L’Orlando Furioso in Valtellina

Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori/ le cortesie, l’audaci imprese io canto/ che furo al tempo che passaro i Mori/ d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto/ seguendo l’ire e i giovenil furori/d’Agramante lor re, che si diè vanto/ di vendicar la morte di Troiano/ sopra re Carlo imperator romano.

Proemio dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto

Poco tempo fa, mi sono trovata a spiegare per quale motivo nella tradizione antica valtellinese si sono tramandati nomi inconsueti come Angelica, Doralice, Ruggiero, Orlando o Rinaldo, per esempio. Semplice, sono tutti nomi da ricondursi alla grande fortuna dell‘Orlando Furioso di Ludovico Ariosto qui tra le Alpi Retiche e le Prealpi Orobie.

Ne abbiamo una manciata di esempi nella scelta delle tematiche pittoriche al Palazzo Valenti di Talamona, al Castel Masegra di Sondrio e all’iconico Palazzo Besta di Teglio. Tutti e tre si ispirano all’edizione illustrata del poema, stampata a Venezia circa nel 1542 da Giolito De Ferrari.

Le motivazioni di questo grande affetto verso le vicende di Orlando & Friends sono principalmente tre: * la Valtellina era aperta agli influssi di corti raffinate come quelle dei Gonzaga e degli Estensi (infatti la prima pubblicazione ebbe luogo a Ferrara); * la storia appassionava, divertiva e svagava da un momento storico terribile (pensiamoci, le frequenti pesti e carestie erano mischiate anche con i primi sostanziali problemi con il dominio delle Tre Leghe); * l’armonia tra il filo narrativo amoroso e quello celebrativo.

L’Orlando Furioso riprende la tradizione del ciclo carolingio e bretone che già metteva in scena l’amore folle dell’eroe durante le guerre tra Saraceni e Cristiani. Anche in Valtellina, a Castionetto di Chiuro, esiste una Torre di Roncisvalle del XIV secolo e voluta come strumento di difesa da Stefano Quadrio. Forse, è vero che il suo nome viene da “rusciavai”, un termine dialettale per indicare un dosso particolarmente ripido, ma a noi ci piace pensare alla poesia. Orlando muore proprio a Roncisvalle, in una battaglia alla fine della quale i Cristiani hanno la peggio.

Palazzo Valenti

Un anonimo artista raffinato del XVI affresca sulla facciata dei testi che conosceva molto bene. Il canto messo in arte è il secondo.

Castel Masegra

Un anonimo artista del XVI affresca i primi 8 episodi in una stanza interna del piano nobile. Il probabile committente fu Castellino III Beccaria, leggendario discendente di Orlando; pare anche che l’Olifante echeggiasse nel torrente Mallero. Il canto messo in risalto è il quarto.

Palazzo Besta

Vincenzo De Barberis, uno dei collaboratori di Giulio Romano presso il Palazzo Te di Mantova, dipinge vari affreschi per la corte coltissima di Azzo e Agnese Besta. In particolare, lascia 24 scene molto teatrali sull’Orlando Furioso. La particolarità è che, in questa dimora, il poema non è trattato in chiave scanzonata bensì morale. Le scene, infatti, sono abbinate agli Adagia di Erasmo da Rotterdam. Sicuramente, è emblematico il peso del canto trentaquattro.

❤ Miss Raincoat

°* Letture consigliate dall’Unicorno °*

“Orlando Furioso” raccontato da Italo Calvino

“Orlando Furioso raccontato in affreschi in Valtellina: appunti per un viaggio” dell’Associazione Culturale Bradamante

“L’Orlando Furioso in Valtellina” di Giacomo Maria Prati

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Il Palazzo Valenti di Talamona

Il filo conduttore che lega Palazzo Besta a Teglio, Castel Masegra a Sondrio e Palazzo Valenti a Talamona è l’ “Orlando Furioso”. Questi tre monumenti, insieme, testimoniano l’apertura della Valtellina verso gli influssi culturali delle raffinate corti dei Gonzaga e degli Este, da dove il poema si era diffuso.

L’ “Orlando Furioso”

La facciata di questo edificio privato, è di un palazzo appartenuto agli Spini fino al 1837 e, poi, ai Valenti. L’autore ignoto è molto aggiornato sulla tecnica tardo-rinascimentale e, soprattutto, sul soggetto (sicuramente, conosceva l’edizione dell’Orlando Furioso illustrata da Giolito de’ Ferrari nel 1542).

Originariamente, il pittore aveva eseguito due ordini di scene dipinte; oggi ne possiamo leggere solo la porzione più vicina al tetto. Con uno stile armonico e vigoroso, gli ampi riquadri presentano delle cromie che simulano dei rilievi bronzei. I personaggi che riconosciamo sono Ferraù con Angelica vicino ad un ruscello, Bradamante, Rinaldo con Gradasso, l’Ippogrifo e il Castello di Atlante, Rinaldo che sfida Sacripante.

La solennità rinascimentale cinquecentesca è completata dalle statue dipinte ai lati degli episodi, dal finto bugnato (primo ordine), dai putti in festa sopra il portale, dalle finestre (con frontoni spezzati ed anfore) incorniciate da cariatidi dipinte.

A destra del portale, nel 1650 ca., è stato aggiunto un ulteriore dipinto, la “Madonna con il Bambino”, molto simile alla Madonna del Roseto di Bernardino Luini.

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“Occupati dei Fanti e lascia stare i Santi!”

❤ Miss Raincoat