledo di Cosio nel 1445, dove lui stesso decise di passare in ascesi gli ultimi anni della sua vita.

La domanda è, qual buon vento può portare un uomo da Pisa a Regoledo?

Sappiamo che già dal Trecento esisteva una rudimentale cappella dedicata a San Domenico (da Guzman), edificata dai Padri Predicatori – altrimenti detti Domenicani – scappati da Como per le combutte tra guelfi (Vittani) e ghibellini (Rusconi). Ovviamente, questo luogo di culto, legava Regoledo a Morbegno, dove era sito il Convento domenicano di Sant’Antonio, attivissimo nella missione di cristianizzazione delle masse. Il nostro Domenico da Pisa, quindi, si sarà portato in Bassa Valle per una certa “politica” voluta dal suo Ordine.

La chiesa che vediamo oggi risulta da un rifacimento del 1514 (è una data che troviamo nel sottarco dell’abside). Nella navata troviamo a sinistra “La Gloria e La Morte di San Domenico da Pisa”, commissionate ad Ippolito Borghese nel Seicento, dagli scaricatori di porto regoledesi immigrati a Napoli, e a destra “San Domenico” e “San Carlo” (entrambi “paladini” della Religione Cattolica in Valtellina, segnata anche dal Sacro Macello).

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Tuttavia, la nostra attenzione è catalizzata dai soggetti e dall’esecuzione dell’area absidale, dove nessuno spazio è stato lasciato vuoto. Non si esclude che la paternità dell’intero ciclo possa essere di Vincenzo De Barberis, già attivo a più riprese nel Sant’Antonio di Morbegno e del quale riconosciamo l’impronta rinascimentale nell’eleganza e nella raffinatezza delle figure (specie la Madonna) e i colori squillanti e vivaci. Anche se la ricerca dell’esattezza anatomica nei muscoli proietta la composizione nel Rinascimento, i capelli, il volto scavato e il sangue spillato dagli Angeli di Cristo, pervadono la scena di una connotazione nordica.

Se ai lati troviamo Santi di matrice popolare, come Sant’Antonio abate, San Martino, San Lorenzo, Santo Rocco, San Sebastiano e San Giovanni Battista, il grande affresco centrale mette in risalto una “Crocifissione con Santi”, dove San Domenico regge una chiesa in mano. La nobile signora con un bambino in fasce dovrebbe essere la testimonianza dell’ex voto (il dipinto potrebbe essere stato commissionato per ringraziare San Domenico dopo un parto). Nella volta, invece, troviamo gli Evangelisti, non su sfondo blu, ma su sfondo porpora, un colore ben più reperibile in natura, anche simbolo della Passione (tema al quale i Domenicani erano legati).

❤ Miss Raincoat

Il Sacro Macello

Vincenzo De Barberis a Morbegno

Arte a Cosio Valtellino

 

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