Lawrence Alma-Tadema

Nome Lourens Alma Tadema (Tadema è il cognome patronimico – Alma, che è il suo secondo nome, lo aggiunge lui come se fosse un cognome per arrivare prima nell’elenco dei cataloghi d’arte, furbone!) Per Gli Amici Lawrence (all’inglese). Il critico Ruskin (quello che rese famosi i Preraffaelliti che resero famose le sue corna 🙂 ) disse di lui che era il peggiore pittore in circolazione. Gabriele D’Annunzio era un suo fan sfegatato. Sui Socials @l.alma-tadema
Nato a Dronryp, paesino in Frisia (Paesi Bassi)
Nato/Morto 8 gennaio 1836 – morto alle terme tedesche di Wiesbaden. Ci era andato per rimediare all’ulcera, ma muore lì a 76 anni. Stimato in vita, soprattutto a Londra, ma dopo la morte cadde nel dimenticatoio fino agli Anni Sessanta.
Segno Zodiacale Capricorno
Stato Sociale Nato terzogenito di un secondo matrimonio di un notaio. Suo padre muore quando lui ha due anni. La mamma alleva da sola i suoi figli e quelli del primo matrimonio, in tutto cinque (e paga anche il maestro di disegno per Lourens, anche se se lo immaginava notaio; lo asseconda perché soffriva di tubercolosi e pensavano non sarebbe diventato adulto). Tuttavia, studia Belle Arti ad Anversa, ottenendo numerosi premi e cominciando ad amare la pittura a tema storico. Diventa grande, si sposa, mette su famiglia ma, dopo la diagnosi di una malattia inspiegabile e il lutto della moglie si trasferisce a Londra con tutta la famiglia, dove ottiene una speciale cittadinanza inglese.
Stato Civile Sposa Marie Pauline lo stesso anno della morte della madre, nel 1863. Era la figlia di un giornalista francese che lavorava in Belgio. Ebbero un figlio maschio, morto bambino di vaiolo, e due figlie femmine che rimasero nubili (una una poetessa e l’altra una pittrice). Andarono in Italia in luna di miele, dove lui si innamorò della Roma Antica. Sei anni dopo Pauline muore dopo una lunga malattia a soli 32 anni. Per quattro mesi, Lawrence non dipinge, ma la sua cara sorella Atje lo aiuta con i figli e con sé stesso. A Londra conosce la giovane Laura, una sua alunna di disegno. Il padre di lei si oppone varie volte al matrimonio (che Lawrence voleva!) per via dell’ingente differenza di età – happy ending: si sposano nel 1871. Fu un periodo felicissimo, sanissimo e molto produttivo, fino alla morte di lei nel 1909.

Periodo Artistico Il Periodo storico è l’Epoca Vittoriana Inglese, ma Alma Tadema è difficile da classificare. Quando vedi un dipinto così dici “è un Alma Tadema o simile”. Si inserisce nel filone estetico della ricerca del bello nell’Antichità, non senza le stravaganze intellettuali degli ottocenteschi inglesi. Ma c’è anche della denuncia sociale nei suoi nudi vestiti di poesia, verso la cultura vittoriana troppo bigotta specie sessualmente. Le sue opere trasudano sesso. Si può dire che sia Neoclassico, ma in un modo vezzoso. Tadema è un tipo vizioso, ma non si direbbe…
Stile La sua tavolozza e la sua pennellata larga sono ispirate dai Preraffaelliti, anche se la scelta delle cromie è molto mediterranea. Dipingeva in una stanza molto illuminata, perchè voleva ricreare la luce mediterranea a Londra. Nella ricerca della giusta texture è meticoloso, così come nei dettagli (lo riprende dai suoi studi dei Fiamminghi in Belgio). La ricerca va verso delle scene monumentali che intrappolano la magia di un semplice gesto, come la statuaria ellenistica.
Temi Soggetti ispirati all’Antichità classica e al lusso decadente, si può dire che è il mondo che piaceva a Oscar Wilde o al nostro già citato D’Annunzio. Amava, più che Roma, Pompei. Perché Roma ha la monumentalità, la Storia, ma Pompei conserva i segreti della vita privata (è un discorso affrontato anche da Manzoni nei Promessi Sposi). In effetti, il clima di Tadema è sempre fumosamente nostalgico, triste e poetico. Inoltre, il pittore si divertiva a giocare con le fonti, prendendo un po’ di qua e un po di là, con libere manipolazioni. In questo ci somigliamo 🙂

Lo charme, diceva Albert Camus, è un modo di ottenere in risposta un sì senza aver formulato nessuna chiara domanda.

*Canzone Assegnata – “Seta” di Elisa (2022)

Elenco delle Opere nel Video

(*in ordine cronologico e non di comparsa nel video)

Morte del figlio primogenito del Faraone


Death of The Pharoah’s Firstborn Son – 1872 – 77×124 cm – Rijksmuseum di Amsterdam

Fu l’opera dell’anno per il Salon de Paris. Fu realizzata per un collezionista olandese che lasciò scritto in testamento che almeno un pezzo della sua collezione rimanesse in patria, ecco il perché della collocazione prestigiosa. La scena è presa dall’Esodo, ma non narra un episodio di gloria bensì il dolore del Faraone, immobile, a causa della vendetta divina, in modo silenzioso e non patetico. Da notare la madre, che cerca di riportare invano alla vita il figlio tramite la disperazione e l’amuleto, inutile, sul petto del ragazzo.

Saffo e Alceo

Sappho and Alcaeus – 1881 – 66×122 cm – Walters Art di Baltimora

Il poeta greco Alceo intona i suoi versi accompagnandosi con la cetra. La poetessa Saffo, accompagnata da amiche, lo ascolta rapita. I nomi delle amiche sono incisi sui gradini del teatro, simile a quello di Dioniso. Alceo amava Saffo e scriveva poesie amoroso-erotiche. Lui per un mondo maschio alfa e lei per un mondo femmina en rose, ma – dice Tadema – a una certa ci si incontra sempre. L’Amore è una poesia bellissima!

Una lettura da Omero

A Reading from Homer – 1885 – 92×184 cm – Philadelphia Art Museum

Viene realizzato per un banchiere americano molto interessato dall’arte di Alma Tadema, che voleva un Platone ma il pittore non trovava pace, allora gli realizza un Omero – che gli varrà l’aggettivo “perfezione” dei critici. Un uomo sta declamando i versi di Omero ascoltato da persone vestite a festa: una donna in piedi con il mantello e una corona di fiori (potrebbe essere Atena, la dea vergine protettrice di Ulisse), una coppia semi sdraiata (il ragazzo tiene una citara e lei il tamburo, simboli di unione sessuale). Un ragazzo vestito di pelle di capra (come se fosse un satiro) lo ascolta rapito. Omero poteva essere una lettura scabrosa in epoca vittoriana.

Le donne di Amfissa

The Women of Amphissa – 1887 – 121×182 cm – Clark Art Institute di Williamstown

Gli valse una medaglia al Salon di Parigi. Sono le baccanti, le ancelle di Dioniso (delle vestali non-vergini) al momento del risveglio dopo una notte di festa ed eccessi. Alcune donne del popolo le aiutano, altre rimangono rigide in disparte. Mentre loro si risvegliano, le donne sono già pronte per fare la spesa al mercato. Un solo uomo, molto sinistro, le spia celato in una zona d’ombra. Uno spaccato della società bigotta.

(*)Le Rose di Eliogabalo

The Roses of Heliogabalus -1888 – 132×213 cm – collezione privata

Considerato il suo capolavoro. La composizione è molto inerente alle proporzioni auree. Eliogabalo è l’imperatore romano debosciato che fece morire i suoi commensali soffocandoli per sbaglio con una pioggia di petali di rosa dal soffitto. Anche qui c’è un chiaro riferimento a Dioniso e alla suonatrice di doppio flauto sullo sfondo (alludente a quella pratica là, che non si fa secondo la Regina Vittoria!). Infatti, coloro che sono “al banchetto di Dioniso” guardano divertiti quelli che si ricoprono troppo “di rose” e rimangono soffocati; un uomo e una donna, sembrano riemergere per ricongiungersi (se guardate i colori, sono speculari).

Rivali inconsapevoli

Unconscious Rivals – 1893 – 45×63 cm – Bristol City Museum

Ci sono due donne in attesa di due stessi amanti. Quella in piedi sembra quasi annoiata. L’altra in angoscia. I rivali inconsapevoli sono cuore e mente. Inoltre, c’è una statua di Cupido che prova la maschera di Sileno, il “padre” di Dioniso (un vecchio ubriacone e maialone). La solita domanda: si dà al primo appuntamento o al settimo? Meglio solo sesso o solo amore?

Primavera

Spring – 1894 – 178×80 – Getty Museum di Los Angeles

Fu realizzato per un banchiere e fu molto apprezzato e il più riprodotto. Rappresenta la processione durante un giorno di festa. Sullo stendardo si leggono dei versi dedicati a Priapo, legato ai culti orgiastici e dionisiaci (e noto per il suo lungo p***). Una delle statue in processione è un satiro, inoltre. La decorazione unisce vari siti dell’Italia antica. Si ispira alla festa vittoriana del Calendimaggio, quando i bambini raccoglievano fiori, ma gli dà una connotazione più da festività romana per la fertilità (tipo per Cerere). I fiori sono molto cromaticamente intensi, ma non hanno allusioni simboliche. Qui in Alta Lombardia esiste una festa simile: il Ciamà l’Erba, il richiamare l’erba tramite campanacci a marzo.

La cognizione del Successo

A Coign of Vantage (in inglese vuol dire punto di vista privilegiato)- 1895 -64×44 cm – collezione privata
Colpisce la statua della leonessa (e non il leone) nera vista da dietro, maestosa perché non si mostra, ecco chi ha la posizione privilegiata – la Donna. L’onice proteggeva in battaglia in epoca romana (dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna). Sembrano le Tre Grazie nella tipica iconografia “sì/no/forse” alla risposta “me la dai?”.

I Preferiti d’Argento

Silver Favourites – 1903 – 69×42 cm – Manchester Art Gallery
Si ispira a una poesia di Wordsworth, che si interroga su perché ammiriamo dei pesci se sono costretti alla vita in cattività. Le donne che ammiriamo nei dipinti di Tadema sono indolenti e annoiate, intrappolate sulla tela, ma le troviamo belle. Così, come le donne troppo pudiche intrappolate nell’etica vittoriana.

Non chiedermi di più

Ask me no more -1906 – 79×114 cm – collezione privata
Due personaggi di Ovidio: Tisbe e Piramo. Si amavano, ma le famiglie non volevano allora si parlavano attraverso le pareti. Lei durante la finale fuga d’amore viene quasi uccisa da una leonessa. Lui si suicida temendola morta e lei si uccide davvero con la spada di lui (Sì, Shakespeare ha copiato!). In questa tela Tadema non arriva a rappresentare la morte, ma denuncia l’impossibilità amorosa per via della moralità sociale (come era successo a lui con Laura). Essere bigotti porta solo alla tragedia!

L’abitudine preferita

A Favourite Custom – 1909 – 66x 45 cm – Tate Britain di Londra
Una scena alle terme di Pompei, nel Frigidarium dove due giovani donne giocano nella vasca.Tadema adorava gli scavi di Pompei e le storie di quella gente. I Romani hanno trasformato l’esigenza igienica in piacere dei sensi, perciò le terme sono l’usanza preferita di Tadema. Quindi, per lui il sesso non va visto solo come procreazione, è gioco. E la sua usanza preferita è quel gioco.

Miss Raincoat

*Ho messo anche i titoli in originale, perché secondo me alcuni in traduzione hanno perso loquacità 😦

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Ourense

Le fughe di Miss Raincoat: Gennaio 2023

📍OURENSE
Galizia, Spagna


Come arrivare


🚩Aereo: Milano ➡ Madrid Barajas (durata 2h36min) * compagnie per diretti: Iberia, Ryanair
➡ dal terminal T4 treno (RENFE C1) * ogni 30 min (Aeroporto — Principe Pio (fino alle 22:30) ; Principe Pio — Aeroporto ( fino alle 23:30)
➡scendere a Stazione Chamartìn (*durata 11 min)
➡treno ALVIA (lunga percorrenza di RENFE) per Ourense-Empalme (durata 2h45min)🚆
🚩Indirizzo Stazione: Praza Da Estacion
@inordeturismo

Dove ho alloggiato


🏨Hotel Princess – la posizione è eccellente. Si trova a 1,4 km dalla Stazione (si prende Avenida da Caldas, si attraversa il Ponte Romano e dopo una rotonda si è già arrivati). Con un supplemento di 4,50 € si ha anche la colazione. Il centro della cittadina (molto compatto, è tutto insieme da vedere) è a meno di un chilometro, anche se alcune vie sono leggermente in salita (ma non come a Lisbona, eh!). Rua Do Progreso, la via principale, porta dappertutto perciò è un ottimo punto di riferimento, ricordiamocela!


⛵ Facciamo i Turisti

Ourense (da pronunciarsi con la s tendente alla t, per sentirsi figamente ispanici e mucho calienti) è una città termale sul fiume Rio Miño. Per certi versi, una Morbegno (vedi il ponte Romano, simile a Ganda ma più graaaaande) con le terme, che qui sono dette burgas. Di fatto, il toponimo viene da urientes,ossia “ustionante”, in riferimento alla temperatura delle acque che arriva fino a 60°C. As Burgas, le terme cittadine, non sono più in funzione per motivi burocratici quasi all’italiana, perciò bisogna puntare su quelle in periferia, nella zona verde per capirci. Si possono anche raggiungere a piedi o in bici perché il fiume al lato a una ciclabile simile al Sentiero Valtellina, ma esiste anche un trenino che conosceremo tra poco. Siamo anche nelle zone del Cammino di Santiago (in effetti sotto i nostri piedi troviamo spesso delle mattonelle con la conchiglia. Tante strade e stradine sono in salita e hanno le scale, perciò nutritevi bene (*vedi il capitolo dedicato sotto). Temperature di gennaio: circa quindici durante il giorno, ma comunque non va mai sotto zero. La paragonerei a Roma come temperature invernali. Abbastanza piovosino o velato. Beh, niente in confronto agli inverni alpini.Se volete sfoderare il vostro spagnolo, ricordatevi anche che la Galizia ha uno spagnolo tipico della zona perché gode di autonomia culturale e, quindi, politica.


📸 Cosa posto su Instagram?

Ponte Romano detto Ponte Vella (cioé Vecchio) – In effetti, sta lì dai tempi di Augusto, anche se è stato ricostruito varie volte.

Cattedrale di San Martino in Praza do Trigo – Imita quella di Santiago e, infatti, ha uno stampo molto Medievale. Molto wow, nel senso che c’è molto oro e le statue sono davvero molto drammatiche (e anche le tombe in pietra). E’ una di quelle chiese in cui ci entri con una certa riverenza anche se sei ateo. Assolutamente particolare il nartece, detto Portico del Paraiso con le statue dei Profeti (giuro che non ho urlato Batman,forse. Anche perché questo Daniele è l’unico senza barba, per i suoi motivi iconografici di gioventù). Molto bella anche la scalinata fuori e la cupola ottagonale sia da fuori (domina lo skyline) e sia da dentro per l’aspetto luministico, dato che il soffitto è molto alto. Ha anche un museo installato nel chiostro con tanti oggettini devozionali, tra i quali mi sono piaciuti quelli in porcellana di Limoges (il giusto kitsch che si perdona solo a certi ex voto,no?).

Praza do Ferro perchè non è una piazza, bensì un incrocio a triangolo con una bella fontana (ovviamente ce ne sono tante on città, per celebrare la magia dell’acqua calda) e la Casa do Bòan (che sono tipo i Malacrida di Ourense, ossia la famiglia più storicamente famosa).

I Parchi – I miei preferiti sono Xardin do Padre Feijoo e il Parque de San Làzaro (tra i palazzi all’angolo: la statua A Castañeira, per celebrare la raccolta delle castagne tipo a Rodolo). In quest’ultimo parco possiamo trovare, oltre a una fontana – manco a dirlo – una statua con un Angelo Caduto, ovviamente lì dirimpetto al Palazzo del Governo per ricordare la ribellione e l’indipendenza della Galizia.

Praza Dos Suaves – A parte che è una figata celebrare un gruppo rock con una piazza. Comunqu,e le placche con la toponomastica son già un’opera d’arte a sè e tutte le vie e le piazze ne hanno una. Inoltre, in tutto il centro storico ci sono cartine.

Praza de San Cosmede – che prende il nome dalla chiesetta, ma qui ci possiamo rendere conto che la cittadina ha anche validi esempi di street art, qui tutti i murales (a parte quelli che parlano dei mestieri delle mamme degli altri o male delle squadre di calcio tipo il Celta Vigo) inneggiano la lotta d’indipendenza della Galizia.

Praza Maior – con il Municipio e l’Igrexa Santa Maria Nai, anche questa conla scalinata. Vicino, nella zona pedonale e in mezzo a tanti bei palazzi decorati, troviamo l’ex bottega di alcool, Café Victoria con una vetrina che ci riporta a un secolo fa (in Avenida de Pontevedra).

As Burgas – erano le terme cittadine e gratuite. Oggi si possono vedere solo la fontana de la Burga de Arriba e i giardini della Burga de Abajo. La vasca è vuota 😦

Le Terme – Io ho scelto A Chavasqueira (che in galiziano significa fucina, se non sbaglio. Non ho capito se è per le acque ferruginose (?)). Dista circa due chilometri dal mio albergo. Inoltre, l’ho scelta perché ha anche un percorso zen-jappo e un sushi bar. Arrivandoci, si può vedere anche il Ponte del Milenio che è una struttura magnificente. Le terme sono aperte dalle 10 alle 20 e costano qualcosa come 4,00 €. Se si vuole, si possono raggiungere tramite il Tren de las Termas. Si tratta di un trenino turistico (l’unico mezzo che può attraversare il Ponte Romano). Parte da Plaza Major (dall’angolo con Avenida de Pontevedra) e passa ogni 40 min dalle 10 alle 20, fermandosi in tutti gli stabilimenti. Costa 0,85 cent che vengono pagati al conducente. Si ferma anche al Parque San Lazaro e al Ponte Romano (ambo le estremità).

🍲 Riempiamo il Pancino

Pulpo a Feira – Letteralmente è “il polpo della festa”, poiché è lo street food tipico delle fiere, ma il Natale quando arriva arriva e perchè non gustarsi questo polpo cotto e condito con sale, paprika e olio accompagnato con le cachelos, patate bollite, cipolle o grelos (cime di rapa).

Empanadas – vero, si mangiano in tutta la Spagna, ma i Galiziani dicono che le hanno inventate loro. Per chi non lo sapesse sono tipo dei fagottini di pasta sfoglia e in quelli galiziani c’è dentro tanto di tutto, come carne, verdure, il frigorifero… A me piacciono quelle con il pino de mariscos (ripieno di frutti di mare).

Churrascos – spiedini di carne marinata, cotti alla brace

Mariscadas – Ovviamente è il luogo migliore per gustarsi i frutti di mare dell’Atlantico.

Come dolcetto io voto per le filloas, che sono crespelle con crema di castagne (che sono tipiche di queste zone) anche se, per la sua semplicità, vorrei fare sempre colazione con la Torta Santiago, realizzata solo con farina di mandorle e uova. Sopra è decorata con lo zucchero a velo per ricreare la croce di Santiago.

Tapas – altro motivo per cui amo la Spagna perché è il loro modo di fare aperitivo con questi piattoni di roba buona, diversi in ogni regione. Qui si trovano i ciccioli, frittate di patate e i pimiento del Padròn. Sono dei peperoni tipo friggitelli però alcuni sono piccanti e altri no, quindi bisogna affidarsi alla sorte (se non sei calabrese)

🥂 Moriremo ma non di Sete

Assolutamente non lasciare la Galizia senza aver bevuto un vino della Rias Baixas, praticamente vigneti di Albariño beati sulla costa atlantica della Galizia. Un vino bianco fermo di 12%VOL molto fresco, speziato (tipo coriandolo, più spicy rispetto a un agrume cioè) e con il finale amaro, come la mandorla.

Birra Estrella Galicia prodotta a La Couruña.

Gin Nordés prodotto in Galizia (anche se si trova molto il Beefeater, inglese). Con il Nordés, si fa un cocktail con il vino di Albariño e acqua tonica + uno spiedino d’uva – il Nordesiño. Ho visto che ne esiste una bottiglia edizione limitata 2022 per l’Anno del Cammino (di Santiago).

Miss Raincoat

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Davos

Aspettando l’anticiclone che riporterà il buon umore a questo maggio un po’ piangiolone, mi è nata la curiosità di sapere che potrei fare io, umile guida turistica, a Davos, ridente località alpina nel Canton Grigioni, conosciuta ai più per l’annuale Forum Mondiale dell’Economia. E, per piacere, pronunciatelo Davòs e non Dàvos, come certi giornalisti…

  • Davos è lo scenario de “La Montagna Incantata” del nobel Thomas Mann, ispirato del soggiorno che ci fece la moglie nel 1912. Il paesino montano, infatti, è uscito dall’anonimato nell’Ottocento, grazie alla costruzione di sanatori e stabilimenti termali.
  • Oggi la località è turisticamente appetibile per gli amanti della neve. Nel 1934, un giovane istruttore (perché in svizzera non hanno tempo nemmeno per le scappatelle) rese famosa Davos per il primo skilift. A parte questo, ci troviamo nel paese più alto delle Alpi, a 1560 metri d’altitudine. Il suo comprensorio di piste, ben attrezzate anche per le uscite notturne, vanta il percorso più lungo d’Europa (a Parsen –  12km con 2000 metri di dislivello). Chi desiderasse un’alternativa romantica sappia che a Davos sono state ideate le omonime slitte davos (che, per capirci, sono simili a quelle di Heidi). Nella Davos Vaillant Arena, stadio di hockey dell’HC-Davos, possiamo assistere alla Coppa Spengler nel mese di dicembre.
  • Da guida valtellinese non posso non citare l’alternativa mozzafiato al Trenino Rosso del Bernina. Sto parlando del Glacier Express (St. Moritz – Zermatt), che passa anche per Davos. Inoltre, la ferrovia storica Davos- Landquart, viene servita da un treno a vapore in alcuni periodi dell’anno. Tutte le info su queste linee qui
  • Per chi fosse, invece, più come la signorina Rottermeier troverà piacevole passeggiare per le vie del paese. Davos si divide in parte antica (Dorf) e parte nuova (Platz). Davos Dorf fu abitata fin dall’Età del Bronzo e, nel Medioevo, ospitò una numerosa comunità di Walser esuli. Qui troviamo la Chiesa di San Teodulo (con stanza affrescata risalente al 1350) e l’Heimatsmuseum (il Museo di Storia Locale allestito in una tipica casa engadinese del Seicento). A Davos Platz c’è la Chiesa di San Giovanni con un campanile altissimo quattrocentesco e il Museo degli Sport Invernali, nella vecchia sede delle Poste, il quale conserva abiti e attrezzature d’epoca.
  • Per gli intenditori, il migliore museo  è il Museo Kirchner. Il pittore espressionista tedesco trascorse a Davos l’ultima fase della sua vita tormentata. Il museo mette in mostra i suoi lavori più intimi e anche le opere degli altri colleghi del Gruppo Die Brücke.
  • Dove alloggiare a Davos? C’è l’imbarazzo della scelta tra hotel più spartani e ultra-lusso, ma la mia scelta ricadrebbe sul particolare complesso di igloo, l’Iglu Dorf“Godetevi indisturbati i vostri momenti felici sui letti rivestiti con le pellicce di agnello”, recita la promo del sito. Si tratta di un villaggio di igloo ricostruiti ogni  anno, che si compone di igloo-albergo e di un igloo-ristobar. Nel Ristorante si possono consumare fondute, taglieri, vin brulé, the caldo e un ottimo prosecco. La soluzione alberghiera di base, oltre al pernottamento in sacchi a pelo omologati fino a -40°C + lenzuola, include l’utilizzo di una sauna comune, vari trekking, aperitivo, colazione e cena a base di fondue. L’estrosa sistemazione è mediamente costosa: la tariffa intera parte da 129 €. Più informazioni qui.

Bella e tutto, neh. Ma io preferisco il mare…

❤ Miss Raincoat (con imbottitura d’agnello)

Budapest (d’Inverno)

Probabilmente la miglior stagione per viaggiare è la Primavera, ma se il Capo ci concede le ferie solo fuori stagione e ci paga con le monetine, come la mettiamo? Niente panico, esiste Budapest: alla moda, facile da raggiungere e abbastanza economica (lo era di più qualche anno fa, però non ci si lamenta)!!!

Allora, cominciamo con il precisare due cose:

  1. Fattore Clima – in Inverno può essere che nevica , ma non è detto. L’unica cosa sicura è che fa freddo come in Valtellina… ossia il sottozero è frequente così come le escursioni termiche diurne. Perciò, vestitevi!!!
  2. Fattore Moneta  – in Ungheria non si paga in Euro ma in Fiorini (HUF). Nei luoghi turistici sono accettati anche gli Euro, ma il cambio è arbitrario. Quindi, il mio consiglio è farsi un’idea di quanto si vuole spendere in contanti e cambiare in Banca prima della partenza (se non sbaglio con la matematica, 1EUR = 300HUF) + dove si può, pagare con la carta.

Trasporti

Budapest è raggiungibile dall’Italia tramite voli diretti dai principali scali. Per esempio, a gennaio i voli a/r da Milano non vanno oltre i 100€. Si può raggiungere il centro da Ferihegy (aeroporto) con l’autobus 200E dalle 4 di mattina a mezzanotte. La corsa, che dura 30 minuti e costa 360 HUF (il biglietto si può fare sul bus), ci porta alla Stazione Centrale (Nyugati). Da lì, si può proseguire con la Metro. I biglietti della metropolitana, invece, costano 350 HUF si comprano ai distributori automatici e si obliterano nella macchinetta apposita (come ovunque, ma meglio precisare).

Dove alloggiare

Io consiglierei Vaci Utca, che è l’area pedonale, dello shopping e dell’artigianato. Si raggiunge dalla Stazione Centrale  con la metro blu, con fermata Ferenciek Tere + qualche passo.

L’Hotel Promenade City offre una doppia con colazione a 60 € a notte.

Cosa Fare

Da Vaci Utca :

A 10 minuti a piediKözponti Vasarcsarnoc  è un mercato coperto tipico, con alimentari al primo piano e souvenir al piano terra.

A 10 minuti a piedi Vörösmarty Ter  è la piazza della movida. Lì troverete anche Gerbeaud, la pasticceria dov’è nata l’ungherese torta Dobos (al caramello e cioccolato). Ad altri 10 minuti da qui a piedi c’è la Piazza Szent Istvan con la Basilica omonima. Dietro l’abside troviamo un ristorante turistico, il Belvarosi con menù a ca. 12 € (gulasch, spezzatino e dolce – bevande escluse + birra ca. 2 € al boccale)

Il Castello (Budavari Palota) si raggiunge tramite la funicolare  (Budavari Siklò a 900 HUF) a ca. 2 km da Vaci Utca ; per arrivarci si passa al Ponte delle Catene (Szechenyi Lachid) e dalla piazza Szecheny Ter , che è un meraviglioso parco.

In una città famosa per le terme, possiamo recarci alle Szecheny Fürdõ (entrata: 5600 HUF) nel parco Parco Városliget (tramite la metro gialla da Vörösmarty Ter a Szecheny Fürdõ) Vicino c’è  il Robinson, un ristorante sul lago dove si mangia bene per 20 € ca.

La serata non si può passare che nei Ruin Pubs (Romkocsmák), edifici abbandonati e riadattati a locali tramite materiali di recupero; di giorno servono vin brulé e di sera birra e musica. Qui la lista dei migliori. Tuttavia, potete consultare anche il sito ufficiale.

❤ Miss Raincoat