Ti leggo una Ricetta

Taroz della Valtellina

La mia nuova ossessione culinaria? Il mio nuovo comfort food? I Taroz.

I Taròz (ma si può dire anche il Taròz) sono un piatto tipico della tradizione valtellinese. Sul web si può trovare la qualunque. Tipo: che sono un piatto unico. Macché, sono un antipasto e, a veder bene, il piatto più leggero della cucina del contadino vallivo (beh, dopo la bresaola).

Taroz è una parola dialettale che significa Mescolare. Gli ingredienti sono: patate e fagiolini cornetti lessati e schiacchiati grossolanamente con un cucchiaio al quale, sul fuoco, si mescolano burro fuso con cipolla e formaggio Valtellina Casera. I più golosi ci aggiungono la pancetta. Io ho il vezzo di passarli al forno per formare la crosticina. Comunque, il risultato, è una purea grossolana cremosa e filante che costa ben 490 kcal alla porzione. Eh, vabbeh!

Che ci beviamo su?

Un vino locale DOP – Nove di Franzina

Un rosso di Valtellina dei tipici terrazzamenti di Buglio in Monte. Un vino strutturato, pulito e tanninico. Note di fico in entrata, che sfumano in prugna e ciliegia. 12% VOL

Una birra locale artigianale – ValtellIPA di Birrificio Valtellinese di Berbenno

Una IPA color giallo oro. Secca, fruttata, generosamente luppolata (amara). 5,7% VOL

Miss Raincoat

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Ti leggo un Menù

Orterie @ Stazzona / Villa di Tirano

Avevo già sentito parlare di questo posticino, però non l’avevo mai visitato in quanto – ahimé – sono un’amante ignorante della grigliata mista. Orterie è un posto dove sperimentare qualcosa di diverso. Si definisce una trattoria in quanto i proprietari hanno voluto fondere la cultura culinaria giapponese alla conoscenza vitivinicola locale, creando un ristorante vegano d’eccellenza dove i piatti proposti non solo inneggiano i sapori valtellinesi, ma li vanno anche a cercare nell’orto appena fuori al locale. Rye, del resto, è il nome della cheffa che ha saputo tradurre il suo estro e la sua esperienza in un locale che non ha eguali in tutta la valle e non è, nella definizione tipica, una trattoria. Io ringrazio Franco Bavo dell’Istituto Saraceno – Romegialli per il pranzo in catering presso il chiostro sud del Sant’Antonio di Morbegno, siccome mi ha permesso di scoprire questo luogo da pagana: mi sono ricreduta, anche noi onnivori possiamo saziarci e viziarci con le verdure.

I menù di Orterie, appunto, sono stagionali. Io ho avuto modo di assaggiare la Primavera con una vellutata di piselli, una bento box (tradotta per noi lombardi è la schiscèta, il pranzo portato da casa nel tupperware) in stile “gozen” (in giapponese è il cibo del re e, in pratica, sono dei piccoli assaggi serviti su un vassoio – qui c’erano, per esempio, il riso con la salsa cocktail, degli spaghetti di fave, le rape, insalata di grano saraceno (tipico della Valtellina) uovo sodo, i tàroz (*) ) e uno strudel alle ciliegie. Al ristorante questo menù è detto “dònguri” (ghianda), simbolo di ospitalità.

(*) tàroz (plurale, si dice “i taròz”) = piatto tipico valtellinese, forse il più “leggero”. Un puré di patate con fagiolini (i cosiddetti cornetti) conditi con burro fuso e formaggio Casera.

Per quanto riguarda la carta dei vini, la Casa consiglia: Champagne, Ribolla, Metodo Ancestrale, Riesling o un classico Rosso di Valtellina. Trovo molto interessante, se dovessi dire la mia, il Metodo Ancestrale (loro servono uno Zero Infinito P&S). Per farla breve, è una via di mezzo tra un metodo charmat (fermentazione in autoclave) e un metodo classico (fermentazione in bottiglia); insomma, si pigiano leggermente le uve in modo da fare uscire i lieviti e poi si fa fermentare il vino in acciaio inox. Nel caso di questa specifica bottiglia, il risultato è un prodotto frizzante ma non troppo, con un sapore molto rotondo e fruttato, io sento le mele Golden del suo Trentino di origine. In Borgogna lo chiamavano “guinguet” nel Cinquecento, un vino che faceva fare follie.

Miss Raincoat

Follie di Primavera grazie a Orterie 😛