Jean-Auguste-Dominique Ingres

Nome Jean-Auguste-Dominique Ingres – pronuncia: /Engr/ Per gli amici Jean Ingres – il pittore Delacroix era suo amico, ma lui lo definiva “l’apostolo del brutto”; aveva vari amici musicisti famosi, come Paganini e Litzt. I critici non furono suoi amici, i politici (come Napoleone) abbastanza Sui socials@i.ingresss
Nato a Montauban, vicino a Tolosa (Francia)
Data di nascita/morte 29 agosto 1780 – morto a 87 anni a Parigi. Questa città solo nel 1824 gli concesse la fama da divo che si meritava e, in seguito all’insuccesso del 1840 raggiungerà di nuovo Roma come direttore dell’Accademia d’Arte. Potrà ritornare a Parigi un anno dopo trionfalmente grazie a Luigi Filippo di Francia. Dopo la morte dell’amatissima morte e un secondo matrimonio, morirà di polmonite.
Segno Zodiacale Vergine
Stato Sociale Primogenito di una famiglia di sette bambini, dei quali due muoiono piccoli. Il papà era un bravo decoratore, la nonna materna una sarta, la mamma analfabeta e suo nonno materno un barbiere. Impara il disegno con il padre e in una scuola cattolica, poi chiusa in epoca rivoluzionaria. In seguito, la famiglia si trasferisce a Tolosa dove lui frequenta la Scuola d’Arte dove s’innamora di Raffaello (lo dipingerà spesso con la Fornarina, tipo fanart). Studia in parallelo anche musica, eccellendo. In francese esiste l’espressione “violon d’Ingres” = un’attivitò che si fa bene e solo per passione. Mon violon d’Ingres est l’aperitivo! A scuola vince numerosi premi. Uno lo porta a Parigi dove, ovviamente, può studiare con il maestro neoclassico J.L. David, del quale assorbe molto; l’altro lo porta in Italia dove rimane per diciotto anni in esilio volontario perché la critica francese è cattivissima con lui. Non sta molto bene economicamente perché i ricchi italiani mica sempre lo pagano (tipo i Murat che stavano galleggiando nella melma), allora si mette a ritrarre i turisti, non con poca nausea (ti capisco Gianni! Ahahah).
Stato civile Gli anni di precariato italiano furono allietati solo dal matrimonio con Madeleine Chapelle, una giovane fanciulla con cui Ingres si era fidanzato per corrispondenza, senza averla mai vista prima delle nozze, celebrate nel settembre 1813. Grazie al supporto della moglie poté risollevare le proprie sorti, dipingendo tele destinate a divenire celebri, come la Grande Odalisca. Dopo un periodo cupo dopo il lutto prematuro, arrivarono le seconde nozze con Delphine Ramel nel 1840 di ventisette anni più giovane, motivo che lo spinse di nuovo a dedicarsi all’arte e a dipingere moltitudini di donne degli harem fino a ottant’anni.

Periodo Artistico Romanticismo. Sebbene ne sia considerato uno dei principali interpreti, si vedeva meglio calato nel Neoclassico e a lui il romanticismo mica tanto piaceva. In realtà, non fu nemmeno un classicista. La sua fu un’arte davvero particolare, a cavallo tra due correnti. Ingres aveva l’impulso romantico di chi vuole penetrare il segreto del Bello naturale.
Stile Attentissimo al disegno: per lui è la parte espressiva dell’opera, che traduce con linee nette . In effetti per quanto ciò che dipinge sia statuario, è privo di ampollosità perché toglie il superfluo. L’eleganza e la semplicità la eredita da Raffaello, di cui era un fan sfegatato, ma evita i panneggi prediligendo il total nude. A livello cromatico sceglie una palette prevalentemente fredda, senza terre o rossi, anche se non percepiamo che calore nelle sue figure, con una texture di incarnati quasi fotografica.
Temi Da Neoclassico, sicuramente, non può che attingere dall’Antichità ma non disdegna temi anche molto romantici, come il sogno. Per questo da vita a un’arte tutta sua. Sembra che sia riuscito a rendere emotive le statue di Fidia. Soprattutto, i nudi femminili, che sarebbero porno censurabili se non le avesse chiamati Odalische, non esprimono un amore per l’esotico, piuttosto per la femminilità, sinuosi nei colori che fanno sembrare la pelle illuminata dall’interno e che le fanno sembrare morbide, senza struttura ossea, e nelle forme a esse. Ingres rende monumentale e divino tutto ciò che dipinge, eleva le sue figure dall’umanità dando loro una dimensione non irreale, ma surreale. Infatti, fu apprezzato anche dai Contemporanei. Le sue donne non sono mai in mostra, anzi, sempre spiate in un momento di relax . Cosa fai quando nessuno ti guarda?

Talento, avaro, crudele, collerico, sofferente, straordinario miscuglio di qualità in contrasto, messe tutte quante al servizio della natura, e la cui stranezza non costituisce di certo una fra le cause minori del suo fascino: fiammingo nella stesura, individualista e naturalista nel disegno, volto all’antico per congenialità, idealista per ragionamento – Charles Baudelaire

*Canzone Assegnata “Mediterranea” di Irama (2020)

Elenco delle Opere nel Video

(*in ordine cronologico e non di comparsa nel video)

Gli Inviati di Agamennone

École nationale supérieure des Beaux-Arts di Parigi – 1801 – 110 x 155 cm

Fu prodotto espressamente per il Premio di Roma. Ingres a capire che conosce l’Iliade, per esempio dipingendo Patroclo e Achille insieme. Fa emergere l’imprintig con il maestro David e l’impostazione neoclassica monumentale.

Napoleone I sul trono imperiale

Musée de l’Armée di Parigi – 1806 – 259 x 162 cm

Concepito come propaganda politica. La critica disse che faceva davvero schifo, anche se nei libri di Storia odierni viene spesso usata. In effetti, Napoleone non era così bello e qui sembra più Giove. In un unica opera Ingres riesce ad inserire tutta la Storia di Francia, solo nei dettagli. Ingres è bravo nel rendere qualsiasi soggetto, qualsiasi ritratto, divino.

L’Orangerie di Villa Borghese a Roma

Museo Ingres di Montauban – 1807 – 17 x 17,5 cm

Fa parte dell’esperienza italiana di Ingres. Il paesaggio non fu uno dei suoi stili privilegiati, infatti è “solo” una bella cartolina, che però esprime il suo amore per l’Italia che a differenza della Francia lo accolse. La solita battuta dei bidet!

La bagnante di Valpinçon

Museo del Louvre di Parigi – 1808 – 146 x 97,5 cm

Uno dei primi approcci con i nudi di schiena e apprezzato per la delicatezza cromatica. Vapinçon fu uno dei proprietari; la Bagnante è una donna che sta per farsi il bagno. L’opera è dissacrante, ma nel modo senza tempo in cui lo possono fare solo dei nudi perfetti, non volgari, perché non esistono ma sono bellissimi. Inoltre, è sensuale perché non si mostra. Viene ripresa dal dadaista Man Ray con la famosa fotografia “a violino”.

Edipo e la Sfinge

Museo del Louvre di Parigi – 1808 – 189 x 144 cm

In questa opera giovanile, Ingres dipinge il momento è quello in cui Edipo risolve l’enigma e ha salva la vita. Molto in stile classico, viene inserita a man bassa la contrapposizione buio=forza bruta e luce=intelligenza.

Giove e Teti

Musée Grane di Aix-en-Provence – 1811- 324 x 260 cm

La materia è presa dall’Iliade, che Ingres la conosceva bene: ci mostra la mamma di Achille che implora Giove di favorire i Troiani. Era l’episodio preferito di Ingres. Ne era compiaciuto disse “anche i cani che vogliono azzannarmi dovrebbero rimanerne commossi”, invece i critici sentenziarono che Teti aveva il collo lungo, come se avesse problemi alla tiroide. Per me è un manifesto agli uomini con la barba! (Ahahah)

Il sogno di Ossian

Museo Ingres di Montauban – 1813 – 348 x 275 cm

L’opera più aderente al Romanticismo. Ossian era un bardo irlandese, un cantore-poeta e in quel periodo le sue traduzioni erano molto di moda, tipo Mercoledì Addams – piaceva molto anche a Napoleone. Ossian sta sognando parenti, donne e guerrieri del Passato. I critici dissero che era una roba strana grigia. Non tratta il tema con frenesia come gli altri pittori che si ispirano, ma c’è la sua iconica calma. L’atmosfera lunare è perché era stato concepito come un dipinto per camera da letto.

(*) La Grande Odalisca

Museo del Louvre, di Parigi – 1814 – 91 x 162 cm

I critici dissero che era sproporzionata. Oggi è considerata meravigliosa. Una donna bella che non sa di esserlo e che non è nuda per provocazione, ma perché si sta riposando – sei tu che la stai spiando. Lei aspetta qualcuno con modestia e senza lacrime, è fiera e delicata al contempo. Una delle iconiche Odalische ispirate alla Fornarina e a tutte le donne sensuali dell’antichità. Per questo, è immortale.

Ritratto di Madame de Senonnes

Museo di belle arti di Nantes – 1816 – 106 x 84 cm

A Roma, Ingres incontra l’amante del Visconte di Senonnes. Per molto tempo fu creduto che Maria fosse di Trastevere, invece era una borghese francese. Era figlia e moglie di un mercante di stoffe, che la portò a Roma, ma non andavano d’accordo e divorziarono. Per molto tempo non si poté sposare con il visconte per il pregiudizio e per la disparità sociale. Ci mostra com’era una donna sensuale ottocentesca, sicura di sé e un po’ odalisca. L’espediente dello specchio viene usato spesso nei ritratti di Ingres, non in chiave simbolica ma per dilatare gli spazi.

Apoteosi di Omero

Museo del Louvre di Parigi- 1827 – 386 x 515 cm

Considerato il Manifesto del Neoclassicismo. Omero, al culmine della sua carriera, vine e incoronato davanti a un tempio greco in mezzo a una folla di poeti antichi e moderni. Sedute sotto di lui ci sono l’Iliade e l’Odissea. Lui è ieratico, come gli dei antichi. La composizione ricorda la Scuola di Atene di Raffaello, il suo idolo.

Odalisca con Schiava

Fogg Museum di Cambridge – 1839 – 72,1 x 100,3 cm

Viene apprezzato molto dalla critica. Rappresenta come gli occidentali si immaginavano un harem, ossia con le odalische nude. Le immaginano come principesse che si dedicano solo all’ozio. Lo strumento della schiava è il tanbur, un liuto a manico lungo (che ricorda le forme delle Odalische di Ingres). Per Ingres le odalische sono delle Veneri che non sono statue, bensì vere – ma solo nei sogni.

Antioco e Stratonice

Museo Condé di Chantilly – 1840 – 77 x 61 cm

L’impianto ricorda molto David – a me personalmente ricorda i suoi Curiazi. Il letto ha le forme di una sorta di monumento funebre greco. Il tema è preso da Plutarco. Stratonice, figlia di Demetrio, re macedone (di cui Plutarco è biografo), sposa il padre di Antioco, un generale di Alessandro Magno. Antioco se ne innamora segretamente e la passione lo divora, fino alla malattia. Il momento è quello in cui Stratonice entra nella stanza, lui muore per battito accelerato e si scopre quale fosse l’origine del suo male.

La Sorgente

Museo d’Orsay di Parigi – 1820 e 1856 163 x 80 cm

Realizzato in molto tempo e terminato da anziano, quando era molto conosciuto. Lo sfondo è creato da allievi. Rappresenza l’ispirazione artistica, ma è anche pieno di allusioni erotiche donna-natura. Pare che la modella sia la figlia della sua governante, forse non più vergine a causa sua. Eh, i settantenni di una volta!

Il Bagno Turco

Museo del Louvre di Parigi – 1862 -108 x 110 cm

Uno dei suoi dipinti più noti. Sicuramente è come la sintesi di tutto il suo operato che, temporalmente, prende tutta la prima metà dell’Ottocento e cita alcune opere – è un suo greatest hits. Solo successivamente viene trasformata in un tondo e ha alle spalle tre anni di realizzazione. La versione rettangolare fu di Napoleone che lo restituì. Rappresenta un harem di lusso in un momento di relax tra le ragazze, quindi sensuale in quanto intimo. Quella con la mano su volto è la sua giovane seconda moglie. Da notare che lui in Oriente non c’è mai stato, è come se lo immaginava e come ne aveva sentito parlare.

*Nel video compare anche uno studio per un nudo che qui non è citato!

Miss Raincoat

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“La Sorgente” di Jean Auguste Dominique Ingres

Dante, a naso, diceva che l’Amore move il sole e le altre stelle. Come contraddirlo? Il resto fa solo girare i co***i! Buon San Valentino ai fans degli Unicorni!

1820/56 – olio su tela di canapa – 163×80 cm – Museé d’Orsay (Parigi)

Quest’opera fu iniziata a Firenze (se notiamo, il tema è alquanto italianamente rinascimentale, sulla scia di Sandro Botticelli) e finita, in un secondo momento, a Parigi. Fu mostrata al pubblico quando Ingres, pittore belloccio assimilabile a Luca Argentero, era già un professionista di fama, molto copiato e con molti followers. Questa tela è considerata l’apice della sua esperienza nel Neoclassicismo, benché sia stata rivisitata anche dai colleghi delle Avanguardie, come Picasso e Degas.

Io la considero, più che iconica (perché di Ingres io conosco bene le Odalische), particolare. Ha delle dimensioni prevalentemente verticali, che la volevano collocata nel contesto di un’alcova (beh, in effetti il tema della “sorgente” – lì da da dove tutto inizia – ci sta); ha una base in tela di canapa (la quale conserva l’ineccepibile brillantezza dei colori nel tempo, firma indiscussa di questo artista) ed è una sorta di featuring, in quanto Ingres si avvalse della collaborazione di due suoi allievi per lo sfondo e il vaso.

Il modello iconografico è quello della Venere Pudica. In molti pensano che questo modo di rappresentare la dea dell’amore e della bellezza comporti necessariamente il fatto che lei si copra le vergogne. Al contrario, è un preciso scatto della vita intima della dea, cioè il bagno (simbolo di purificazione), quindi un modo di rappresentare un nudo non cafonazzo. Un porno poetico.

Le donne che rappresenta questo pittore, a mio avviso, sono le più sensuali di tutta l’Arte. Ingres le dipingeva sinuose e quasi innaturalmente allungate, in modo da ricercare delle linee arabeggianti. Inoltre, questo artista fa dei miracoli con i colori. L’incarnato delle sue muse risulta luminoso e vellutato, che sembra illuminato dall’interno, caldo, come se si potesse (quasi) toccare con mano. Ma non si può! In questo caso specifico la protagonista ha una posa esagerata, sembra quasi una statua messa in una nicchia di roccia, un naos greco, la cella sacra dove potevano entrare solo i sacerdoti del tempio.

L’elemento simbolico di questa composizione è l’acqua. La modella impersonifica una naiade, una ninfa delle acque dolci, immortale, guaritrice e profetica. Lei è la sorgente, sottomessa alle forze della Natura, ma che al contempo riesce a maneggiarle per creare l’amore e la vita. Di fatto, è lei che divide in tre l’acqua che sgorga dal vaso (simbolo del ventre): le grazie che poteva offrire la donna a un uomo, splendore, gioia e prosperità. L’acqua viene dipinta in un modo che fotograficamente definiremmo “con tempi di esposizione lunghi”, ossia spumosa e palpabile – come a dire che, anche se tutto scorre, per certe cose, per quelle là, ci si deve prendere tempo…

Il tutto è incorniciato da alcune specie floreali non scelte a caso. La margherita a destra è il fiore dell’innocenza; il narciso a sinistra è la vulnerabilità davanti all’uomo che vuole cogliere il fiore; infine, in alto, l’edera che tutto infesta: le emozioni forti e ingovernabili, l’estasi, ma anche la rigenerazione.

La modella era la giovane figlia, ipotizziamo quindicenne, della portinaia di Ingres. Alcuni critici dissero che il prezzo che la ragazza dovette pagare al pittore per vedere il suo sogno d’innocenza immortalato sulla tela per sempre fu la sua verginità. Parla, la gente purtroppo parla. Pensiamo soltanto a Paolina Borghese, la quale, qualche anno prima, fu scolpita da Canova praticamente senza veli su un materasso. Circolavano vari gossip sul quello che era avvenuto su quel divano, ma l’arguta principessa la chiuse così “Sì, certo, ero nuda davanti ad Antonio Canova, ma la stanza era abbastanza riscaldata!”.

Miss & Mr Raincoat