Ai primi di marzo, i bambini maschi erano soliti scorrazzare tra prati con i campanacci per risvegliare l’erba (ciamà l’erba = chiamare l’erba) ed invitarla a ricrescere dopo il lungo torpore invernale, concludendo la scorribanda chiedendo, casa per casa, qualcosa per fare merenda (tipo Halloween), intonando la canzoncina “Marsin, marsèt incinem ul me sakèt. Se i ve car i vos fiöi fek dul bee ai Marziröi” (Marzino Marzetto riempimi la tasca. Se vi sono cari i vostri figli fate del bene ai Marzaioli). Alle bambine era riservata la raccolta delle prime erbette o delle radici spuntate dopo il gelo invernale.
Probabilmente, il rito viene ripreso dalle pagane Calende di Marzo. Per i Romani, il primo giorno di Marzo era anche il primo del calendario e si accendeva il fuoco nuovo nel Tempio di Vesta. Annunciavano l’arrivo di una nuova stagione, quella che rinverdisce i campi e gli alberi. Più profondamente, si associava la rinascita del mondo naturale con quella dell’uomo, miracolo che appunto aveva sede nell’utero femminile – perciò, era anche una sorta di festa delle donne ante litteram.
Fioritura di crochi (“bucaneve”) ad Albaredo
Esiste una località sopra Selvetta che si chiama Alprato (Comune di Forcola) che è una sorta di baricentro della rete dei borghi sopra l’abitato di Sirta, non solo per la sua posizione geografica centrale, ma anche per il ruolo che aveva un tempo nella società. Per esempio, la Chiesa dell’Annunciazione, vicino alla quale a fine Cinquecento soggiornava anche parroco, ne descrive l’antico prestigio del luogo (oggi della chiesa ne abbiamo perse le tracce). Tra gli affreschi votivi, dei quali i più anziani risalgono a fine Quattrocento, spicca una Madonna in Trono con l’iscrizione In grembo matris sedes sapientia patris.Info da : Franco Mottalini // http://www.forcolaweb.org
La location per me la più emergente tra i Balcani. Variopinta, mozzafiato, popolare e mediterranea.
Credo che il modo migliore per definirla sia con l’espressione “musica a tutto volume”, come i canti isopolifonici degli illiri, che ispirano anche la musica più moderna, p.e. “Zemër” di Dhurata Dora e Soolking ( significa “cuore”). 🎧 Ascoltala qui!
Qualche Info Pratica
✈ Aereo per Tirana da Orio, Malpensa con Albawings oppure Wizzair – durata viaggio: 2 ore circa
👅 Lingua ufficiale: Albanese; Lingue Straniere più diffuse: Italiano, Inglese
📅 Periodo di Alta Stagione : luglio, agosto – ma è top agiugno e a settembre
🚌 Gli autobus sono abbastanza economici e sono più simili a minibus privati. Tirana, Durazzo e Valona hanno una rete pubblica. Viaggiare in treno è un’avventura, molto che in Valtellina! 🙂 L’autostrada è abbastanza efficiente e copre tutta la nazione, quindi il nolo autosarebbe il top.
Food&Beverage
🍲 Il byrek è una pasta sfoglia ripiena di formaggio o carne (con la carne sono molto diffuse anche le polpette o i peperoni, tipo in Italia). Una cosa particolare, tra l’altro per colazione, è il paçë koke: una zuppa di testa di pecora.
🍻 Il superalcolico più diffuso è il raki, una grappa ottenuta con il raspo d’uva oppure con le more.
Partiamo!
Tirana – Conosciuta per i suoi viali, è frenetica, folle e anche un po’ polverosa. Mischia insieme tutta la sua storia ottomana, italiana e comunista. Facile avere un murales e un minareto nella stessa inquadratura. Tra i musei il mio preferito è House of Leaves, dedicato allo spionaggio comunista e così chiamato per gli alberi che lo incorniciano. Il quartiere della borghesia è l’elegante Blloku con i suoi innumerevoli caffé.
A nord:
1. Scutari – Si può percorrere il Lago artificiale di Koman (diga del fiume Drina) con un traghetto. In tre ore è possibile immergersi in una paesaggio puntinato da villaggi senza tempo.
2. Plav – Da qui, zaino in spalle, si possono visitare gli spettacolari Monti Maledetti con la loro vera Albania orgogliosamente patriottica .
Valona e la Costa Ionica – le spiagge più conosciute sono Dhërmi (la più pop), Drymades (rocciosa e bianca, si raggiunge attraversando degli uliveti) e Gijpe (incontaminata tra le scogliere a picco. Sono tutte a circa 40 km da Valona. Oppure, si può visitare nell’entroterra Berat, la Città dalle Mille Finestre, con le sue casette ottomane che si arrampicano sull’aspro paesaggio collinare con le nuvolette.
Saranda – a 18 km c’è Butrinto con le sue rovine greche (siamo proprio davanti a Corfù) immerse nella tranquillità di una foresta e con le sue piccole terme. A 20 km c’è Gjirokastra, la cosiddetta Città di Pietra, nella Valle della Drina, con le sue pietre calcaree e i tetti d’ardesia. Tutti gli autobus tra Saranda e Gjirokastra vi possono portare al bivio per la Sorgente dell’Occhio Blu: con 3km di camminata si raggiunge un fitto bosco con una piscina naturale blu intenso, dicono dove l’Albania si fa vanitosa.
❤ Miss Raincoat
Ismail Kadare, scrittore albanese
Tra le tre penisole del sud Europa, quella iberica, quella italiana e i Balcani, i più sfortunati sono stati proprio i Balcani perché, pur facendo parte dell’Europa, per cinque secoli ne sono stati staccati per poi riunirsi a lei come un figlio sconosciuto che torna dalla propria madre.
Per gli Antichi Greci le Muse erano delle sorelle Custodi delle Arti e della Cultura, le quali, grazie al loro canto (durante i banchetti degli Dei), permettevano agli avvenimenti più importanti di non essere dimenticati. Il loro protettore era il dio Apollo. L’unica categoria umana che poteva beneficiare della loro musica era quella degli artisti che ne beneficiavano in ispirazione. Queste sorelle erano: ✒ Calliope (Epica), 📃Clio (Storia), 🎵Euterpe (Lirica, quindi le Canzoni), ♥ Erato (Poesia Amorosa), 🗡Melpomene (Tragedia), ⛪Polimnia (Inni Religiosi o Discorsi in generale) , 🥸 Talia (Commedia), 💃 Tersicore (Danza) e 🌍 Urania (Astronomia)
▶“Cenere” di Lazza → “Fin d’Arabesque” di Edgar Degas
Impressionismo – 65×36 cm – 1877 – Orsay di Parigi
▶“Duemilaminuti” di Mara Sattei → “La persistenza della memoria” Salvador Dalì
Surrealismo – 24×33 cm – 1931 – MOMA di New York
▶“Lasciami” dei Modà → “Sentiero a Louveciennes” di Alfred Sisley
Impressionismo – 38×46 cm – 1873 – Orsay di Parigi
▶“Furore” di Paola e Chiara → “Salomé” di Franz Von Stuck
Jugendstil – 114×92 cm – 1906 – Lenbachhaus di Monaco di Baviera
▶“Splash” di Colapesce e Dimartino → “Campo di Grano con Cipressi” di Vincent Van Gogh
Postimpressionismo – 72×91 cm – 1889 – National Gallery di Londra
▶“Terzo Cuore” di Leo Gassman→ “Famiglia di Saltimbanchi” di Pablo Picasso
Periodo Rosa – 213×229 cm – 1905 – National Gallery di Washington
▶“Un bel viaggio” degli Articolo 31 → “Love on the road” di Ron Hicks
Contemporanea -30×40 cm – 2011 – collezione privata
▶“Mare di Guai” di Ariete → “Un uomo e una donna davanti alla luna” di Caspar David Friedrich
Romanticismo – 35×44 cm – 1820 – Alte Nationalgalerie di Berlino
▶“Lettera 22” dei Cugini Di Campagna → “L’incendio alle Camere dei Lord e dei Comuni” di William Turner
Impressionismo – 92×123 cm – 1835 – Cleveland Museum of Art
▶“Vivo” di Levante → “Maddalena in Estasi” di Caravaggio
Barocco – 106×91 cm – 1606 – collezione privata
▶“Addio” dei Coma_Cose → “L’Addio” di Lionello Balestrieri
Futurismo – 73×60 cm – 1910 – Scuderie Viscontee di Pavia
▶“Se poi domani” di LDA → “Venere Rockeby” di Diego Velàsquez
Barocco – 122×175 cm – 1648 – National Gallery di Londra
▶“Made in Italy” di Rosa Chemical → “Uomo Vitruviano” di Leonardo Da Vinci
Rinascimento – 34×24 cm – 1490 – Gallerie dell’Accademia di Venezia
▶“Egoista” di Shari → “Medea” di Henri Klagmann
Arte Accademica – 121×82 cm – 1868 – Museo di Belle Arti di Nancy
▶“Mostro” di gIANMARIA → “Saturno che divora i suoi figli” di Francisco Goya
Romanticismo – 143×81 cm – 1823 – Prado di Madrid
▶“Non mi va” dei Colla Zio → “La Vestizione” di Edmund Blair Leighton
Arte Accademica – 182×108 cm – 1910 – colezione privata
▶“Cause Perse” di Sethu → “La Battaglia di San Romano” di Paolo Uccello
Rinascimento – 180×316 cm – 1438 -National Gallery di Londra
▶“Stupido” di Will → “La Morte di Marat” di Jaques-Louis David
Neoclassicismo – 162×128 cm – 1793 – Museo Reale di Bruxelles
▶“Polvere” di Olly → “Early Spring in Central Park” di Paul Cornoyer
Impressionismo – 50×60 cm – 1899 – collezione privata
La Canzone Vincitrice
“Due Vite” di Marco Mengoni ➤ Robert Edward Hughes “Danza delle fate la notte del solstizio”
(titolo originale: “Midsummer Eve”) – 1908 – Birmingham Museum
Hughes risente particolarmente dell’influenza dei Preraffaelliti e in particolare di John Everett Millais, che determina anche una grande presenza di fiori nei suoi dipinti. L’artista si è inoltre occupato, come la Confraternita di vari soggetti presi dal repertorio di William Shakespeare, in questo caso è Sogno di Una Notte di Mezza Estate, ossia la rappresentazione di Titania, la Regina delle Fate. Hughes amava molto le storie d’amore incrociate, doppie, le due vite che canta Marco e che sono ben rappresentate dall’atmosfera magica di questo dipinto.
❤ Miss Raincoat
*** per la descrizione delle altre opere seguite il blog nei prossimi mesi 🙂 (perdonate la mancanza – le opere erano troppe per un solo post e anche Sanremo ha una durata estrema – ma continuate a cercare Mr. Raincoat e le scoprirete prestissimo!)
Per antonomasia, il bacio rappresenta la carnalità di un’emozione, ossia l’Amore nella sua fisicità. Di fatto, anche nelle emoji (l’iconografia dei socials) ci sono vari tipi di bacio e sono gli stessi che l’Arte ci propone: 🥰Bacio materno legato al nutrimento e al rapporto mamma-figlio. Ricordiamo, in tale direzione, le varie Madonne del Latte, legate al filone dell’iconografia della Nikopoia (la Madonna della Tenerezza); 😘Bacio d’Amore da quello più pacato a quello più licenzioso nei giochi di corteggiamento fino ad arrivare all’esaudimento di un desiderio, allo scambio d’amore oppure alla passione più dirompente. 😗Bacio del Tradimento, in particolare l’episodio di Giuda. 😍E poi ci sono i Baci Celebri, quelli della letteratura – i più noti sono quelli sciagurati – Romeo e Giulietta e le altre storie Medievali, oppure Dantesche come Paolo e Francesca. Sono dei baci dell’eternità, perchè sugellano la loro sciagurata fine, come se l’Amore portasse solo guai (alcuni dicono che non c’è nulla di più pieno di germi di un bacio – seguito dalla barba). *L’icona popolare di questo filone iconografico è Il Bacio di Hayez, il quale racchiude anche il sentimento risorgimentale di Italia, l’Unità in un bacio tricolore.
*La Playlist degli Unicorni “Will Do” dei TV on the Radio (2011) “Kiss Me” dei Sixpence None The Ritcher (1997) “Music Sounds Better with You” di Stardust (1998) “Fix You” dei Coldplay (2005) “Love is Only a Feeling” dei The Darkness (2003) “I don’t want to miss a thing” degli Aerosmith (1998) “Bloody Valentine” di MGK (2020) “La tua futura ex Moglie” di Willie Peyote (2019) “La Cura” di Franco Battiato (1997) “Amandoti” dei CCCP (1990)
Opere presenti nel Video
(in ordine cronologico e non di apparizione)
Antonio Canova “Amore e Psiche”
1787 – 155 cm – Louvre di Parigi Con erotismo sottile e raffinato, Canova rappresenta il momento di contemplazione prima di un bacio. La storia di un amore ostacolato e ridestato con un bacio salvifico. Canova mette in eterno marmoreo il secondo prima che avvenga la magia.
(*) Francesco Hayez “Il Bacio”
1859 -112×88 cm – Pinacoteca di Brera a Milano Collocato in un contesto medievale per sfuggire al controllo del potere straniero, è la raffigurazione un bacio giovane e passionale. La forte carica emotiva è metafora dell’ardore delle pulsioni risorgimentali, dell’Amor di Patria. (o della Perugina 🙂 )
Frank Dicksee “Romeo e Giulietta”
1884 – 171×118 cm – City Art Gallery di Southampton La tragedia di Shakespeare rappresentata nel sentimento della devozione per il rischio. Il pittore Preraffaellita, mette in scena il dualismo preferito dalla Confratenita: innocenza e passione. “Ama il tuo peccato e sarai innocente” diceva Shakespeare.
William-Adolphe Bouguereau “Amore e Psiche bambini” Erroneamente conosciuta come “Il Primo Bacio“
1890 – 119×71 cm – Collezione Privata L’opera più conosciuta di questo autore vede un Cupido, rappresentato come procace bambino alato, mentre bacia una piccola Psiche con le ali di farfalla (simbolo della donna, che da bruco diventerà farfalla). Rappresenta l’innocenza delicata prima della corruzione, prima che Venere – la dea dell’Amore -, con solo un bacio, corrompa tutto.
Henri de Toulouse-Lautrec “Il Bacio a Letto”
1892 – 70×54 cm – Museo d’ Orsay a Parigi Frequentatore abituale, rappresenta un momento di effusione in una casa chiusa. Costrette a soddisfare la fame degli uomini, nei momenti intimi le prostitute si lasciano travolgere da un amore delicato e omosessuale alle prime ore del mattino, appena sveglie, con un amore tenero e scandaloso.
Edvard Munch “Il Bacio”
1897 – 98×81 cm – Museo Munch a Oslo Una coppia avvolta dall’oscurità, si abbraccia mescolandosi, lasciando tutto il resto fuori perché per Munch l’amore era erotismo crudo, orgasmi messi nel freezer per essere conservati, spesso paralizzato dalla gelosia, dalla paura dello scippo. Così come il suo celebre urlo, il bacio è una parte fondamentale e intensa della vita. (Personalmente, mi sembrano dei Dissennatori 🙂 )
Gustav Klimt “Il Bacio”
1908 – 180x 80 cm – Galerie Belvedere a Vienna Eterei, quasi astratti, due amanti si baciano abbandonandosi completamente a un orgasmo. L’atteggiamento dell’uomo è protettivo ma anche delicato. Klimt ricerca e conclude in questa scena la sua idea di Amore come fusione sfuggente tra due universi opposti e complementari. L’Amore è pioggia d’oro, secondo questo pittore.
Egon Schiele “L’Abbraccio”
1917- 100×170 cm – Galleria del Belvedere a Vienna Viene realizzato dopo il matrimonio con la modella Harms, che non era la collega Wally, con la quale era stato legato in maniera folle per molto tempo. L’abbraccio è passionale e stropicciato. I corpi nudi sono adagiati su un lenzuolo bianco. C’è sentimento ma anche sofferenza. Il bacio riprende quello del collega Klimt, ma è pervaso dal tormento di un approccio malato.
René Magritte “Gli Amanti”
1928 -54×73 cm – MOMA a New York Gli amanti di Magritte hanno spesso il viso coperto (così come si era suicidata sua madre). Siccome non si possono vedere, il loro atto suscita angoscia. Ma il volto è coperto perché è il dolore che lo cela e lo sfigura: è un ultimo bacio, prima di lasciare che una persona vada via e non ritorni più, ghigliottinandoci.
Pablo Picasso “Il Bacio”
1925 – 130 x 98 cm – Museo Picasso a Parigi Un bacio talmente appassionato da non far distinguere dove inizia uno e dove finisce l’altro. Lo spirito è violento, primitivo, selvaggio e puramente sensuale. Questo dipinto sancisce il suo ritorno alle origini, al cubismo e al voler per forza, ossessivamente, cercare di togliere sempre più materialità ai soggetti per rappresentare i sentimenti così come sono, senza forma e, spesso, incomprensibili, di difficile lettura.
Nome Alexandre Cabanel Per Gli Amici Non si sa con precisione chi gli volesse davvero bene. Chi lo ama chi lo detesta, senza mezze misure.Il collega Manet, sul letto di morte, disse “eh, stava bene lui!”. Il numero uno del suo fanclub era sicuramente Napoleone. Con il pittore Bouguereau si inimica vari Impressionisti, ottenendo di non farli partecipare al Salon di Parigi. Sui Socials @alexcabanel Nato a Montpellier (Francia) Nato/Morto 28 settembre 1823 – morto a 66 anni a Parigi in carriera, insegnando ancora alla Scuola di Belle Arti di Parigi (che anche lui aveva frequentato). Nonostante sia una pietra miliare della cosiddetta Art Pompier, la sua vita privata è pressoché sconosciuta. Evidentemente, sapeva tenersi lontano dal gossip. Segno Zodiacale Bilancia Stato Sociale Figlio di un falegname, studia Belle Arti a Parigi grazie a un a borsa di studi da quando ha 17 anni, dove vince un premio che lo porterà a soggiornare a Roma per cinque anni, dai suoi 22 ai 26 anni. Diventa dapprima un ritrattista dei ricchi. Poi, fortemente stimato da Napoleone fa il salto di carriera, diventando anche professore alla Scuola di Belle Arti di Parigi dai suoi 40 anni fino alla morte, nonché pluripremiato al Salon di Parigi e pure giurato. Fu il maestro di molti pittori neoclassici francesi., come ad esempio Constant, Cot, Friant o lo statunitense Knight. Stato Civile Sulla sua vita sentimentale non si conosce nulla. Non si sposa. Dalle sue opere si potrebbe intuire che amava le belle donne (di fatto, ne conosce bene le fattezze del corpo) che con lui facevano sempre le stro***. Banale escludere che con il prestigio sociale che aveva, nessuna gli cadesse ai piedi. Forse, come nella sua Arte, non osava abbastanza? Non le capiva? Preferiva una notte e via? Aveva il cuore a pezzi? Pensava di avercelo solo lui? Ci viene in mente un’altra celebre canzone di Battisti, quella con le dieci ragazze che dicon solo di sì – però lui muore per te…
Periodo Artistico Neoclassico, nella stagione in cui era detto Art Pompier – perché ancora rigidamente ancorato ai canoni estetici che le Avanguardie (soprattutto gli Impressionisti)schifavano . Si può dire che lui nel Classicismo ci apporti un’aria più fresca, meno pesante, che lo renda instagrammabile, ma senza superare i limiti (ossia, non arriva all’effetto photoshoppato). Originale ma con discrezione, è un pittore che o ti piace o non ti piace. Tecnica e Stile Disegno soave colori squillanti, dei pastelli satinati. Le sue opere hanno una texture talmente setosa da sembrare fatte di pasta di mandorle. Le sue composizioni abbastanza semplici, non retoriche all’inverosimile, trovano spazio in enormi tele, come ad uso per le scene monumentali storiche. Temi Storia, mito e ritratti. Sono nudi, ma cercndoa di non essere scandaloso o volgare, li camuffa dietro ad avvenimenti leggendari (se ci metto un po’ di magia non è porno!). Quindi, i contenuti sono classici, ma sono le pose e le composizioni ad andare fuori dagli schemi e ad offrirci il dualismo Amore – Peccato. Cabanel ci racconta un’esperienza amorosa spesso non corrisposta o tragica, per colpa delle donne. Se te lo tieni nelle mutande non ti succede niente di male, bro!
“È un genio classico che si permette un pizzico di polvere di riso, qualcosa come Venere nell’accappatoio d’una cortigiana” Emile Zolà (uno dei suoi più accesi anti-critici)
*Canzone assegnata: “Mi Ritorni in Mente” di Lucio Battisti (1970)
Elenco delle Opere nel Video
(*in ordine cronologico e non di comparsa nel video)
Albaydé
1848 – 98×80 cm – Museo Fabre di Montpellier Ispirato a Le Orientali (raccolta di poesie di Hugo) e, quindi, legata all’ottocentesco crescente fascino per l’esotismo, visto come qualcosa di libero, lontano e proibito (sappiamo che era l’escamotage per le opere porno). Albaida è un fiore, della costa mediterranea spagnola. Lui ne sbaglia i colori (è gialla), perché non l’ha mai vista, ma sa che è tossica e selvaggia, come Hugo descriveva le donne. Probabilmente, Cabanel l’ha sempre preso come Vangelo!
Ninfa e Satiro
1860 – 96×56 cm – Palazzo delle Belle Arti di Lille Le ninfe erano delle divinità legate alla Natura, sempre giovani, frequenti bersagli che un po’ si sottraevano e un po’ no dei satiri, mezzi uomini e mezze capre (abili con il flauto) , lascivi e, quindi, legati alla fertilità. Con quest’opera, Cabanel ci regala un esercizio di stile su ciò che non dovrebbe essere dipinto e come può essere dipinto senza sembrare dei pervertiti 🙂
(*)La Nascita di Venere
1863 – 130×225 cm – Musée d’Orsay di Parigi Considerata il capolavoro di Cabanel, fu acquistata da Napoleone e subito molto riprodotta (il pittore fece un contratto con la Goupil, che era la multinazionale per cui lavorò anche Van Gogh). Possiede una forte carica erotica, perché oltre ad essere completamente nuda senza cercare di ricomporsi, guarda lo spettatore. Dorme o è sveglia? E’ qualcosa al limite dello stupro guardarla.
L’Angelo Caduto
1868 – 121×190 – Museo Fabre di Montpellier Lucifero, sofferente, è stato cacciato dal Paradiso. Il Male è raffigurato come un eroe antico, dal corpo perfetto, ma profondamente deluso da chi lo ha bandito, da chi gli ha fatto annerire le ali. Ho sempre pensato sia un po’ come si sentiva lui nelle relazioni e come uomo (non come pittore, perché come tale era un Dio).
La Morte di Francesca e Paolo
1870 – 184×255 cm – Musée d’Orsay di Parigi Una delle opere meno apprezzate di Cabanel. Il tema è dantesco, quello dei lussuriosi e del tradimento finito male. In questo caso, la teatralità appesantisce davvero molto la scena. Se avesse osato di più, sarebbe riuscito a rappresentare bene lo scandalo di quando l’amore ti prende e non ci puoi far nulla, ma a lui le opere macchiate non piacciono, la voleva far bene e non ci ha messo il sentimento… Mi ha sempre colpito il fatto che ci sia prima il nome della donna nella descrizione ed, evidentemente, non per galanteria ma per scagionare un po’ Paolo. Un’opera di solidarietà maschile.
Pandora
1873 – 70×49 cm – Walters Art di Baltimora Zeus le raccomanda di non aprire lo scrigno, ma lei lo fa e ne escono fuori la vecchiaia, la gelosia, la malattia, il dolore, la pazzia ed il vizio. Sul fondo del vaso rimane solo la speranza, che non fa in tempo ad allontanarsi perché il vaso fu chiuso nuovamente. Da quel giorno l’umanità conobbe il male. In questa tela Pandora non l’ha ancora aperto, ma lo farà… Fermati prima, amico, fermati prima che lei apra il suo vaso, perché poi son c***!
Eco
1874 – 38×27 cm – MOMA di New York Eco, ninfa delle montagne, viene incaricata da Zeus a distrarre con chiacchiere vuote Hera, sua moglie, in modo che non lo beccasse impegnato nei suoi tradimenti assidui. Hera se ne accorge e la condanna a ripetere le ultime parole che udiva. Si innamora di Narciso che si sente perculato sentendo una che ripete in loop quello che dice. Lei pianse fino a prosciugarsi. Narciso fu condannato ad amare solo sé stesso. Che Cabanel soffrisse per la sua condizione di finire sempre friendzonato?
Fedra
1880 – 194x286cm – Museo Fabre di Montpellier Tela sia eroica sia teatrale. Il corpo pallido fa contrasto con i colori forti della stanza. Fedra, protagonista di una tragedia di Euripide, s’innamorò follemente di Ippolito, il figlio nato dal marito Teseo nel precedente matrimonio con una Amazzone, ma fu respinta dal giovane. Così, in preda alla follia, lo accusò di averla violentata e si uccise.
Cleopatra testa i veleni sui condannati a morte
1887- 876×148 – Museo Reale di Anversa Quando pubblica questa tela, Cabanel era all’apice della carriera e ne fu molto elogiato. Una regina maestosa e viziata commette crudeltà atroci alla luce del sole, orgogliosa, fredda e insensibile. Come uomo, si vedeva come un condannato a morte dalle donne. L’Amore è veleno e le donne lo maneggiano per gioco.
Nome Lourens Alma Tadema (Tadema è il cognome patronimico – Alma, che è il suo secondo nome, lo aggiunge lui come se fosse un cognome per arrivare prima nell’elenco dei cataloghi d’arte, furbone!) Per Gli Amici Lawrence (all’inglese). Il critico Ruskin (quello che rese famosi i Preraffaelliti che resero famose le sue corna 🙂 ) disse di lui che era il peggiore pittore in circolazione. Gabriele D’Annunzio era un suo fan sfegatato. Sui Socials @l.alma-tadema Nato a Dronryp, paesino in Frisia (Paesi Bassi) Nato/Morto 8 gennaio 1836 – morto alle terme tedesche di Wiesbaden. Ci era andato per rimediare all’ulcera, ma muore lì a 76 anni. Stimato in vita, soprattutto a Londra, ma dopo la morte cadde nel dimenticatoio fino agli Anni Sessanta. Segno Zodiacale Capricorno Stato Sociale Nato terzogenito di un secondo matrimonio di un notaio. Suo padre muore quando lui ha due anni. La mamma alleva da sola i suoi figli e quelli del primo matrimonio, in tutto cinque (e paga anche il maestro di disegno per Lourens, anche se se lo immaginava notaio; lo asseconda perché soffriva di tubercolosi e pensavano non sarebbe diventato adulto). Tuttavia, studia Belle Arti ad Anversa, ottenendo numerosi premi e cominciando ad amare la pittura a tema storico. Diventa grande, si sposa, mette su famiglia ma, dopo la diagnosi di una malattia inspiegabile e il lutto della moglie si trasferisce a Londra con tutta la famiglia, dove ottiene una speciale cittadinanza inglese. Stato Civile Sposa Marie Pauline lo stesso anno della morte della madre, nel 1863. Era la figlia di un giornalista francese che lavorava in Belgio. Ebbero un figlio maschio, morto bambino di vaiolo, e due figlie femmine che rimasero nubili (una una poetessa e l’altra una pittrice). Andarono in Italia in luna di miele, dove lui si innamorò della Roma Antica. Sei anni dopo Pauline muore dopo una lunga malattia a soli 32 anni. Per quattro mesi, Lawrence non dipinge, ma la sua cara sorella Atje lo aiuta con i figli e con sé stesso. A Londra conosce la giovane Laura, una sua alunna di disegno. Il padre di lei si oppone varie volte al matrimonio (che Lawrence voleva!) per via dell’ingente differenza di età – happy ending: si sposano nel 1871. Fu un periodo felicissimo, sanissimo e molto produttivo, fino alla morte di lei nel 1909.
Periodo Artistico Il Periodo storico è l’Epoca Vittoriana Inglese, ma Alma Tadema è difficile da classificare. Quando vedi un dipinto così dici “è un Alma Tadema o simile”. Si inserisce nel filone estetico della ricerca del bello nell’Antichità, non senza le stravaganze intellettuali degli ottocenteschi inglesi. Ma c’è anche della denuncia sociale nei suoi nudi vestiti di poesia, verso la cultura vittoriana troppo bigotta specie sessualmente. Le sue opere trasudano sesso. Si può dire che sia Neoclassico, ma in un modo vezzoso. Tadema è un tipo vizioso, ma non si direbbe… Stile La sua tavolozza e la sua pennellata larga sono ispirate dai Preraffaelliti, anche se la scelta delle cromie è molto mediterranea. Dipingeva in una stanza molto illuminata, perchè voleva ricreare la luce mediterranea a Londra. Nella ricerca della giusta texture è meticoloso, così come nei dettagli (lo riprende dai suoi studi dei Fiamminghi in Belgio). La ricerca va verso delle scene monumentali che intrappolano la magia di un semplice gesto, come la statuaria ellenistica. Temi Soggetti ispirati all’Antichità classica e al lusso decadente, si può dire che è il mondo che piaceva a Oscar Wilde o al nostro già citato D’Annunzio. Amava, più che Roma, Pompei. Perché Roma ha la monumentalità, la Storia, ma Pompei conserva i segreti della vita privata (è un discorso affrontato anche da Manzoni nei Promessi Sposi). In effetti, il clima di Tadema è sempre fumosamente nostalgico, triste e poetico. Inoltre, il pittore si divertiva a giocare con le fonti, prendendo un po’ di qua e un po di là, con libere manipolazioni. In questo ci somigliamo 🙂
Lo charme, diceva Albert Camus, è un modo di ottenere in risposta un sì senza aver formulato nessuna chiara domanda.
*Canzone Assegnata – “Seta” di Elisa (2022)
Elenco delle Opere nel Video
(*in ordine cronologico e non di comparsa nel video)
Morte del figlio primogenito del Faraone
Death of The Pharoah’s Firstborn Son – 1872 – 77×124 cm – Rijksmuseum di Amsterdam
Fu l’opera dell’anno per il Salon de Paris. Fu realizzata per un collezionista olandese che lasciò scritto in testamento che almeno un pezzo della sua collezione rimanesse in patria, ecco il perché della collocazione prestigiosa. La scena è presa dall’Esodo, ma non narra un episodio di gloria bensì il dolore del Faraone, immobile, a causa della vendetta divina, in modo silenzioso e non patetico. Da notare la madre, che cerca di riportare invano alla vita il figlio tramite la disperazione e l’amuleto, inutile, sul petto del ragazzo.
Saffo e Alceo
Sappho and Alcaeus – 1881 – 66×122 cm – Walters Art di Baltimora
Il poeta greco Alceo intona i suoi versi accompagnandosi con la cetra. La poetessa Saffo, accompagnata da amiche, lo ascolta rapita. I nomi delle amiche sono incisi sui gradini del teatro, simile a quello di Dioniso. Alceo amava Saffo e scriveva poesie amoroso-erotiche. Lui per un mondo maschio alfa e lei per un mondo femmina en rose, ma – dice Tadema – a una certa ci si incontra sempre. L’Amore è una poesia bellissima!
Una lettura da Omero
A Reading from Homer – 1885 – 92×184 cm – Philadelphia Art Museum
Viene realizzato per un banchiere americano molto interessato dall’arte di Alma Tadema, che voleva un Platone ma il pittore non trovava pace, allora gli realizza un Omero – che gli varrà l’aggettivo “perfezione” dei critici. Un uomo sta declamando i versi di Omero ascoltato da persone vestite a festa: una donna in piedi con il mantello e una corona di fiori (potrebbe essere Atena, la dea vergine protettrice di Ulisse), una coppia semi sdraiata (il ragazzo tiene una citara e lei il tamburo, simboli di unione sessuale). Un ragazzo vestito di pelle di capra (come se fosse un satiro) lo ascolta rapito. Omero poteva essere una lettura scabrosa in epoca vittoriana.
Le donne di Amfissa
The Women of Amphissa – 1887 – 121×182 cm – Clark Art Institute di Williamstown
Gli valse una medaglia al Salon di Parigi. Sono le baccanti, le ancelle di Dioniso (delle vestali non-vergini) al momento del risveglio dopo una notte di festa ed eccessi. Alcune donne del popolo le aiutano, altre rimangono rigide in disparte. Mentre loro si risvegliano, le donne sono già pronte per fare la spesa al mercato. Un solo uomo, molto sinistro, le spia celato in una zona d’ombra. Uno spaccato della società bigotta.
(*)Le Rose di Eliogabalo
The Roses of Heliogabalus -1888 – 132×213 cm – collezione privata
Considerato il suo capolavoro. La composizione è molto inerente alle proporzioni auree. Eliogabalo è l’imperatore romano debosciato che fece morire i suoi commensali soffocandoli per sbaglio con una pioggia di petali di rosa dal soffitto. Anche qui c’è un chiaro riferimento a Dioniso e alla suonatrice di doppio flauto sullo sfondo (alludente a quella pratica là, che non si fa secondo la Regina Vittoria!). Infatti, coloro che sono “al banchetto di Dioniso” guardano divertiti quelli che si ricoprono troppo “di rose” e rimangono soffocati; un uomo e una donna, sembrano riemergere per ricongiungersi (se guardate i colori, sono speculari).
Rivali inconsapevoli
Unconscious Rivals – 1893 – 45×63 cm – Bristol City Museum
Ci sono due donne in attesa di due stessi amanti. Quella in piedi sembra quasi annoiata. L’altra in angoscia. I rivali inconsapevoli sono cuore e mente. Inoltre, c’è una statua di Cupido che prova la maschera di Sileno, il “padre” di Dioniso (un vecchio ubriacone e maialone). La solita domanda: si dà al primo appuntamento o al settimo? Meglio solo sesso o solo amore?
Primavera
Spring – 1894 – 178×80 – Getty Museum di Los Angeles
Fu realizzato per un banchiere e fu molto apprezzato e il più riprodotto. Rappresenta la processione durante un giorno di festa. Sullo stendardo si leggono dei versi dedicati a Priapo, legato ai culti orgiastici e dionisiaci (e noto per il suo lungo p***). Una delle statue in processione è un satiro, inoltre. La decorazione unisce vari siti dell’Italia antica. Si ispira alla festa vittoriana del Calendimaggio, quando i bambini raccoglievano fiori, ma gli dà una connotazione più da festività romana per la fertilità (tipo per Cerere). I fiori sono molto cromaticamente intensi, ma non hanno allusioni simboliche. Qui in Alta Lombardia esiste una festa simile: il Ciamà l’Erba, il richiamare l’erba tramite campanacci a marzo.
La cognizione del Successo
A Coign of Vantage (in inglese vuol dire punto di vista privilegiato)- 1895 -64×44 cm – collezione privata Colpisce la statua della leonessa (e non il leone) nera vista da dietro, maestosa perché non si mostra, ecco chi ha la posizione privilegiata – la Donna. L’onice proteggeva in battaglia in epoca romana (dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna). Sembrano le Tre Grazie nella tipica iconografia “sì/no/forse” alla risposta “me la dai?”.
I Preferiti d’Argento
Silver Favourites – 1903 – 69×42 cm – Manchester Art Gallery Si ispira a una poesia di Wordsworth, che si interroga su perché ammiriamo dei pesci se sono costretti alla vita in cattività. Le donne che ammiriamo nei dipinti di Tadema sono indolenti e annoiate, intrappolate sulla tela, ma le troviamo belle. Così, come le donne troppo pudiche intrappolate nell’etica vittoriana.
Non chiedermi di più
Ask me no more -1906 – 79×114 cm – collezione privata Due personaggi di Ovidio: Tisbe e Piramo. Si amavano, ma le famiglie non volevano allora si parlavano attraverso le pareti. Lei durante la finale fuga d’amore viene quasi uccisa da una leonessa. Lui si suicida temendola morta e lei si uccide davvero con la spada di lui (Sì, Shakespeare ha copiato!). In questa tela Tadema non arriva a rappresentare la morte, ma denuncia l’impossibilità amorosa per via della moralità sociale (come era successo a lui con Laura). Essere bigotti porta solo alla tragedia!
L’abitudine preferita
A Favourite Custom – 1909 – 66x 45 cm – Tate Britain di Londra Una scena alle terme di Pompei, nel Frigidarium dove due giovani donne giocano nella vasca.Tadema adorava gli scavi di Pompei e le storie di quella gente. I Romani hanno trasformato l’esigenza igienica in piacere dei sensi, perciò le terme sono l’usanza preferita di Tadema. Quindi, per lui il sesso non va visto solo come procreazione, è gioco. E la sua usanza preferita è quel gioco.
🚩Aereo: Milano ➡ Madrid Barajas (durata 2h36min) * compagnie per diretti: Iberia, Ryanair ➡ dal terminal T4 treno (RENFE C1) * ogni 30 min(Aeroporto — Principe Pio (fino alle 22:30) ; Principe Pio — Aeroporto ( fino alle 23:30) ➡scendere a Stazione Chamartìn (*durata 11 min) ➡treno ALVIA (lunga percorrenza di RENFE) per Ourense-Empalme (durata 2h45min)🚆 🚩Indirizzo Stazione: Praza Da Estacion ℹ@inordeturismo
Dove ho alloggiato
🏨Hotel Princess – la posizione è eccellente. Si trova a 1,4 km dalla Stazione(si prende Avenida da Caldas, si attraversa il Ponte Romano e dopo una rotonda si è già arrivati). Con un supplemento di 4,50 € si ha anche la colazione. Il centro della cittadina (molto compatto, è tutto insieme da vedere) è a meno di un chilometro, anche se alcune vie sono leggermente in salita (ma non come a Lisbona, eh!). Rua Do Progreso, la via principale, porta dappertutto perciò è un ottimo punto di riferimento, ricordiamocela!
⛵ Facciamo i Turisti
Ourense (da pronunciarsi con la s tendente alla t, per sentirsi figamente ispanici e mucho calienti) è una città termale sul fiume Rio Miño. Per certi versi, una Morbegno (vedi il ponte Romano, simile a Ganda ma più graaaaande) con le terme, che qui sono dette burgas. Di fatto, il toponimo viene da urientes,ossia “ustionante”, in riferimento alla temperatura delle acque che arriva fino a 60°C. As Burgas, le terme cittadine, non sono più in funzione per motivi burocratici quasi all’italiana, perciò bisogna puntare su quelle in periferia, nella zona verde per capirci. Si possono anche raggiungere a piedi o in bici perché il fiume al lato a una ciclabile simile al Sentiero Valtellina, ma esiste anche un trenino che conosceremo tra poco. Siamo anche nelle zone del Cammino di Santiago (in effetti sotto i nostri piedi troviamo spesso delle mattonelle con la conchiglia. Tante strade e stradine sono in salita e hanno le scale, perciò nutritevi bene (*vedi il capitolo dedicato sotto). Temperature di gennaio: circa quindici durante il giorno, ma comunque non va mai sotto zero. La paragonerei a Roma come temperature invernali. Abbastanza piovosino o velato. Beh, niente in confronto agli inverni alpini.Se volete sfoderare il vostro spagnolo, ricordatevi anche che la Galizia ha uno spagnolo tipico della zona perché gode di autonomia culturale e, quindi, politica.
📸 Cosa posto su Instagram?
Ponte Romano detto Ponte Vella (cioé Vecchio) – In effetti, sta lì dai tempi di Augusto, anche se è stato ricostruito varie volte.
Cattedrale di San Martino in Praza do Trigo – Imita quella di Santiago e, infatti, ha uno stampo molto Medievale. Molto wow, nel senso che c’è molto oro e le statue sono davvero molto drammatiche (e anche le tombe in pietra). E’ una di quelle chiese in cui ci entri con una certa riverenza anche se sei ateo. Assolutamente particolare il nartece, detto Portico del Paraiso con le statue dei Profeti (giuro che non ho urlato Batman,forse. Anche perché questo Daniele è l’unico senza barba, per i suoi motivi iconografici di gioventù). Molto bella anche la scalinata fuori e la cupola ottagonale sia da fuori (domina lo skyline) e sia da dentro per l’aspetto luministico, dato che il soffitto è molto alto. Ha anche un museo installato nel chiostro con tanti oggettini devozionali, tra i quali mi sono piaciuti quelli in porcellana di Limoges (il giusto kitsch che si perdona solo a certi ex voto,no?).
Praza do Ferro perchè non è una piazza, bensì un incrocio a triangolo con una bella fontana (ovviamente ce ne sono tante on città, per celebrare la magia dell’acqua calda) e la Casa do Bòan (che sono tipo i Malacrida di Ourense, ossia la famiglia più storicamente famosa).
I Parchi – I miei preferiti sono Xardin do Padre Feijooe il Parque de San Làzaro (tra i palazzi all’angolo: la statua A Castañeira, per celebrare la raccolta delle castagne tipo a Rodolo). In quest’ultimo parco possiamo trovare, oltre a una fontana – manco a dirlo – una statua con un Angelo Caduto, ovviamente lì dirimpetto al Palazzo del Governo per ricordare la ribellione e l’indipendenza della Galizia.
Praza Dos Suaves – A parte che è una figata celebrare un gruppo rock con una piazza. Comunqu,e le placche con la toponomastica son già un’opera d’arte a sè e tutte le vie e le piazze ne hanno una. Inoltre, in tutto il centro storico ci sono cartine.
Praza de San Cosmede – che prende il nome dalla chiesetta, ma qui ci possiamo rendere conto che la cittadina ha anche validi esempi di street art, qui tutti i murales (a parte quelli che parlano dei mestieri delle mamme degli altri o male delle squadre di calcio tipo il Celta Vigo) inneggiano la lotta d’indipendenza della Galizia.
Praza Maior – con il Municipio e l’Igrexa Santa Maria Nai, anche questa conla scalinata. Vicino, nella zona pedonale e in mezzo a tanti bei palazzi decorati, troviamo l’ex bottega di alcool, Café Victoria con una vetrina che ci riporta a un secolo fa (in Avenida de Pontevedra).
As Burgas – erano le terme cittadine e gratuite. Oggi si possono vedere solo la fontana de la Burga de Arriba e i giardini della Burga de Abajo. La vasca è vuota 😦
Le Terme – Io ho scelto A Chavasqueira (che in galiziano significa fucina, se non sbaglio. Non ho capito se è per le acque ferruginose (?)). Dista circa due chilometri dal mio albergo. Inoltre, l’ho scelta perché ha anche un percorso zen-jappo e un sushi bar. Arrivandoci, si può vedere anche il Ponte del Milenio che è una struttura magnificente. Le terme sono aperte dalle 10 alle 20 e costano qualcosa come 4,00 €. Se si vuole, si possono raggiungere tramite il Tren de las Termas. Si tratta di un trenino turistico (l’unico mezzo che può attraversare il Ponte Romano). Parte da Plaza Major (dall’angolo con Avenida de Pontevedra) e passa ogni 40 min dalle 10 alle 20, fermandosi in tutti gli stabilimenti. Costa 0,85 cent che vengono pagati al conducente. Si ferma anche al Parque San Lazaro e al Ponte Romano (ambo le estremità).
🍲 Riempiamo il Pancino
Pulpo a Feira – Letteralmente è “il polpo della festa”, poiché è lo street food tipico delle fiere, ma il Natale quando arriva arriva e perchè non gustarsi questo polpo cotto e condito con sale, paprika e olio accompagnato con le cachelos, patate bollite, cipolle o grelos (cime di rapa).
Empanadas – vero, si mangiano in tutta la Spagna, ma i Galiziani dicono che le hanno inventate loro. Per chi non lo sapesse sono tipo dei fagottini di pasta sfoglia e in quelli galiziani c’è dentro tanto di tutto, come carne, verdure, il frigorifero… A me piacciono quelle con il pino de mariscos (ripieno di frutti di mare).
Churrascos – spiedini di carne marinata, cotti alla brace
Mariscadas – Ovviamente è il luogo migliore per gustarsi i frutti di mare dell’Atlantico.
Come dolcetto io voto per le filloas, che sono crespelle con crema di castagne (che sono tipiche di queste zone) anche se, per la sua semplicità, vorrei fare sempre colazione con la Torta Santiago, realizzata solo con farina di mandorle e uova. Sopra è decorata con lo zucchero a velo per ricreare la croce di Santiago.
Tapas – altro motivo per cui amo la Spagna perché è il loro modo di fare aperitivo con questi piattoni di roba buona, diversi in ogni regione. Qui si trovano i ciccioli, frittate di patate e i pimiento del Padròn. Sono dei peperoni tipo friggitelli però alcuni sono piccanti e altri no, quindi bisogna affidarsi alla sorte (se non sei calabrese)
🥂 Moriremo ma non di Sete
Assolutamente non lasciare la Galizia senza aver bevuto un vino della Rias Baixas, praticamente vigneti di Albariño beati sulla costa atlantica della Galizia. Un vino bianco fermo di 12%VOL molto fresco, speziato (tipo coriandolo, più spicy rispetto a un agrume cioè) e con il finale amaro, come la mandorla.
Birra Estrella Galiciaprodotta a La Couruña.
Gin Nordés prodotto in Galizia (anche se si trova molto il Beefeater, inglese). Con il Nordés, si fa un cocktail con il vino di Albariño e acqua tonica + uno spiedino d’uva – il Nordesiño. Ho visto che ne esiste una bottiglia edizione limitata 2022 per l’Anno del Cammino (di Santiago).
Nome Jean-Auguste-Dominique Ingres – pronuncia: /Engr/ Per gli amici Jean Ingres – il pittore Delacroix era suo amico, ma lui lo definiva “l’apostolo del brutto”; aveva vari amici musicisti famosi, come Paganini e Litzt. I critici non furono suoi amici, i politici (come Napoleone) abbastanza Sui socials@i.ingresss Nato a Montauban, vicino a Tolosa (Francia) Data di nascita/morte 29 agosto 1780 – morto a 87 anni a Parigi. Questa città solo nel 1824 gli concesse la fama da divo che si meritava e, in seguito all’insuccesso del 1840 raggiungerà di nuovo Roma come direttore dell’Accademia d’Arte. Potrà ritornare a Parigi un anno dopo trionfalmente grazie a Luigi Filippo di Francia. Dopo la morte dell’amatissima morte e un secondo matrimonio, morirà di polmonite. Segno Zodiacale Vergine Stato Sociale Primogenito di una famiglia di sette bambini, dei quali due muoiono piccoli. Il papà era un bravo decoratore, la nonna materna una sarta, la mamma analfabeta e suo nonno materno un barbiere. Impara il disegno con il padre e in una scuola cattolica, poi chiusa in epoca rivoluzionaria. In seguito, la famiglia si trasferisce a Tolosa dove lui frequenta la Scuola d’Arte dove s’innamora di Raffaello (lo dipingerà spesso con la Fornarina, tipo fanart). Studia in parallelo anche musica, eccellendo. In francese esiste l’espressione “violon d’Ingres” = un’attivitò che si fa bene e solo per passione. Mon violon d’Ingres est l’aperitivo! A scuola vince numerosi premi. Uno lo porta a Parigi dove, ovviamente, può studiare con il maestro neoclassico J.L. David, del quale assorbe molto; l’altro lo porta in Italia dove rimane per diciotto anni in esilio volontario perché la critica francese è cattivissima con lui. Non sta molto bene economicamente perché i ricchi italiani mica sempre lo pagano (tipo i Murat che stavano galleggiando nella melma), allora si mette a ritrarre i turisti, non con poca nausea (ti capisco Gianni! Ahahah). Stato civile Gli anni di precariato italiano furono allietati solo dal matrimonio con Madeleine Chapelle, una giovane fanciulla con cui Ingres si era fidanzato per corrispondenza, senza averla mai vista prima delle nozze, celebrate nel settembre 1813. Grazie al supporto della moglie poté risollevare le proprie sorti, dipingendo tele destinate a divenire celebri, come la Grande Odalisca. Dopo un periodo cupo dopo il lutto prematuro, arrivarono le seconde nozze con Delphine Ramel nel 1840 di ventisette anni più giovane, motivo che lo spinse di nuovo a dedicarsi all’arte e a dipingere moltitudini di donne degli harem fino a ottant’anni.
Periodo Artistico Romanticismo. Sebbene ne sia considerato uno dei principali interpreti, si vedeva meglio calato nel Neoclassico e a lui il romanticismo mica tanto piaceva. In realtà, non fu nemmeno un classicista. La sua fu un’arte davvero particolare, a cavallo tra due correnti. Ingres aveva l’impulso romantico di chi vuole penetrare il segreto del Bello naturale. Stile Attentissimo al disegno: per lui è la parte espressiva dell’opera, che traduce con linee nette . In effetti per quanto ciò che dipinge sia statuario, è privo di ampollosità perché toglie il superfluo. L’eleganza e la semplicità la eredita da Raffaello, di cui era un fan sfegatato, ma evita i panneggi prediligendo il total nude. A livello cromatico sceglie una palette prevalentemente fredda, senza terre o rossi, anche se non percepiamo che calore nelle sue figure, con una texture di incarnati quasi fotografica. Temi Da Neoclassico, sicuramente, non può che attingere dall’Antichità ma non disdegna temi anche molto romantici, come il sogno. Per questo da vita a un’arte tutta sua. Sembra che sia riuscito a rendere emotive le statue di Fidia. Soprattutto, i nudi femminili, che sarebbero porno censurabili se non le avesse chiamati Odalische, non esprimono un amore per l’esotico, piuttosto per la femminilità, sinuosi nei colori che fanno sembrare la pelle illuminata dall’interno e che le fanno sembrare morbide, senza struttura ossea, e nelle forme a esse. Ingres rende monumentale e divino tutto ciò che dipinge, eleva le sue figure dall’umanità dando loro una dimensione non irreale, ma surreale. Infatti, fu apprezzato anche dai Contemporanei. Le sue donne non sono mai in mostra, anzi, sempre spiate in un momento di relax . Cosa fai quando nessuno ti guarda?
Talento, avaro, crudele, collerico, sofferente, straordinario miscuglio di qualità in contrasto, messe tutte quante al servizio della natura, e la cui stranezza non costituisce di certo una fra le cause minori del suo fascino: fiammingo nella stesura, individualista e naturalista nel disegno, volto all’antico per congenialità, idealista per ragionamento – Charles Baudelaire
*Canzone Assegnata “Mediterranea” di Irama (2020)
Elenco delle Opere nel Video
(*in ordine cronologico e non di comparsa nel video)
Gli Inviati di Agamennone
École nationale supérieure des Beaux-Arts di Parigi – 1801 – 110 x 155 cm
Fu prodotto espressamente per il Premio di Roma. Ingres a capire che conosce l’Iliade, per esempio dipingendo Patroclo e Achille insieme. Fa emergere l’imprintig con il maestro David e l’impostazione neoclassica monumentale.
Napoleone I sul trono imperiale
Musée de l’Armée di Parigi – 1806 – 259 x 162 cm
Concepito come propaganda politica. La critica disse che faceva davvero schifo, anche se nei libri di Storia odierni viene spesso usata. In effetti, Napoleone non era così bello e qui sembra più Giove. In un unica opera Ingres riesce ad inserire tutta la Storia di Francia, solo nei dettagli. Ingres è bravo nel rendere qualsiasi soggetto, qualsiasi ritratto, divino.
L’Orangerie di Villa Borghese a Roma
Museo Ingres di Montauban – 1807 – 17 x 17,5 cm
Fa parte dell’esperienza italiana di Ingres. Il paesaggio non fu uno dei suoi stili privilegiati, infatti è “solo” una bella cartolina, che però esprime il suo amore per l’Italia che a differenza della Francia lo accolse. La solita battuta dei bidet!
La bagnante di Valpinçon
Museo del Louvre di Parigi – 1808 – 146 x 97,5 cm
Uno dei primi approcci con i nudi di schiena e apprezzato per la delicatezza cromatica. Vapinçon fu uno dei proprietari; la Bagnante è una donna che sta per farsi il bagno. L’opera è dissacrante, ma nel modo senza tempo in cui lo possono fare solo dei nudi perfetti, non volgari, perché non esistono ma sono bellissimi. Inoltre, è sensuale perché non si mostra. Viene ripresa dal dadaista Man Ray con la famosa fotografia “a violino”.
Edipo e la Sfinge
Museo del Louvre di Parigi – 1808 – 189 x 144 cm
In questa opera giovanile, Ingres dipinge il momento è quello in cui Edipo risolve l’enigma e ha salva la vita. Molto in stile classico, viene inserita a man bassa la contrapposizione buio=forza bruta e luce=intelligenza.
Giove e Teti
Musée Grane di Aix-en-Provence – 1811- 324 x 260 cm
La materia è presa dall’Iliade, che Ingres la conosceva bene: ci mostra la mamma di Achille che implora Giove di favorire i Troiani. Era l’episodio preferito di Ingres. Ne era compiaciuto disse “anche i cani che vogliono azzannarmi dovrebbero rimanerne commossi”, invece i critici sentenziarono che Teti aveva il collo lungo, come se avesse problemi alla tiroide. Per me è un manifesto agli uomini con la barba!(Ahahah)
Il sogno di Ossian
Museo Ingres di Montauban – 1813 – 348 x 275 cm
L’opera più aderente al Romanticismo. Ossian era un bardo irlandese, un cantore-poeta e in quel periodo le sue traduzioni erano molto di moda, tipo Mercoledì Addams – piaceva molto anche a Napoleone. Ossian sta sognando parenti, donne e guerrieri del Passato. I critici dissero che era una roba strana grigia. Non tratta il tema con frenesia come gli altri pittori che si ispirano, ma c’è la sua iconica calma. L’atmosfera lunare è perché era stato concepito come un dipinto per camera da letto.
(*) La Grande Odalisca
Museo del Louvre, di Parigi – 1814 – 91 x 162 cm
I critici dissero che era sproporzionata. Oggi è considerata meravigliosa. Una donna bella che non sa di esserlo e che non è nuda per provocazione, ma perché si sta riposando – sei tu che la stai spiando. Lei aspetta qualcuno con modestia e senza lacrime, è fiera e delicata al contempo. Una delle iconiche Odalische ispirate alla Fornarina e a tutte le donne sensuali dell’antichità. Per questo, è immortale.
Ritratto di Madame de Senonnes
Museo di belle arti di Nantes – 1816 – 106 x 84 cm
A Roma, Ingres incontra l’amante del Visconte di Senonnes. Per molto tempo fu creduto che Maria fosse di Trastevere, invece era una borghese francese. Era figlia e moglie di un mercante di stoffe, che la portò a Roma, ma non andavano d’accordo e divorziarono. Per molto tempo non si poté sposare con il visconte per il pregiudizio e per la disparità sociale. Ci mostra com’era una donna sensuale ottocentesca, sicura di sé e un po’ odalisca. L’espediente dello specchio viene usato spesso nei ritratti di Ingres, non in chiave simbolica ma per dilatare gli spazi.
Apoteosi di Omero
Museo del Louvre di Parigi- 1827 – 386 x 515 cm
Considerato il Manifesto del Neoclassicismo. Omero, al culmine della sua carriera, vine e incoronato davanti a un tempio greco in mezzo a una folla di poeti antichi e moderni. Sedute sotto di lui ci sono l’Iliade e l’Odissea. Lui è ieratico, come gli dei antichi. La composizione ricorda la Scuola di Atene di Raffaello, il suo idolo.
Odalisca con Schiava
Fogg Museum di Cambridge – 1839 – 72,1 x 100,3 cm
Viene apprezzato molto dalla critica. Rappresenta come gli occidentali si immaginavano un harem, ossia con le odalische nude. Le immaginano come principesse che si dedicano solo all’ozio. Lo strumento della schiava è il tanbur, un liuto a manico lungo (che ricorda le forme delle Odalische di Ingres). Per Ingres le odalische sono delle Veneri che non sono statue, bensì vere – ma solo nei sogni.
Antioco e Stratonice
Museo Condé di Chantilly – 1840 – 77 x 61 cm
L’impianto ricorda molto David – a me personalmente ricorda i suoi Curiazi. Il letto ha le forme di una sorta di monumento funebre greco. Il tema è preso da Plutarco. Stratonice, figlia di Demetrio, re macedone (di cui Plutarco è biografo), sposa il padre di Antioco, un generale di Alessandro Magno. Antioco se ne innamora segretamente e la passione lo divora, fino alla malattia. Il momento è quello in cui Stratonice entra nella stanza, lui muore per battito accelerato e si scopre quale fosse l’origine del suo male.
La Sorgente
Museo d’Orsay di Parigi – 1820 e 1856 – 163 x 80 cm
Realizzato in molto tempo e terminato da anziano, quando era molto conosciuto. Lo sfondo è creato da allievi. Rappresenza l’ispirazione artistica, ma è anche pieno di allusioni erotiche donna-natura. Pare che la modella sia la figlia della sua governante, forse non più vergine a causa sua. Eh, i settantenni di una volta!
Il Bagno Turco
Museo del Louvre di Parigi – 1862 -108 x 110 cm
Uno dei suoi dipinti più noti. Sicuramente è come la sintesi di tutto il suo operato che, temporalmente, prende tutta la prima metà dell’Ottocento e cita alcune opere – è un suo greatest hits. Solo successivamente viene trasformata in un tondo e ha alle spalle tre anni di realizzazione. La versione rettangolare fu di Napoleone che lo restituì. Rappresenta un harem di lusso in un momento di relax tra le ragazze, quindi sensuale in quanto intimo. Quella con la mano su volto è la sua giovane seconda moglie. Da notare che lui in Oriente non c’è mai stato, è come se lo immaginava e come ne aveva sentito parlare.
Nome Vittorio Matteo Corcos per gli amici Vittorio Corcos sui socials @v.corcos Nato a Livorno, Toscana (Italia) Data nascita/morte 4 ottobre 1859 a Livorno – muore a 74 anni, pochi giorni prima della moglie. Ha pianto la scomparsa di un figlio, caduto durante la Prima Guerra Mondiale. Stimato dall’aristocrazia intellettuale fiorentina che frequentava. Segno Zodiacale Bilancia Classe Sociale Famiglia di origini ebraiche, modesta ma che capisce il suo potenziale facendogli studiare Belle Arti a Firenze e a Napoli. Nel 1880 la Galleria Goupil di Parigi gli stipula un contratto di 15 anni e, così, diventa il ritrattista della Parigi Bene e si innamora della ritrattistica. Si fece strada da sé tra i potenti, ed era conosciuto come il peintre de jolie femmes(il pittore delle belle donne). Stato Civile nel 1889 si sposa con la vedova Emma Ciabatti che lo inserisce nei salotti intellettuali fiorentini, per esempio tra Carducci e d’Annunzio. Tornato a Livorno per il militare, la conosce e la sposa subito, pochi mesi dopo, alla fine di novembre. Corcos ebbe una chiacchierata ma mai confermata relazione con Elena Vecchi, la giovane figlia di un amico intellettuale (è la ragazza protagonista di “Sogni” e di “Alla Fontana”). Sicuramente Vittorio stimava molto sua moglie e sapeva che era lei l’intellettuale con lo status sociale.
Periodo Artistico Belle Epoque. Si avvicina il nuovo secolo, il Novecento, e la società occidentale lo attende con ottimismo e fiducia e felicità, senza pensare alla povertà, la malattia e la guerra. Il contesto artistico di fine Ottocento, dominato dal gusto borghese, amava il ritratto come simbolo di uno status quo. Difficile non notare attinenze con Sargeant o con Hayez. Tecnica e Stile Colori brillanti e pennellate raffinati. Scene molto illuminate che creano un’ atmosfera molto zuccherosa, dai colori freddi e pastello. Ritratti resi imponenti dalle grandi dimensioni delle tele, spesso in primo piano. Temi Ritratti realistici di ricchi e regnanti di tutta Europa, con numerosi rimandi colti e letterari. Il focus è praticamente sempre sugli occhi e, quindi, sull’espressività dello. Corcos era non solo mondano, ma anche capace di cogliere la modernità, la sensualità e la profondità delle donne dei suoi tempi, rappresentandone la malizia (anche solo e soprattutto da zitte). Lui definiva così la sua opera, non senza compiacersi: una pittura chiara, dolce, liscia, ben finita: la seta: seta, la paglia: paglia, il legno: legno, le scarpine lucide di copale, lucide come le so fare soltanto io.
*Canzone Assegnata: “Dolcevita” di Galeffi (2022)
Elenco delle Opere nel Video
(*in ordine cronologico e non di comparsa nel video)
La Bella e la farfalla
1883 – 64×41 cm – collezione privata
I critici sostengono che Corcos sappia rappresentare il dualismo dell’intimità di una donna: il fiore e il fantasma. In questa tela del periodo francese, il pittore dipinge una donna fumosa in transizione, nel momento di diventare da bruco a farfalla, come se per diventare donna, colorata da puramente bianca, non si possa fare a meno di sporcarsi…
L’addio
1883 – (?) – collezione privata
Questa è una delle sue opere meno note. Viene raffigurata una donna dall’abbigliamento molto raffinato, che volge lo sguardo pensieroso altrove, verso quel battello che la porterà via e lontano dai luoghi che l’hanno resa felice. In quest’opera il pittore ha reso bene i colori del vento, della brezza marina, secondo me.
Ritratto di Giuseppe Garibaldi
1882 – 90×65 cm – Museo Fattori di Livorno
Garibaldi è ritratto pensieroso e non più giovane. La pittura, più precisa nei tratti somatici, più svelta nella veste e sfumata ai lati del corpo, e il volto illuminato di luce, che risalta sul fondo scuro, restituisce umanità all’eroe. Era appena morto e Corcos realizza il ritratto da una foto.
Stella e Piero
1889 – 122×86 cm – Palazzo Pitti di Firenze
Questa è l’opera meno aristocratica di Corcos e considerata uno dei suoi capolavori. La protagonista è una contadina livornese, dipinta con la stessa autenticità che l’autore riservava alle nobildonne. La sua ritrosia è ben lontana dalla sfacciataggine delle altre donne che lui dipinse, che non si facevano infastidire dagli uomini (come sta facendo Piero con i fili di paglia) e li dominavano.
Ritratto della moglie Emma
1889 – 72×56 cm – Museo Fattori di Livorno
Il viso di Emma è inondato di luce su un anonimo fondo scuro. Gli occhi profondi sono puntati su chi guarda e rivelano il bagliore della cultura di questa fine donna. Ogni particolare è ben definito e descritto con grande cura, le fini pennellate rendono persino la diversa consistenza dei materiali di veste e cappello. Togliendo le frivolezze che riserva alle altre donne, lei è rappresentata intensa senza bisogno di nulla.
Ritratto di Yorik
1889 – 199×138 cm – Museo Fattori di Livorno
In una strada semplice, che costeggia un palazzo dal muro sporco, cammina con disinvoltura e sicurezza Yorick. Sul muro, a sinistra, alcuni disegni infantili che in quegli anni godevano di interesse, firmati Ada – la figliastra di Corcos; a destra versi dettati dallo stesso Yorick (che con ironia addebitano le sembianze del soggetto alla scarsa bravura del pittore “Se l’uomo qui dipinto al naturale / Non è giovin, grazioso ed alto e snello, / se ne accusi il pennello: / Non ci ha colpa, per Dio, l’originale”). Il protagonista è l’amico col livornese Pietro Coccoluto Ferrigni, noto con lo pseudonimo di Yorik. Qui Corcos realizza una sorta di caricatura per encomiare l’ironia dello scrittore-avvocato.
Giovane donna con il cagnolino
1885 – 108×85 cm – collezione privata
Una delle varie rappresentazioni di coquettes, ossia giovani donne in atteggiamenti civettuoli. In questo caso, a parte la posa languida sul divano, la ragazza è connotata anche per i suoi giochi con il cagnolino, simbolo di giochi erotici e, in qualche modo, perversi. Come se questa donna fosse la dea Diana, vergine ma onnipotente – divertita dal poter sedurre senza concedersi mai.
Alla fontana (Le due colombe)
1885 – 209×150 cm- collezione privata
C’è una ragazza che aspetta qualcuno seduta tranquilla e sicura di sé alla Fontana dei Leoni, appena fuori dal Palazzo Pitti di Firenze. Il suo sguardo è puntato verso lo spettatore ed è impassibile anche al volo della colomba alla sua sinistra. La fontana è ovviamente simbolo del desiderio carnale e la colomba è la sua purezza femminile che vola via, ma a lei non importa… La protagonista è la chiacchierata giovane amante di Corcos, Elena – figlia di un suo amico intellettuale. Probabilmente non ci fu mai nulla oltre a “pensieri torbidi, desideri e turbamenti”, come scrissero alcuni giornalisti.
(*)Sogni
1896 – 135×160 cm – GNAM di Roma
L’opera più famosa di Corcos (resa celebre anche dalla copertina de “I Leoni di Sicilia”) è anche il simbolo della Belle Epoque italiana. Seduta con i suoi libri, Elena (sempre lei, l’amante o non-amante) viene rappresentata in una posa considerata indecorosa e maleducata per una femminuccia ai tempi (le gambe accavallate) e con uno sguardo veramente molto in confidenza verso a chi la sta guardando. Sembra un po’ l’Albachiara di Vasco. Diventa metafora del Novecento, alle porte.
Ritratto di Paolina Bondi
1909 – (?) – collezione privata
Lo sguardi della giovane aristocratica, di appena undici anni, è profondo, seducente e anche mesto. In questo dipinto Corcos esprime il suo marchio di fabbrica: gli occhi come protagonisti, come metodo espressivo e come linea di congiunzione con lo sguardo dello spettatore. Le linee di fuga di un amore? Occhi negli occhi!
In lettura sul mare
1919 – 130×228 cm – collezione privata
L’ambientazione è l’incontaminata Castiglioncello, appena fuori da Livorno, dove Corcos si era fatto costruire una villa di campagna frequentata un po’ da tutta l’élite intellettuale italiana. La protagonista femminile è la figliastra Ada, che sta intrattenendo due giovani amici con i romanzi di Flammarion (le riconosciamo dalle copertine gialle) – che erano di moda tra i borghesi e trattavano di fantascienza (Flammarion, come me, era nato il 26 febbraio!). L’atmosfera è sia languida sia inquieta.
Nome Sir John Everett Millais per gli amici Millais (si legge Milay, all’inglese) oppure Everett – uno dei suoi amici storici era il collega Dante Gabriel Rossetti sui socials @je.millais Nato a Southapton (Inghilterra – GB) Data nascita/morte 8 giugno 1829 – morto a 67 anni. Nel 1885 fu nominato baronetto dalla Regina per il suo impegno alla Royal Academy, della quale divenne anche Presidente pochi mesi prima di morire per un tumore alla gola. Il suo unico desiderio era che la Regina riabilitasse la morale di sua moglie, sposata in circostanze scandalose. Cosa che successe, anche se la sua Effie morì meno di un anno dopo di lui. Segno Zodiacale Gemelli Classe Sociale Proveniva da una ricca famiglia dell’isola britannica del Jersey. Nutriva un amore incommensurabile per il luogo della sua fanciullezza e ne rimarcò sempre la diversità indipendente rispetto all’Inghilterra. Fu sua mamma a portare la famiglia a Londra, per permettere ai figli di continuare gli studi artistici. La donna, molto acculturata, aveva un carattere molto energico e il pittore sapeva di dovere gran parte della sua carriera a lei. Fu il più giovane pittore ammesso a soli undici anni alla Royal Academy. Stato Civile Il critico più magnanime con i Preraffaelliti fu John Ruskin, il qualke permise alla moglie Effie Gray di posare per l’amico Millais, anche se poi i due si innamorarono. Siccome il matrimonio con Ruskin non era stato consumato (pare che a Ruskin ripugnassero certi particolari della fisicità femminile come il ciclo mestruale o i peli del pube), ottennero l’annullamento e si sposarono (dopo il matrimonio lei non fu più la sua modella, per rispetto – modella era un po’ il sinonimo di “donna di tutti i pittori” ai tempi). Il matrimonio fece decidere a Millais di lasciare la Confraternita dei Preraffaelliti nel 1856. Inoltre, l’unione fu uno scandalo molto chiacchierato e romanzato. Ruskin cominciò ovviamente a dire in giro che il rivale in amore si fosse venduto all’arte commerciale. Un po’ come quando Fedez si è innamorato di Chiara… Chiaramente Millais pensò anche al fatto che volesse essere certo di avere i soldi per mantenersi e mantenere la sua famiglia. Insomma, artista impegnato ma il con sale in zucca.
Periodo Artistico Fu uno dei fondatori della Confraternita dei Preraffaelliti.Nasce come un distacco dai dettami della Royal Academy e propone un ritorno all’arte prima di Raffaello con temi fortemente medievali ma fortemente connotati dall’erotismo delle donne con i capelli rossi, barbare. Praticamente, è la risposta inglese alle varie esperienze di avversione entusiastica di tutti i giovani artisti d’Europa che amavano essere avversi ai critici. Per Millas la Confraternita significa riportare la religiosità spirituale nell’Arte in chiave di denuncia sociale (Cristo rappresentato povero, per esempio). Tecnica e Stile Dei suoi studi alla Royal Academy conserva il piglio estetico, l’attenzione al disegno, all’anatomia dei numerosi dettagli, spesso anche fin troppo perfetti per non sembrare idealizzati. Nei i colori riprende Vélasquez con i segni delle pennellate visibili e con i colori vividi, pieni. Si può dire che il suo stile sia sia drammatico, sia armonico e brillante. Temi Si trasferisce in campagna per studiare con precisione le specie vegetali del Tamigi, che abbina sempre a una precisa iconografia simbolica, come accadeva nel Medioevo. Trovando l’amore, abbandona i temi politici e vira sul sentimentale, ossia sui ricordi dell’infanzia, sui ritratti e sulla Storia dell’Inghilterra. Inoltre, illustra numerosi classici inglesi e le parabole prese dal Vangelo. Millais è stato uno storyteller della malinconia e dello smarrimento.
* Canzone Assegnata “Bagno a Mezzanotte” di Elodie (2022)
Elenco delle Opere nel Video
(*in ordine cronologico e non di comparsa nel video)
Mariana
1851 – 60×49 cm – Tate Britain di Londra Il dipinto celebra il poeta inglese Tennyson, divenuto Poeta Laureato nello stesso anno, rappresentando un passo dal suo poema ispirato dalla commedia “Come vi Piace” di Shakespeare. Parla di una donna che viene abbandonata prima del matrimonio dal fidanzato poichè ha perso la dote in un naufragio durante è venuto meno anche il fratello. Allora lei si chiude in casa, finché cinque anni dopo riesce ad ingannare l’amato per consumare il fidanzamento… Millais inserisce le foglie d’acero, simbolo di autunno e amore dolente. Ruskin riscattò l’onore critico di quest’opera.
(*) Ophelia
1852 – 76×112 cm – Tate Gallery di Londra I critici descriveranno l’opera come un’ Ophelia tra le erbacce. I Preraffaelliti amavano rappresentare le opere di Shakespeare, in questo caso l’Amleto, in quanto piene di tragedia. La modella è Lizzie, futura moglie di Rossetti e figura chiave dell’arte preraffaellita (Lizzie fu per molto tempo modella ambita di questi ragazzacci). La ragazza non si oppone alle acque fangose, suo letto di morte. I fiori, rappresentati e studiati dal vero, sono tutti simbolici o perché citati da Shakespeare o perché simboli di morte e di infelicità.
L’Ordine di Scarcerazione
1853 – 103×74 cm – Tate Britain di Londra La modella è Effie, è questa fu la tela galeotta. Un soldato giacobino viene scarcerato davanti alla moglie; tenendo il figlio in braccio, la moglie si perde nelle braccia del marito. Si ribalta la situazione morale: l’uomo piange e la donna, sebbene abbia gli occhi rossi, rimane ferma. Perciò, questa tela è molto preraffaellita in quanto irriverente e riverente davanti alla Dea Madre.
La Ragazza Cieca
1856 – 83×62 cm – Galleria d’Arte di Birmingham Una bambina ammira il paesaggio, mentre sua sorella non lo può fare perché è cieca, anche se vede tutto tramite gli altri sensi. Le due si guadagnano da vivere con i concerti della ragazza invalida, tramite i soldi della pietà della gente. Il tema è l’irrimediabile morte imminente. Non si può vivere così: è una denuncia sociale!
L’Uomo dei Black Brunswickers
1860 – 104×68 cm – Lady Lever di Port Sunrise L’uomo è un volontario di un noto reggimento contro Napoleone che sta per partire, che passò per un certo periodo sotto il controllo inglese, con poche azioni mirabili. Alcuni ne vedono una contrapposizione di idee politiche. Fu un tema che stuzzicò l’immaginazione di vari pittori di epoca Vittoriana, comunque. Il modello davvero morì come soldato qualche tempo dopo. Ma i due modelli non si incontrarono mai nella vita reale.
La Vigilia di S. Agnese
1863 – 154 x 117 cm – proprietà della Famiglia Reale Inglese Rappresenta una scena molto intima presa dallo scrittore inglese Keats. La protagonista, Madeline, si sta svestendo per un marito, che dovrà essere portato da lei dalla forza sovrannaturale e divina. Il suo amato è il nemico giurato della sua famiglia, ma delle vecchie dame le hanno giurato che se seguirà i rituali appropriati il suo sogno sarà avverato da Santa Agnese. La modella è Effie.
Esther
1865 – 106×77 cm – Collezione privata La tela, molto estetica, riporta un tema biblico dell’Antico Testamento. Esther, un’ eroina, si prepara ad entrare nella stanza del marito babilonese, anche se non è stata invitata e sa che potrebbe morire, ma vuole salvare il suo popolo. La veste una giacca gialla dell’alta uniforme dell’esercito inglese, al rovescio.
Vanessa
1868 – 113×91 cm – Sudley House di Liverpool Rappresenta Vanessa, la corrispondente di Johnatan Swift (quello dei Viaggi di Gulliver) che si chiamava in realtà Esther. Non è un ritratto, ma la fantasia dell’artista su questo personaggio (si diceva non fosse bellissima e non ne esistono ritratti). Dipinge il momento in cui la ragazza capisce che la sua relazione è finita perché Johnatan ha sposato un’altra Esther, chiamata Stella, in segreto. Dopo poco Vanessa morì di tubercolosi.
Passaggio a Nord Ovest
1874 – 176×222 cm – Tate Britain di Londra Un vecchio navigatore con sua figlia diventano la metafora del fallimento dell’Inghilterra nel Passaggio a Nord Ovest, nel Mar Glaciale Artico e tutt’oggi sinonimo di fallimento assicurato, morte, per via del freddo e della natura selvaggia. La moglie Effie convince l’avventuriero Trelawny (era figo per gli artisti di Londra avercelo come amico) a posare. Non fu soddisfatto e si lamentò lamenta perché Millais l’aveva dipinto un vecchio ubriaco. Poi lo perdonerà “perché Effie è scozzese e gli scozzesi sono idioti”.