Come (non) stare a dieta a Trieste

Una guida in vacanza

Come promesso la settimana scorsa, un intero post per parlare di una branca del turismo che mi interessa assai, quello enogastronomico. A me è parso che a Trieste il mangiar (e bere, se no va di traverso!) bene faccia parte della cultura, un po’ come in tutta la nostra Italia… però, ecco, da questo luogo non è consentito andarsene senza averne assaggiato un pezzo!!! In barba a chi dice che noi del nord siamo parchi con le porzioni 🙂

Il primo concetto da interiorizzare a Trieste è quello del buffet. Si tratta di un locale tra il bar e la trattoria dove, ad ogni ora del giorno, puoi fare aperitivo. Ma, attenzione, non è l’aperitivo chic e un po’ bauscia che intendiamo di solito. Al buffet triestino si trova un menù “alla  caldaia”, che spazia dal salato al dolce. Insomma, uno spuntino rinforzato/ merenda irredenta.

Due buffet consigliati: Bar  Borsa se siete di fretta o Le Botti se avete molta fame. Il primo è vicino a Piazza della Borsa, mentre il secondo e a due passi da Piazza Hortis.

  • Buffet salato: il panino con la cotoletta (che qui viene chiamata lubianska), prosciutto caldo con senape e kren (è qualcosa che assomiglia molto al Prosciutto di Praga; è tagliato molto spesso; il kren è una specie di rafano, chiamato anche barbaforte, leggermente piccante, sicuramente molto particolare), gulasch, gnocchi alle prugne (tipo knödel), patate in tecia (ossia bollite e poi saltate con la cipolla; la tecia è la crosticina che si forma). Ovviamente, dato che siamo al mare, diamo un’occhiata anche tra le preparazioni di pesce (dalle insalate ai fritti, passando per la pasta)
  • Buffet dolce: i dolci tipici sono la pinza (una brioche non molto dolce e quindi abbinabile sia a marmellata sia a salumi) e la putizza (sfoglia arrotolata che racchiude un impasto di frutta secca, uvetta, cioccolato, rum e marmellata di albicocche) . Non dimentichiamo che qui sono ottimi anche Tiramisù (di origine forse friulana) e gli austriaci Strüdel e Sachertorte.

Per quanto riguarda i vini, io ne ho assaggiati “solo” tre: il Friulano già Tocai (bianco), lo Chardonnay dei Colli Orientali (bianco frizzante) e il Merlot (rosso).

Per digerire un bel caffé?! Anche qui c’è da sgranare un concetto. Prima di tutto, a Trieste l’espresso si chiama <nero> e l’espresso macchiato <capo>. Inoltre, a Trieste, è il re delle bevande, in quanto l’import del chicco americano ha avuto larga importanza nel suo sviluppo economico e  in quanto i Caffé Letterari ne sono stati simbolo dell’élite culturale. Perciò, a Trieste il caffè è un momento, non una semplice tazzina con dentro qualcosa.

Tra i Caffé da visitare c’è il Tommaseo, vicino a Piazza Unità d’Italia. Fu fondato da Tommaso Marcato nel 1830, colui che portò il gelato a Trieste. Oltre per la raffinatezza dell’interno, è da visitare perché le sue mura hanno sentito parlare di irredentismo ed è stato il locale preferito per Svevo, Saba e Joyce, per esempio.

Ah, vi ricordo che ho postato qui#1 e qui#2 le idee di passeggiate a Trieste per smaltire quello che avete mangiato/bevuto!!!

❤ Miss Raincoat 

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