Cronache da Amantea e dintorni

*Ultimo Giorno*

Arriva anche il momento in cui ti devi risedere sul trolley con tutto il tuo peso (meno male che abbiamo mangiato per bene) per chiuderlo e ritornare a casa, dove ti aspettano le montagne all’orizzonte.

In questo ultimo post, alcuni consigli per lo shopping.

Qui una breve carrellata di specialità culinarie calabresi, delle quali abbiamo voluto portare in patria, a campione,  il Capicollo di Maiale Nero, la Provola Silana. Altre cose, le abbiamo consumate in loco e ne conserveremo il ricordo per un po’. Enogastronomia Calabrese

Ad Amantea, consiglio di non perdere lo spaccio della Famiglia Marano, che produce fichi secchi , canditi, liquori e leccornie di cioccolato di vario tipo. Noi abbiamo comprato una Crema di Cedro, canditi di Cedro e Fichi secchi ripieni di Mandorla. Il packaging dei prodotti è anche ideale per un regalo che non tenga tanto posto in valigia. più info

Vi chiedete se non ho comprato cianfrusaglie o inutilità!? Beh, ovvio!

Ho comprato una di quelle ignobili palle di vetro con la polverina glitter, con un faro dentro, perché volevo portare qualcosa ad A., qualcosa che mi ricordasse la mia infanzia e il mio – ancora- credere all’esistenza degli unicorni (dono non ancora consegnato, però). Per me medesima ho comprato: una tutina in stile #woodstockdei poracci, una fascia per capelli poco sobria e una cavigliera che tanto desideravo.

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Rien ne va plus, les jeux sont faits

Grazie dell’ospitalità pronta e sincera! Questi 10 giorni sono passati troppo in fretta!

❤ Miss Raincoat

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Cronache da Amantea e dintorni

*Giorni 7 e 9*

Amantea ospita anche un’oasi blu del WWF, che tutela la fauna e la flora degli Scogli di Isca e Coreca.

Come già ammesso, non sono una fan del turismo balneare in stile lucertola, però sono stata contenta di poltrire un po’ sul lettino e di non dovermi sentire tutta la sabbia appiccicata addosso (dato che qui non è fine, ma grossa, tendente a sassolini). A sorpresa (seh, in realtà è per i chili di crema solare +50 kids) non mi sono nemmeno tanto scottata e ho pure fatto il bagno più di una volta, anche se ho trovato meno rischioso sedermi sugli scogli e prendermi addosso le onde quando s’infrangevano. Insomma, dato che sembro sempre seduta su una distesa di puntine, più che altro, mi sono fatta innumerevoli passeggiate sulla battigia, che soltanto il venditore ambulante di ciambelle ha macinato più chilometri di me!

Però, che spettacolo impagabile ed indescrivibile il Mare Nostrum!

❤ Miss Raincoat

Parco Scogli Isca e Coreca

Cronache da Amantea e dintorni

*Giorno 8*

Quasi agli sgoccioli, proprio quando mi stavo finalmente abituando al clima, al ritmo e prendendo l’aplomb vacanziero, mi sono presa un giorno per me. E la doccia, concendomene una bella lunga annessa di trucco e parrucco (ma solo a me al mare vengono i capelli come le Barbie usate?), spedendo pure la family nel giardino dell Hotel.

Chi ben comincia è a metà dell’opera!

In effetti, è stata una giornata sorprendente perché il #forseandiamodalloziogianni (Gianni è il mio -ormai famoso- genitore maschio) del piccolo Antonio, il figlio di mia cugina E., si è concretizzato con un pomeriggio/sera di family al quadrato.

Prima di cena (nella quale è stato coniato l’altro hashtag #nonvogliamopiùniente), siamo andati a goderci lo spettacolo naturale del Tirreno, il tramonto, quando il sole si tuffa nell’acqua rosso e fa sentire rossa anche te, nuda nei tuoi pensieri più sinceri.

Mi ha fatto ricordare anche questo quadro “Avvampante Giugno” di Sir Frederic Leighton

Mi ero ripromessa di lasciar passare l’estate e non parlare più d’amore per un po’. Quando hoscritto l’articolo che ho citato sopra, la sera stessa una persona nuova mi ha augurato una nuova buona notte. E poi sono partita per venire qui. Davanti ad un giorno che se ne ne stava andando, ho pensato di essere diventata adulta, ormai. Che riesco a fare pazzie senza farmi male, si chiama osare. Forse, si chiama anche vivere felici. Con regole, ma senza etichette (non siamo mica sottaceti!). E proprio quando non me lo aspettavo, nella scelta di vivermi ventiquattr’ore in libertà, mi è arrivata una notifica su Whastapp.

❤ Miss Raincoat

Quanto mi hai fatto fare tardi se l’amore è una partita noi siamo rimasti sopra gli spalti – quanto mi hai fatto fare tardi per vedere l’alba poi neanche mi guardi” – Nina Zilli

Cronache da Amantea e dintorni

*Giorno 6*

Con il passare dei giorni, abbiamo finalmente capito come si sbrogliava l’urbanistica di Amantea. 

Abbiamo già visto che la zona che abbraccia il Castello riveste un’importanza turistica sia culturale sia paesaggistica. Dagli Anni Cinquanta il paese ha cominciato a svilupparsi anche nella parte più vicina al mare e pianeggiante, vicino al torrente Santa Maria (che dà il nome all’hotel). Le due principali vie di questa zona “bassa” sono Via Regina Margherita (fiorente di negozi e botteghe) e Corso Vittorio Emanuele II (dove possiamo trovare le due antiche colonne di Nampetia) , unite dalla Piazza Commercio. Proseguendo, troviamo la Chiesa di Santa Maria La Pinta, così chiamata per un dipinto mariano qui venerato. L’edificio sacro è detto anche “dei Cappuccini”, poiché era annessa a un Convento francescano sin dalla sua consacrazione nel 1607. Nella stessa troviamo la tomba di famiglia dei Cavallo, finanziatori della preziosa opera. Anche se il Convento venne soppresso dal Re Gioacchino Murat nel 1811, dopo la caduta di Napoleone la chiesa divenne sede parrocchiale e sede della Confraternita dell’Addolorata (e venne ricostruita dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale).

La scoperta che abbiamo fatto durante questa passeggiata è l’esistenza di una certa Festa dei Ciuoti.

Ciuoto, in dialetto, vuol dire stupido, in quanto, per poca intelligenza, tarda nel comprendere. L’etimologia viene, forse, dal nome di un fagiolo borlotto. 

La festa, celebrata in data 21 luglio in Piazza del Commercio, non può mancare dei tamburi del Ciuccio di San Giovanni, dei giganti mascherati e dello street food…insomma un carnevale estivo.

Se tanti dicono che la “vera” Calabria è dall’altra parte, sulla costa jonica che, comunque, ho avuto modo di visitare anni fa, io controbatto dicendo che questa parte di Calabria è stata un po’ soffocata da questo cliché, non facciamola cadere nel dimenticatoio, dato che la bellezza della Calabria è proprio quella di avere mille espressioni sullo stesso viso. Parola di Guida!

❤ Miss Raincoat

Cronache da Amantea e dintorni

*Giorno 4*

Ci sono tre rumori che in Calabria mi suonano diversi: il rintocco delle campane senza l’inceppo ambrosiano, le cicale e i tuoni. Durante la notte tra sabato e domenica, un temporale estivo più sborone che altro, non è riuscito nemmeno a rinfrescarci le idee. Dacché abbiamo passato una domenica uggiosa e afosa ad osservare il fascino indiscreto del mare inca**, che se ne infischia se non è cristallino, tanto è affascinante anche quando non è calmo.

Durante questa domenica un po’ bigia io e mia mamma siamo andate al mercato settimanale, che è allestito a pochi metri dall’Hotel Santa Maria (ogni domenica, dalle 8:00 alle 14:00, da via Etna) Con tutta la famiglia,poi, abbiamo fatto un aperitivo in un chioschetto sul Lungomare.

La strada, che corre per circa un chilometro parallela al Tirreno, è piacevolmente decorata da pesciolini e altri simboli marini sia a mosaico sia a inferriata. Inoltre, i sottopassi che dividono la Strada Statale da quest’area pedonale sono stati arricchiti da murales di diversi autori. A noi è piaciuto molto quello del Ciucciu, che sarebbe l’asino, ma è anche un affettuoso scherno per indicare una persona ottusa. Come non ricordare l’encomio che ne fece il calabrese Mino Reitano con la sua “Ciucciu Bellu”?

Dato il fatto che la sera prima avevamo mangiato/bevuto forse troppo, come aperitivo abbiamo scelto un fresco bicchiere di latte di mandorla, un altro assaggio che non può mancare se si vira a Sud.

Benefici Latte di Mandorla

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Durante questa pigra domenica mi è partito anche il piglio riflessivo. Mi sono chiesta per quale motivo ci fissiamo a dover piacere a una persona per forza. E per quale motivo esistono delle persone alle quali piacciono tutti. Io, nel dubbio, mostro prima tutti i miei difetti, ci metto in mezzo un bacio rubato e, se ne vale la pena, mostro anche i miei pregi. Io sono come una giornata di mare rivoltato, mi sa

❤ Miss Raincoat

Cronache da Amantea e dintorni

*Giorno 2*

Il secondo giorno ci siamo svegliati con un’irrefrenabile voglia di fare i turisti, quelli che camminano e osservano facendo finta di essere Alberto Angela . Io, lo ammetto, sono una guida semplice, non riesco a starmene tutto il giorno in spiaggia; in più, come ho già spiegato, ho la pelle bianchissima, tant’è che a volte non basta nemmeno la protezione solare più potente del mondo (e al mare ci si scotta anche all’ombra, no?). L’albergo – abbiamo già visto- era a pochi passi dal centro storico, perciò ne abbiamo approfittato e ci siamo inerpicati impavidi tra le sue stradine scoprendo scorci e gioielli in ogni angolo…

Amantea fu una città della Magna Grecia, conosciuta come Nampetia (ossia “nuovo accampamento”); dopo la conquista araba il nome cambiò in Al-Mantiah (ossia “la rocca”). Guardandola dal basso, in effetti, sembra quasi trattenere il fascino sornione delle isole greche, ma appena presa la prima via del centro,  i palazzi seicenteschi e il carattere “moresco” la proiettano già in secoli diversi. Al turista indeciso, io consiglierei di buttare un’occhiata ai maestosi ruderi del Castello, al Convento di San Bernardino e alla Chiesa dei SS. Madonna del Carmine e Rocco. 

La Chiesa di San Bernardino, quattrocentesca, si raggiunge tramite una scalinata omonima (*cfr. foto in copertina). All’epoca della sua costruzione, questa porzione di abitato era quasi completamente deserta; oggi, invece, ci regala una panoramica privilegiata su Amantea bassa. Il complesso è contraddistinto da un portico ad archi che introduce e al portale e al chiostro laterale. Quello che mi ha colpito dell’interno sono, oltre al tipico stile castigato francescano e goticheggiante dell’insieme,  1) la reliquia della porzione di pelle di S. Antonio da Padova e 2) il busto, l’iscrizione e lo stemma di famiglia del nobile di Amantea  vescovo di Termoli Antonio Mirabelli. Nel chiostro, invece, si possono osservare la campana in bronzo originaria e, attraverso delle vetrate, le canalizzazioni originarie del Convento

Più info sul Convento

Percorrendo tutta la scalinata, si arriva alla sommità del borgo, in una piazzetta mozzafiato sul Tirreno, che ospita una chiesa e la veduta migliore, alzando il nasino, sul Castello.

La Chiesa del Carmine fu edificata a fine Seicento su un tempio pagano dedicato al Sole; inoltre, conserva i resti di una statua colpita da un fulmine. Il Castello, che domina Amantea, un tempo era formato da un Mastio al centro e al lato la Chiesa di S. Francesco (che fu anche moschea); fu edificato circa nel 1100 e serviva come presidio dalle incursioni dei corsari.

Più info sul Castello

Quindi, nonostante il litro di Acqua Calabria (sempre lei, La Diureticissima) che ho dovuto bere per riprendermi, direi che la cavalcata verso la cima di Amantea sia stata sorprendentemente emozionante, non solo perché vedere tutto dall’alto per me ha sempre avuto molto fascino, ma anche perché il rumore del nuovo e il silenzio del vecchio in questa cittadina formano un connubio quasi musicale. Ah, i miei complimenti più sinceri a quella nonnina che si è fatta due volte la scalinata in 15 minuti! 

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❤ Miss Raincoat

Cronache da Amantea e dintorni

*Giorno 1*

Quest’anno ho deciso di trascorrere dieci giorni di vacanza con mamma, papà e mio fratello minore (che comunque ha la barba ed è più alto di me!!!). La scelta del jingle we are family è stata dettata dalla cifra tonda dell’imminente compleanno del genitore maschio e dall’altrettanto imminente ed agognata data della pensione; la scelta della meta calabrese è ovviamente dovuta alle origini dello stesso genitore (anche se i cosentini sono definiti dai catanzaresi, come papà, babbi – ossia fantocci – ma,  disse il saggio zio Pietro, Amantea è l’ultimo Comune in provincia di Cosenza, poi inizia Catanzaro…).

A papà piace viaggiare in auto. Mio cugino R. ha pure provato a fargli passare la stizza per l’aereo, ma nulla… ci siamo fatti 11 ore e 30 + soste di viaggio (consiglio a Giusy Ferreri la hit Sondrio/Amantea) arrivando in terra calabra alle 6 di mattina. Mio fratello mi aveva tenuta sveglia tutta la notte per vedere gli incendi in Campania e io avevo finito l’ultima mia visita guidata la sera prima. Quindi, potete immaginare lo stato psicofisico in cui mi trovavo all’inizio delle  vacanze. Ero talmente sciroccata che mi sono drogata di valeriana: il clima era da togliere il fiato (sui 35 gradi già di mattina) e abituarsi ai ritmi decisamente più umani del Sud è stato – solo inizialmente – traumatico!

Abbiamo deciso di alloggiare ad Amantea, presso l’Hotel Santa Maria. Da raggiungere è ottimale, perché si trova direttamente sulla Strada Statale n.18 (e a meno di un chilometro dalla Stazione, dalla quale è fruibile una navetta gratis a richiesta), che è un passaggio obbligatorio per raggiungere la cittadina; anche la posizione lo è dato che il mare è a 200 metri e il centro a 800 metri + a pochi passi ci sono supermercati (tipo Coop e Conad), alimentari, farmacia e negozi di articoli per l’igiene (tipo Acqua&Sapone).

Il personale è davvero molto gentile e aperto a soddisfare ogni esigenza, anche per noi petulanti turisti del nord che abbiamo ritmi troppo frenetici e richieste che manco Heidi a Francoforte. Antonella e la sua famiglia gestiscono la struttura davvero al meglio delle loro capacità, tanto che l’albergo non solo è confortevole, ma anche ben tenuto e può schifare tutte le cattiverie che vengono sempre appiccicate al nome di questa Regione meravigliosa. Anche i camerieri sono molto cordiali e , senza essere appiccicosi, svolgono il loro lavoro pazientemente e professionalmente. La chicca della struttura è sicuramente l’ascensore “panoramico”, con le pareti in vetro dal quale si può vedere subito il mare e non claustrofobico, cioè.

La colazione viene servita al piano -1 (h 8- 10,30) è a buffet dolce/salato/frutta + bevande calde dal bar (ho apprezzato, anche più di A., i cornetti alla crema al limone e i merendelli, frutto tipico calabrese che per me è come le madeleines di Proust). Già a colazione viene portato al tavolo il menù pranzo (h. 13)/cena(h.20) (se si è assenti per gitarelle basta comunicarlo in reception la mattina): è sempre diverso ogni giorno, sempre primo – secondo (di carne o pesce a scelta)  – frutta/dolce. I pasti sono serviti, invece, al piano 0, con vista sul giardino. La cucina oltre ad essere ottima e con prodotti freschi e locali è pure digeribile e l’uso dell’aglio è qb. Le bevande, comunque, si pagano a parte (il vino della casa è buono; ricordate che l’Acqua Calabria è più diuretica rispetto alla Levissima, quindi armatevi di pannolini!!!).

La nostra camera quadrupla (1 matrimoniale + 2 singoli) era molto ampia. Per un caso fortuito non abbiamo avuto la vista mare, ma è stato un bene, così la ferrovia e la strada erano dall’altro lato e abbiamo dormito addirittura con più silenzio rispetto a casa. In più, ogni camera ha un terrazzino sul quale si può stendere e, naturalmente, avere una vista mozzafiato – specie al tramonto – sul centro storico (* cfr. foto in copertina). La camera disponeva anche di aria condizionata e di connessione wi-fi protetta dell’albergo (in pratica, funziona anche Whatsapp).

L’albergo era dotato  di un proprio lido con bar, da pagare a parte (8€ al giorno per ombrellone, sdraio e lettino). Anche qui ci siamo trovati bene perché era pulito, ben organizzato, non affollato e i bagnini non spalmavano la crema solare alle turiste come si vede solo in certi filmettini (no, giuro, esistono!!!).

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Grazie dell’ospitalità, avete reso le mie vacanze veramente rilassanti!!!

Tariffe dell’Hotel

Che cos’è il merendello?

❤ Miss Raincoat