Jürg Jenatsch

Jürg Jenatsch (con l’accento sulla a) è il tipico uomo del Seicento, mosso da ambizioni personali, talvolta opportunista, e penzolante tra l’amor di patria e la fede personale.

Nasce in Alta Engadina, forse a Samaden, nel 1596. Suo padre, oltre che notaio, era anche un pastore protestante a Silvaplana. Studia teologia a Zurigo e a Basilea e, infine, anche lui diventa un pastore. Dopo aver passato un anno a Scharans, nei Grigioni, presta il suo ministero a Berbenno (dal 1618 al 1620).

Negli stessi anni in cui risiede a Berbenno, è pure supervisore religioso al Tribunale di Thusis. Lui in persona condurrà l’interrogatorio di Nicolò Rusca. Evidentemente sapeva che era innocente. Il processo, comunque, andava fatto, dato che l’arciprete di Sondrio aveva molti nemici. Forse, l’avrebbe salvato dalla pena se l’anziano Rusca non fosse morto durante le torture…

Nel 1620 scoppia il Sacro Macello. Durante gli scontri, muoiono sua moglie Katharina Von Buol (di Davòs) e sua madre Ursina. Lui, invece, si era rifugiato a Sondrio, dato che in molti avrebbero voluto la testa di chi aveva ordinato l’uccisione dell’amato e mai dimenticato arciprete Nicolò Rusca. Così, riuscì a scappare in Engadina. Tuttavia, l’esperienza lo segna nell’intimo, tant’è che decide di prendersi una pausa dall’attività religiosa e si arruola per la sua patria, le Tre Leghe, precisamente con il partito filo-veneziano (in guerra al fianco della Francia e del mondo protestante).

In questa nuova esperienza sarà il mandante di vari omicidi “da macellaio”. Quello più storicamente impattante è l’uccisione di Pompeo Von Planta, capo del partito avversario filo-spagnolo. Fu trucidato con un ascia davanti al camino del suo castello vicino a Merano. Pompeo, insieme al fratello Rudolf, era stato condannato e assolto dal Tribunale di Thusis e bandito dalle Tre Leghe. I due erano anche imparentati con Gian Giacomo Robustelli, il fautore del Sacro Macello. Negli stessi anni, lo Jenatsch viene ovviamente deposto dall’ufficio di pastore.

L’ex pastore, ormai colonnello, rientra in Valle come uomo di fiducia del Duca di Rohan, comandante dell’esercito francese. Il suo intento era restituire la Valtellina alle Tre Leghe, della quale era diventato un leader.

Nel 1627 si risposa, con Anna Von Buol, cugina della prima moglie. Lo stesso anno, a Coira, sfida a duello un suo superiore, Jacob Ruinelli, sfidandolo per l’onore di un bambino che (forse) aveva urtato mentre era a cavallo. Fu prosciolto, comunque, dall’accusa di omicidio. Fatto ilare, in questo periodo è attestato che lo Jenatsch soffrisse di calli ai piedi per la scomodità degli stivali. Dopo la bagarre del duello, si trasferisce a Venezia come reclutatore di soldati ma, siccome aveva il complotto facile, viene incarcerato per insubordinazione.

Uscito dal carcere, ritorna in Valtellina al servizio della Francia e delle Tre Leghe. Ben presto, si rende conto che non era intento di Richelieu restituire la Valtellina al vecchio dominatore svizzero. Come tanti altri esponenti suoi conterranei, partecipa al Kettenbund: nonostante l’alleanza delle Tre Leghe con Parigi, intrattiene trattative segrete con l’avversario, la Spagna.

Voleva a tutti i costi che la Valtellina tornasse in mano alle Tre Leghe. Non solo si allea con la Spagna e ottiene per sé un titolo nobiliare, ma, addirittura, all’improvviso, abiura e diventa cattolico. Raccontò di aver visto la Luce in carcere a Venezia, però era chiaro che la religione era un modo come tanti per rendere sicure le sue relazioni con la Spagna. Era diventato un uomo potente e temuto, anche per i suoi traffici poco chiari. Stava sul collo alla Spagna, continuando ad essere amico anche della Francia; la Francia, però, rivelò alla Spagna i suoi giochi poco puliti. Ultimamente, non era simpatico né ai Cattolici né ai Protestanti.

La notte del 24 gennaio 1639 era periodo di Carnevale, in quei giorni chiunque si lasciava andare… Jenatsch aveva deciso di fare bisbocce in una locanda di Coira (la Stabigen Huetli, oggi inglobata al Palazzo Salis). Non ne uscì in verticale, dato che fu assassinato da un gruppo di uomini travestiti da orso. Pochi mesi dopo le Guerre di Valtellina sarebbero finite e la Valle sarebbe ritornata in mano grigiona.

Fu sepolto di fretta il giorno dopo. Nessuno aveva voglia di conoscere il nome dell’assassino, come se non ci fosse alcun minimo interesse di indagare con meticolosità. Come per Pompeo Von Planta, l’arma fu un’ascia. La leggenda vuole che Katharina, figlia orfana di Pompeo, fosse anche l’amante dell’assassino Jenatsch (benché anche lei sposata – con Johan Rudolf Travers, quella sera seduto vicino a Jürg), a sua volta morto assassinato.

Miss Raincoat

Quando il nuovo venuto si fu staccato dall’abbraccio del pastore, i due si misurarono reciprocamente con lieti sguardi. Waser era un po’ sbalordito; ma riuscì a non lasciarlo punto trasparire. Si sentiva un pochino umi­liato accanto alla statura atletica del Grigione, dalla cui nera testa barbuta emanava come uno splendore di forza selvaggia. La potenza di una volontà sfrenata, dopo essere stata assopita nei lineamenti foschi, quasi sonnolenti del suo compagno di scuola, s’era svegliata, scatenata — egli lo sentiva — agli sbaragli di una vita pubblica tempestosa.

C.F. Meyer

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“Sharing the News” di Eugenio Von Blaas

Il titolo di quest’opera è quantomeno intraducibile, potrebbe suonare come “Condividendo le novità”, ma se si guarda meglio si capisce a cosa mi riferisco…

1904 – olio su tavola – 110*83 cm

L’Eugenio nasce vicino a Roma nel 1843, in un periodo in cui l’Italia non esisteva ed era ancora cementata con l’Austria. Il cognome forestiero lo si deve a suo padre Karl, pittore tirolese in trasferta nella Capitale, laddove trovò anche moglie. Da questa commistione genetica ne venne fuori un giovanotto barbuto con gli occhi azzurri. Anche lui sceglie l’Italia come casa, in particolare Venezia, dove insegnava all’Accademia di Belle Arti e dove si estinse all’età di ottantotto estati.

A livello artistico, possiamo inserire la sua opera nel fortunato filone dell’Art Pompier, dunque, quell’arte “da bomboniera” di fine Ottocento, che trova il suo maggiore interprete in Bouguereau. Certo, probabilmente il nostro Von Blaas è meno retorico e non si accontenta di vergini, sante o dee svestite. Si potrebbe dire che il nostro amico dipinga scene di genere, il colore dello scorrere della vita nei calli veneziani (Pino Daniele l’aveva cantato descrivendo la sua Napoli), l’anima, la sfera intima e i segreti, sicuramente in maniera prosaica, come andava di moda in quei tempi. Mi piace perché è molto narrativo, ci racconta le favole di donne curiose, talvolta pettegole, sognanti e ingenue e per questo delicate come fiori e proibite, in particolare, come la digitale purpurea.

Inoltre, l’artista era molto credente. Di fatto, suo padre Karl era un pittore di cultura nazarena, per la quale l’Arte era portavoce della purezza religiosa. Eugenio stimava molto le suore e le credeva creature di Dio, al pare del mare e degli uccelli. Questo dipinto, a livello compositivo, mi fa pensare alla versione profana dell’Annunciazione.

Sulla scena molto armonica troviamo due donne vestite in colori complementari e speculari. Un’amica sta leggendo all’altra una lettera d’amore, rivolta spudoratamente verso lo spettatore che si incuriosisce.

L’iconografia di questo dipinto è doppia. C’è quella più semplice che parla delle due facce del matrimonio perfetto, sesso sfrenato e fedeltà esagerata. C’è quella complessa che parla di amor di patria. Eugenio è combattuto tra l’amore per l’Italia (ragazza mora) e l’Austria (ragazza bionda). Le loro stesse cromie di vestizione contrappongono il tricolore alla bandiera austroungarica, anche in chiave di sottomissione – perché è l’Italia a fare da serva e a lavare le mutande all’Austria. Si potrebbe dire che Von Blaas sia un Hayez al contrario (vi ricordate la “Meditazione”?).

Nonostante ciò la figura della lavandaia sembra anche una donna umile intenta a lavare via lo sporco dalla biancheria dei ricchi, è una che si tiene i suoi segreti per sé ma sa benissimo quelli degli altri. Se guardiamo bene, un panno a terra è rosso. Quel sangue è il simbolo di una verginità perduta? La donna con i capelli rossi, invece, è la bugiarda – quindi, la poco di buono.

Dietro a un muro, si sta parlando di segreti. Sul davanzale l’edera sta seccando prima di essere cresciuta rigogliosa. L’innocenza è svanita troppo in fretta in questo vicolo. In un idea molto maschilista, ma del suo tempo, il pittore avrebbe voluto che la donna perfetta incarnasse l’ideale di verginità e disinibizione al contempo.

Nel suo interesse verso le donne straniere mi ricorda molto Paul Gauguin, in questo tema è molto vicino al suo “Come! Sei Gelosa?”: anche in quel dipinto due donne sono divise da un ricordo amoroso…

Qui c’è anche la prova tangibile di una lettera d’amore. Non sappiamo cosa c’è scritto. Non sappiamo chi l’ha scritta.

Volete sapere chi è il mittente? Herr Eugenio Von Blaas.

Lui era sposato con una donna facoltosa veneziana, la contessa Paola Prina e credeva molto nel matrimonio. Però le italiane erano così mediterranee, non importa se more o bionde, lui ci inciampava sempre… La ragazza mora è timida, ha una relazione con lui ma non l’ha raccontato a nessuno. Le sorride umile mentre le lava via il peccato dalle mutandine. La ragazza rossa, sghignazzando della sua svergogna, le legge la lettera d’amore inconsapevole che condividono lo stesso uomo, che però non ama nessuna delle due.

La seconda traduzione per il titolo, forse la più giusta, sarebbe “Condividendo il Nuovo”, ossia lo Straniero. Come descrivere questo individuo dotato di pennello se non intonandogli “Pezzo di Me” di Levante?

“Le Ragazze fanno Grandi Sogni” – E. Bennato

Le ragazze fanno grandi sogni forse peccano di ingenuità ma l’audacia le riscatta sempre non le fa crollare mai / Le ragazze sono come fiori profumati di fragilità ma in amore sono come querce/
E qui dall’altra parte/ E qui dall’altra parte siamo noi incerti ed affannati siamo noi violenti ed impacciati siamo noi che non ne veniamo mai a capo, mai a capo/ Noi sicuri e controllati siamo noi convinti e indaffarati siamo noi che non ne veniamo mai a capo, mai a capo.

Miss Raincoat

Valtella in Love

La Bona Lombarda

Bona Lombardi, è una donna davvero esistita, ma è la sua storia d’amore ad averla resa leggenda. Era una pastorella originaria di loc. Campione di Sacco (odierno comune di Cosio Valtellino) che sposò Pietro Brunoro (nobile della famiglia dei Sanvitale di Fontanellato in provincia di Parma), amico di Francesco Sforza e suo capitano di ventura. La storia la dipinge come una fedele compagna che combatteva al fianco del marito aiutandolo anche nelle decisioni strategiche.

Anche il papà di Bona, Gabrio, era un soldato mercenario ed aveva conosciuto sua madre, Pellegrina, una figlia di un mercante in Germania. I due fuggirono per amore a Sacco, dove lo zio paterno faceva il prete. Bona rimase orfana da bambina e fu appunto lo zio prete ad allevarla.

Quando Brunoro la vede per la prima volta, Bona ha quindici anni. Era il 1432 e Venezia e Milano si stavano contendendo la Valtellina (il 19 novembre di quell’anno, dopo la Battaglia di Delebio, i veneziani sono costretti ad arretrare). Brunoro, per conto del Ducato di Milano, si trasferisce a Morbegno per governare e presidiare la zona attorno alla Val Gerola.

Un giorno, mentre si dilettava con il suo hobby della caccia, si trovava in località San Carlo e, tra gli alberi, vede Bona che pascola il gregge insieme alle sue amiche. Da quel giorno tornò lì tutti i pomeriggi e, presto, la loro amicizia si trasformò in amore. Bona lasciò il paesello per seguire Brunoro nella difficile vita di battaglia.

Bona, spesso, si travestiva anche da uomo per non abbandonare mai il suo compagno (non erano sposati). Lo stipendio di suo marito, del resto, dipendeva dall’esisto delle battaglie e dal saccheggio delle città offese. Il soldato di ventura non prometteva fedeltà a nessuno, combatteva solo per il denaro e per il migliore offerente. Brunoro, di fatto, tradì il suo amico milanese Francesco Sforza per andare a combattere con i napoletani D’Aragona.

Francesco fu amareggiato da questo cambio di bandiera e si vendicò con un inganno: fece credere ad Alfonso d’Aragona che, in realtà, Brunoro faceva il doppio gioco e lo voleva uccidere. Brunoro finì in carcere in Spagna per dieci anni. Se Bona non avesse girato in lungo e in largo le corti di tutta Europa, Brunoro sarebbe marcito in catene.

Dopo la liberazione, Brunoro sposò Bona, in modo che diventasse sua moglie legittima (avevano anche già due figli e una figlia). Poi, ritornarono alla riscossa dalla parte di Venezia. Brunoro venne catturato e, allora, Bona scense in campo a guidare la fanteria al suo posto. Bona partecipò anche a un torneo organizzato dal Doge a Venezia, in cui i soldati dovevano espugnare un finto castello di legno e solo lei riuscì nell’impresa.

I due morirono in Grecia, sempre al servizio della Serenissima. Brunoro perì in battaglia sull’Isola di Eubea – Bona si spense due anni dopo, nel 1468 a Modone, nel Peloponneso.

Si vocifera che a San Carlo, appunto all’imbocco della Val Gerola, durante le sere d’estate si aggiri il Ciarìn de San Carlu, appunto una fiammella che non è altro che l’anima di Bona che viene a visitare i luoghi che hanno visto nascere il suo amore.

Miss Raincoat

Giovanni Guler von Weineck (storico grigione)

lo seguiva sempre a cavallo e a piedi, per monti e per valli, per mare e per terra, con ammirevole docilità e fedeltà, né mai l’abbandonò

un video di G. Ruffoni che ci porta da Morbegno alla località oggi chiamata Bona Lombarda

Padova (for lovers)

Esistono tre città nel Veneto in cui ci si va con l’emoticon con i cuoricini al posto degli occhi…

Venezia. Costosissima, per vari motivi che in questo post non ci stanno (anche se noi ci siamo andati low cost qui). Meravigliosa. A Venezia ci si va con l’anello (anche quello delle palline…ma le vendono ancora o sono rimasta negli Anni ’90?) e senza sciatica, che poi ci si deve inginocchiare. Perciò, Venezia è un po’ impegnativa.

Verona.Ma sì, quella di Romeo e Giulietta. Quella che – alcuni vociferano -Shakespeare non ha nemmeno mai visto. Anche lei una città del nord Italia che va vista almeno una volta (a me è rimasto impresso il rossiccio delle sue mura scaligere che spiccava durante una giornata bigia di gennaio). Inoltre,è una città che temo, perché la mia prof. Di Latino del Liceo – quella con la Montblanc assassina – veniva da qui.  Eppure, “se ti porta a Verona invece che a Venezia è un fedifrago” cit. Mio Attuale Capo.

Padova. La città veneta per le rockstars. Padova è per chi ha la fidanzata guida-turistica che ama gli aperitivi (ho detto aperitivo, non apericena. Io dopo lo spritz voglio andare a cena o a pranzo; parimenti voglio fare la colazione a un orario decente con le cosette dolci – scusate la digressione). Lungo le rive del Bacchiglione, è la città dei portici medievali e delquasi-esotismo delle cupole emisferiche.

Cosa non perdersi (o cosa sapere per fare i finti intellettuali, sicut Alberto Angela docet)

  • la Basilica di Sant’Antonio (che è gratis) e il Monumento Equestre al Gattamelata di Donatello, proprio nella piazza antistante.
  • Il più antico Orto Botanico al mondo – ingresso 10 €
  • Prato della Valle con al cento l’Isola Memmia
  • Basilica di Santa Giustina con la tomba di San Luca (romanico-bizantina)
  • MUSME , Museo della Medicina – ingresso 10 €
  • Piazza delle Erbe, Palazzo della Ragione, Palazzo del Capitano (con orologio astronomico), Portico della Corda e Duomo
  • Cappella degli Scrovegni con l’opera di Giotto e quel blu oltremare che si capisce perché tutti lo volessero nonostante il costo – – ingresso 13 € (quasi obbligatoria la prenotazione, anche online); il biglietto comprende anche i Musei Civici Eremitani e Palazzo Zuckermann, tutto lì vicino.

Che dite? Andate in gioielleria o a prenotare l’entrata alla Cappella degli Scrovegni?

❤ Miss Raincoat

Ti Amo/Ma Quanto Mi Costi?

Danimarca: patria di Sirene e Musei Statali gratuiti (sempre, non solo la prima domenica del mese). Ma perché in Italia non si può? Perché nella Terra in cui è stata inventata l’Arte non è un diritto sacrosanto passare del tempo nei Musei? La risposta è quasi semplice: il nostro Partimonio è ampio, prezioso e l’introito per manutenzione/mantenimento/tasse viene in buona parte dal costo (spesso altino) dei biglietti. E quanto sono visitabili, raggiungibili ed accessibili sul serio i 10 Musei Italiani più gettonati nel 2017?

[l’ordine è in base alle entrate; il costo indicato è del biglietto intero – Per me, vince la Pinacoteca di Brera, sia quel che sia!!!]

  1. Palazzo Ducale a Venezia    il percorso nelle stanze del Palazzo del Doge, comprese le prigioni, costa 20€. L’edificio si trova in posizione centralissima, in Piazza San Marco.
  2. Galleria degli Uffizi a Firenze  la collezione di questo museo è molto ampia e spazia tra tutta la Storia dell’Arte dell’Occidente. Il costo di 20€ scende a 12€ da novembre a febbraio. La struttura è ben collegata alla Stazione “Santa Maria Novella” e vi dista 20 minuti a piedi.
  3. Museo Nazionale del Bargello a Firenze  la gipsoteca rinascimentale ha un costo di 9€ e può essere raggiunta dalla Stazione “Santa Maria Novella” molto facilmente tramite mezzi pubblici o in 15 minuti di camminata.
  4. Galleria dell’Accademia a Firenze  il museo celebre per il David di Michelangelo costa 8€ e può essere raggiunto dalla Stazione molto facilmente tramite mezzi pubblici o in 10 minuti di camminata.
  5. Museo Egizio a Torino la più grande raccolta di materiale sulla Cultura Egizia, dopo Il Cairo, costa 15€. Dalla Stazione “Porta Nuova” dista 10 minuti a piedi.
  6. Galleria Borghese a Roma la raccolta della celebre famiglia papale è molto ampia e poco riassumibile; una delle opere più conosciute è la Paolina Borghese di Canova. Il costo di 15€ va sommato al fatto che, dalla Stazione “Termini” la corsa di pullman – che dura 20 minuti – viene effettuata ogni 5 minuti ca.
  7. Acquario a Genova  il museo acquatico più grande e ricco di specie d’Europa costa 26€. Il costo è ammortizzato dalla posizione: la fermata di metro che ci porta alla Stazione Ferroviaria è a pochi passi – lo spostamento in metro dura 15 minuti.
  8. Museo Archeologico Nazionale a Napoli la collezione che illustra l’Epoca Romana costa 12€ ed è molto vicino alla fermata della metro che ci porta alla Stazione Ferroviaria – lo spostamento in metro dura 20 minuti.
  9. Scuderie del Quirinale a Roma  uno tra i palazzi più politici dell’Italia è anche un meraviglioso edificio che ospita varie mostre temporanee. Il costo è di 15€ e la sua posizione è raggiungibile in 20 minuti di pullman dalla Stazione “Termini” o a piedi circa nello stesso tempo.
  10. Pinacoteca di Brera a Milano  la raccolta del capoluogo lombardo include capolavori come Il Bacio di Hayez, Cena in Emmaus di Caravaggio, Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, la Pala Montefeltro di Piero Della Francesca, il Cristo Morto di Mantegna… Il suo costo è di 10€. Si trova a pochi passi dalla fermata della metro che lo collega alla Stazione Ferroviaria – lo spostamento in metro dura 15 minuti ca.

 

E questa pubblicità della SIP? Ve la ricordate? “Mi ami? Ma quanto mi ami?”

❤ Miss Raincoat

“Il Ponte dei Sospiri” di Edward Angelo Goodall

Edward Angelo Goodall è un paesaggista dei Primi del Novecento, membro di una famiglia di artisti. È uno dei pittori di Epoca Vittoriana tra i meno conosciuti, anche se ha avuto successo già in vita, probabilmente per via del fatto che i suoi famigliari erano già “nel ramo” (specialmente, il padre ed il fratello Fred).

I suoi paesaggi, però, raccontano la Storia dell’Inghilterra, come la conquista britannica della Guyana e la Guerra in Crimea. Potremmo maccheronicamente paragonarlo ai fotografi di National Geographics, in quanto, tramite i suoi racconti di viaggio illustrati, è un narratore di luoghi. 

Nel 1856 Goodall si vota esclusivamente all’acquerello, che diventerà il suo marchio di fabbrica. Il suo primo viaggio di lavoro fu in Egitto per dipingere l’antica Menfi; lì, come un fotografo contemporaneo che fa di tutto per accaparrarsi lo scatto migliore, rischia di annegare per recuperare lo schizzo di una sua “istantanea” che era finito nel Nilo. E, grazie al suo coraggio, il giorno dopo ricevette numerose proposte di matrimonio!!! Nello stesso periodo, la Regina Vittoria lo ingaggiò per dipingere gli scorci che si potevano godere dalle finestre di Buckingham Palace. Altri viaggi-pittorici riguardarono la Francia, l’Italia, la Spagna, il Portogallo ed il Marocco. Grazie a Goodall abbiamo delle cartoline dipinte molto suggestive dall’Europa della Belle Époque.

Goodall ritornò ben 15 volte a Venezia, la sua città preferita da dipingere (in barba a me che aspetto quello giusto per andarci per missioni non lavorative!!!). Il suo stile, che unisce la minuzia descrittiva alla tipica consistenza “diluita” degli acquerelli, per me è perfetto per descrivere una città galleggiante e romantica come la Serenissima.

Questo è il simbolo più famoso e rappresentativo di Venezia, città che non ha eguali al Mondo (No, Bruges – che è magica – non ha niente a che vedere, parola di guida!!!). Il ponte serviva per collegare Palazzo Ducale alle Prigioni (tra le più umide dei tempi) ed era un passaggio ovviamente obbligato per i rei che dovevano essere giudicati. Il nome, in effetti, deriva dai sospiri che i carcerati regalavano all’ultima vista (e che vista!) del mondo al di fuori delle carceri. Goodall riprende il Ponte dei Sospiri dal Ponte della Canonica, mettendo in sfondo anche il Ponte della Paglia e Piazza San Marco. Oggi questo dipinto fa parte di una collezione privata ed è databile ca. 1900.

A Venezia ci siamo già stati davvero in questo post.

Auguri a B. , il mio Kiwi Baffuto che mi ha reso una fata-madrina!

❤ Miss Raincoat

 

Venezia (senza svenarsi)

Si è sempre dato per scontato che Venezia è la città ideale per una luna di miele, ma è un grave errore. Vivere a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro” – Peggy Guggenheim

Arrivare a Venezia

Il mezzo consigliabile è il TRENO, raggiungendo la Stazione Santa Lucia(Da Milano-Centrale il viaggio è di 2h15min con FrecciaRossa a 100 € ca. a/r)

Alloggiare a Venezia

La Bassa Stagione va da novembre a febbraio; la zone meno costose sono la Stazione e Castello (fate attenzione al centro, perché la “fregatura” è dietro l’angolo!)

Un buon hotel potrebbe essere il Tre Archi *** a Cannaregio (Calle Magazzen)

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Dista 15 min dalla Stazione, ha una fermata di vaporetto proprio fuori e un patio/giardino, nonché una vista tra i tetti spettacolare. Nel tragitto stazione – hotel già si possono vedere vari monumenti (Palazzo Foscari Contarini, Chiesa S. M. degli Scalzi, Chiesa e Campo di S. Geremia e Ponte delle Guglie). I prezzi, a seconda della Stagione, variano da 60 – 160 € con colazione inclusa.

Muoversi a Venezia

Cominciamo con il dire che Venezia è visitabile a piedi con camminate da due a sei ore.

Se si preferisce il vaporetto o, più ovviamente, si vuole fare una gita tra il vetro di Murano e i merletti di Burano o tra le altre isole della Laguna, si può acquistare un biglietto turistico su www.veneziaunica.it (20 € per 24 h, 30 € per 48 h e 40 € per 72 h; le isole si visitano in 4 ore, di solito). Per consultare orari e tratte www.actv.avmspa.it .

Mangiare a Venezia

Io consiglio di alloggiare in hotel in modalità b&b e svincolarsi dall’obbligo di orari e pasti mangiando “dove ci si trova quando si ha fame”.

Sempre su www.veneziaunica.it si possono acquistare dei coupon di vario prezzo e menù in molti locali veneziani.

Un buon ristorante tipico è l’Osteria al Cicheto (Cannaregio, Calle della Misericordia), con menù completi a partire ca. da 20 €.

Visitare Venezia

venezia

  1. Canal Grande
  2. Piazza San Marco
  • Campanile
  • Basilica

su www.venetoinside.com campanile a 11€ e basilica a 2€ senza coda

  • Palazzo Correr
  • Palazzo Ducale
  • Museo Archeologico
  • Biblioteca Marciana

su www.visitmuve.it tutti questi musei a 20€

  1. Torre dell’Orologio (da fuori)
  2. Ponte dei Sospiri
  3. Mercerie (shopping, fino al Ponte di Rialto)
  4. Ponte degli Scalzi
  5. (Murano e Burano) (mezza giornata, vaporetto 20 €)

 

❤ Miss Raincoat