Dante Gabriel Rossetti

Nome Gabriel Dante Rossetti per gli amici Dante Gabriel Rossetti (lo inverte perché era un grande fan di Dante Alighieri) sui socials @dg.rossetti
Nato a Londra, Regno Unito
Data nascita/morte 12 maggio 1828 – morto a 54 anni. Dopo la morte prematura di sua moglie Lizzie cade nella tossicodipendenza. I suoi amici lo osannavano e nutrivano per lui un amore quasi malato, amavano il suo personaggio più che altro. Lo convincono a riesumare i poemi che aveva seppellito con la consorte, che erano abbastanza piccanti, perciò alla pubblicazione risultano un flop. Cerca di uccidersi e viene salvato per poco. Muore paralizzato agli arti.
Segno Zodiacale Toro
Classe Sociale Suo padre, librettista lirico e curatore museale a Napoli, fugge a Londra perché aveva partecipato ai moti insurrezionali. Lì, divenuto insegnante d’Italiano, sposa la sorella di John Polidori, medico di politici e di artisti di spicco e anche primo ad aver scritto un racconto sui vampiri. Fu dal padre che ereditò l’amore e la curiosità per Dante Alighieri. Sua sorella Christina diventerà una poetessa, sua sorella Francesca un’educatrice e suo fratello William Michael un critico letterario.
Stato Civile Le modelle dei pittori, a quell’epoca, ne diventavano obbligatoriamente anche le amanti. Così fu anche per quelle di Rossetti. Lizzie, però, dopo dieci anni diventò sua moglie (posò anche per suoi amici). Era una ragazza molto povera, molto dolce ma anche molto colta. Soffriva spesso di nevralgia, curata con il laudano il quale dava dipendenza. Erano pressoché coetanei e lei muore a trentatré anni suicida nel 1862. Rossetti, dato che era un reato, nasconde la lettera d’addio. Il motivo scatenante fu il parto di un bambino nato morto unito all’infedeltà malcelata del marito. Con lei, Rossetti seppellisce un gruppo di poesie incompiute. Dopo la morte di Lizzie cerca amanti fisicamente uguali a lei. La principale è Jane, la moglie dell’amico scrittore William Morris che lo ospita dopo il tentato suicidio. Negli ultimi anni ci fu Fanny, che era la sua domestica. Alexa, invece, un’aspirante attrice figlia di operai, non fu mai sua amante perché non voleva rovinarsi la reputazione.

Periodo Artistico Fu uno dei fondatori della Confraternita dei Preraffaelliti. Nasce come un distacco dai dettami della Royal Academy e propone un ritorno all’Arte prima di Raffaello con temi fortemente medievali ma fortemente connotati dall’erotismo. Praticamente, è la risposta inglese alle varie esperienze di entusiastica avversione di tutti i giovani artisti d’Europa. Rossetti, pur essendone uno dei sostenitori, poi se ne discosta anche se rimane non-convenzionale giusto per il gusto di essere rifiutato dalla società.
Tecnica e Stile La dimensione dei suoi dipinti non è mai megalomane e il suo utilizzo dell’olio su tela non è eccellente. Si può dire che il successo della sua opera sia dovuto al suo genio di saper trasporre in pittura la poesia (altro suo grande interesse). Le sue opere sono molto piatte e intricate, senza spazi vuoti, un po’ come le miniature. I colori sono molto opachi perché hanno una larga quantità di bianco, purché molto profondi e vibranti (perché densi). Studia molto le cromie per gli incarnati. I suoi tocchi sono delicati quanto appassionati. Dopo la morte di Lizzie compie una ricerca sui ritratti, prevalentemente mezzi busti. Secondo lui i ritratti, specie quelli di Tiziano, sono stati molto sottovalutati nella storia dell’arte solo perché semplici.
Temi Rossetti ama tutto ciò che è italiano, per retaggio. La sua fantasia è stuzzicata spesso da Dante e dalla Vita Nova (che lui tradusse in Inglese), dove il Sommo parla del suo amore giovanile per Beatrice, la donna idealizzata. La sua pittorica va ad evidenziare il suo carattere complesso e la sua ambivalenza, il pittore e il poeta. Fu talentuoso e insofferente a causa del suo carattere dominante, carismatico e affascinante. Era ossessionato dalla sensualità delle donne: ne derivano dei soggetti femminili con pelle diafana, capelli ramati e labbra rossissime. Le sue donne sono fate, qualcosa tra il santo e il diabolico,decise e penetranti a livello mentale. Il suo essere diverso dai Preraffaelliti sta nella ricerca del fuoco che anima il cuore dei suoi soggetti, come se volesse dipingere il battito del cuore femminile. Il suo ideale di bellezza era Lizzie e viceversa. In generale, a lui piacevano molto le donne ma sapeva di doverne averne paura.

*Canzone Assegnata: “Sei Bellissima” – Loredana Berté (1976)

Elenco delle Opere nel Video

(*in ordine cronologico e non di comparsa nel video)

Ecce Ancilla Domini

1850 – 72×41 cm – Tate Gallery di Londra
Annunciazione molto realistica, soprattutto negli atteggiamenti. La Madonna, dissacrante e poco iconografica, è spaventata e anche molto sensuale. La modella è la sorella Christina.

Bocca Baciata

1859 – 32×17 cm – Museum of Fine Arts di Boston
Quest’opera consacra Rossetti come pittore. Riprende un proverbio italiano. Allude all’esperienza sessuale, che è bene farsela perché è naturale e non fa sfiorire la bellezza, anzi… Si riferisce anche alla novella di Boccaccio “Alatiel” (che sposa un Re nonostante si sia data parecchio da fare). La modella è Fanny, la domestica-amante.

L’Amata

1866 – 80×76 cm – Tate Britain di Londra
Si rifà al Cantico dei Cantici. Una sposa circondata dalle ancelle vergini scosta il suo velo, si mostra disponibile. La paggetta con la pelle scura contrasta con il suo incarnato bianco e con i suoi capelli rossi. L’ispirazione è presa dall’Olympia di Manet che Rossetti aveva appena visto.

Pia De Tolomei

1868 – 105×121 cm – Spencer Art Museum di Lawrence
Si riferisce a un personaggio del Purgatorio di Dante, una donna imprigionata e avvelenata dal marito. La modella è Jane Morris al tempo dell’inizio della relazione con il pittore e ne traspare un odio per il marito, forse una giustifica al suo gesto infedele. In realtà, lei aveva i capelli neri, ma Rossetti la dipinge un po’ più come Lizzie.

Lady Lilith

1868 – 96×85 cm – Art Museum del Delaware di Wilmington
Racconta la prima moglie di Adamo, abile seduttrice e assassina di suo figlio. Fu commissionata da un ricco armatore insieme a una Sibilla, per mettere accantola bellezza fisica alla bellezza spirituale di una donna. Riprende il “Faust” di Goethe il quale suggerisce di guardarsi della magia dei capelli di una donna, che una volta che te li attorciglia al collo non te li liberi. La modella fu Fanny, ma poi un paio di anni dopo il viso fu cambiato con quello di Alexa.

(*) Beata Beatrix

1872 – 86×66 cm – Tate Britain di Londra
Prende dalla “Vita Nova” l’episodio in cui Dante osserva la giovane Beatrice lasciare la vita terrena e diventare gloriosa in una sorta di estasi mistica. L’opera rende eterno il riposo della sua Colomba, così come chiamava Lizzie. Con questo dipinto viene idealizzata la bellezza femminile, peccaminosa e sacra al contempo – la firma di questo pittore.

La Ghirlandata

1873 – 124×85 cm – Guildhall Art Gallery di Londra
Delle lunghe dita sottile accarezzano le corde di un’arpa che suona una musica silenziosa, che l’uomo in quanto maschio può ascoltare ma mai capire. I fiori simboleggiano un amore seducente, ma anche cupo. Poiché l’amore è sia farmaco sia veleno, così come certe erbe presenti in natura.

Persefone

1874 – 125×61 cm – Tate Britain di Londra
L’iconografia allude alla tragicità del suo matrimonio. La melagrana rappresenta la fedeltà e fa risaltare la bocca e contrasta con il verde acquamarina del soggetto, che è la Regina dell’Oltretomba e può vedere al di là delle cose anche se è amareggiata. Del resto, la modella è Jane Morris, con la quale sostituì Lizzie.

Venere Verticordia

1878 – 98×70 cm – Museo e Galleria d’Arte Russell-Cotes di Bournemouth
Su commissione di un mecenate che aveva visto la bozza a carboncino, Rossetti realizza in un secondo tempo l’olio. La “Venere che cambia i cuori”è una dea giovane seminuda con i capelli ramati, sensuale all’inverosimile ma porta l’aureola della santità. Il pomo è la quintessenza del peccato e della discordia. La freccia, però, è puntata verso il suo cuore. Le farfalle rappresentano l’anima. Questo è un dipinto molto erotico – l’unico nudo del palmarès di questo pittore – che riscatta la sensualità dal peccato. Un viva la F***, messo in poesia. La modella è Alexa.

Monna Vanna

1886 – 89×86 cm – Tate Britain di Londra
La versione di Rossetti della Monna Lisa, un ritratto di una donna italiana, opulenta e indomita. Allude anche alla Primavera. Nella “Vita Nova” Monna Vanna era la compagna di Guido Cavalcanti, grande amico di Dante. La modella è Alexa.

Miss Raincoat

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Vittoria Ligari

Vittoria Ligari era una donna. Ma dai? Aspetta, sarò più specifica.
Vittoria era una donna settecentesca che decise che anche se le piacevano tanto i vestiti e dipingere, non le andava né di sposarsi né di prendere i voti. Era intelligente, bellissima, con un carattere indomito. Sicuramente, aveva ereditato il piglio dalla nonna paterna Mottalini, la quale era originaria di Rodolo – da dove discende anche la mia famiglia materna
😛

Vittoria Ligari nasce a Milano il 14 febbraio 1713, primogenita dell’indimenticato Pietro Ligari.
Era una fangosa giornata di pioggia quando venne al modo ma suo padre, conosciutissimo e apprezzatissimo in tutta la Lombardia e non solo nella Valtellina “svizzera”, le riservò un battesimo sontuoso quasi quanto quello della Principessa Indiana (dipinto da Pietro per la Cappella del Palazzo Sertoli Salis, oggi sede della Banca Credito Valtellinese a Sondrio).
Fu appunto suo padre ad insegnarle a dipingere e a volere che studiasse sia le nozioni scolastiche sia musica (a differenza del fratello Cesare, violinista, lei era abile nel canto e con il clavicembalo). Inutile dire che per Pietro lei era la figlia perfetta: ne andava talmente orgoglioso che nel Palazzo Salis di Coira la dipinge come impersonificazione della Musica.

Visita Virtuale Palazzo Salis di Coira (*cfr. il plafone della Sala Cinese con Vittoria che suona il liuto)

Con il fratellino Cesare non c’è mai stata alcuna rivalità. Anzi, Vittoria era l’unica capace di tenerlo a bada e lo ammoniva spesso. “Dipingi solo per dannato interesse!” gli ripeteva. Per lei, invece, l’Arte era tutto quello che la faceva stare in vita. Fu una collaboratrice instancabile nella bottega, sia per Pietro sia per Cesare. Non si allontanò mai dalla sua famiglia e seguì il fratello anche nella malasorte a Como, sfiorando di poco la bancarotta. Dopo la morte di Cesare e del piccolo nipote Cesarino, ritornò a Sondrio e si occupò degli orfani e della vedova Lucrezia. Sopravvisse al fratello per altri tredici anni, anche se dall’età di trent’anni assumeva laudano (un antidolorifico a base di oppio e alcool) perché dei dolori lancinanti l’assillavano in continuazione. Morì a Sondrio il 9 dicembre 1783.

Cesare, d’altro canto, la descriveva così: “non si è adattata ai soliti impieghi femminili”. Era un mondo ancora troppo virile. Di lei ci rimane un’unica opera firmata e varie attribuzioni (delle quali una è rimasta sepolta nella frana che cancellò per sempre Sant’Antonio Morignone nel rovinoso 1987). Secondo me, a lei importava ben poco di scrivere il suo nome – sapeva che, a un certo punto, in secoli migliori, sarebbe venuta fuori la verità. Vittoria dipingeva, intanto gli altri due, in pernicioso sottofondo, Pietro e Cesare, litigavano per i soliti motivi per i quali bisticciano genitori e figli…

Vittoria aveva uno stile soave, si può dire che aveva un delicato tocco femminile che suo fratello le invidiava (cfr. gli studi per le mani per l‘Addolorata e per i putti, eseguiti per opere che poi firmavano i maschi di famiglia). Le sue composizioni, semplici ma dettagliate, vengono tinte, però, con toni molto decisi.
Il suo ruolo in bottega era quello di restauratrice o di rifinitrice. Chi se non una donna poteva aggiungere i dettagli in un’opera? Quindi si può dire che in ogni opera ligariana ci sia anche lei.
Qualche volta poteva realizzare dei quadretti devozionali che la Bottega regalava in omaggio ai clienti, soprattutto delle Madonne del Buon Consiglio (i Ligari erano devotissimi a questo culto).
Qualche volta poteva realizzare le tele seriche, che servivano per celare spettacolarmente le opere titolari nelle chiese durante i giorni feriali.

Nelle sue attribuzioni, le mie preferite sono le due tele del dittico di Mosè – soprattutto per la conoscenza intellettuale delle fonti bibliche. Queste tele oggi appartengono alla Banca Popolare di Sondrio, ma originariamente furono commissionate dalla famiglia Odescalchi di Como. Le opere, molto moraleggianti e quindi ligie allo stile di papà, inscenano il rifiuto della regalità, espressa con un Mosé bambino che calpesta la corona e rifiuta il latte materno. Tuttavia, più che essere impregnate di drammaticità sono più delle calme sacre conversazioni: c’è molto calore rosso, molta armonia e molta ricercatezza.

L’unica opera che porta la firma di Vittoria Ligari è frutto di uno degli alterchi di Cesare. Pietro era morto già da quattro anni e la fama della bottega stava precipitando. Cesare non aveva ancora conosciuto nemmeno Giampietro Malacrida… Il cugino Pier Angelo Mottalini, parroco di Lanzada, aveva commissionato a Cesare una pala per l’Oratorio di Ganda. Dopo una tortuosa trattativa per il prezzo, Vittoria decise di dipingere e autografare l’Addolorata tra Francesco di Paola, Santa Maddalena e San Vincenzo Ferreri.
In una struttura poco complicata e piramidale, nella quale predominano il blu e il rosso, ci commuovinamo in un coivolgente abbraccio, un dolore collettivo, attorno alla sofferenza composta di Maria che invoca il Cielo mentre viene trafitta dalle iconografiche sette spade. Le tre croci sul Golgota sono messe sullo sfondo e l’unico segno di dolore scomposto è la posizione della Maddalena ai piedi di Maria, che porta lo spettatore ad identificarsi con l’approccio umano al compianto.

Vittoria Ligari era una donna.

Miss Raincoat

** Alcune letture consigliate dall’Unicorno **

Laura Meli Bassi “I Ligari: una famiglia di artisti valtellinesi del Settecento”

Angela Dell’Oca “La chiesa della Beata Vergine Maria dei sette dolori di Ganda e i suoi tesori”

Emanuela Nava “Tra la Terra e il Cielo: Pietro, Cesare, Vittoria Ligari – una famiglia di artisti” (questa è una lettura per bambini, ma le illustrazioni sono bellissime 🙂 )