“Ballons” di Malcom T. Liepke

Oggi parliamo di un artista vivente (nato il 31 ottobre 1953 negli Stati Uniti) e di un pittore praticamente autodidatta, dato che l’Accademia d’Arte l’aveva stufato già dopo un anno, quando fece le valige per New YorkSintetizzando l’arte dei maestri del passato, ne deriva un approccio totalmente proprio che ci fa sembrare le sue opere sia familiari sia uniche.

La sua tecnica è chiamata pittura bagnato su bagnato. Fu la tecnica preferita dagli Impressionisti, perché duttile nei panorami all’aperto. Gli strati di colore ad olio vengono sovrapposti l’uno all’altro senza aspettare l’asciugatura; è richiesto che il pittore sia molto esperto, poiché la totale instabilità non abbia la meglio sul processo creativo: i colori potrebbero mischiarsi troppo, se lui non avesse bene in mente che cosa e come lo vuole dipingere. Ma l’artista riuscirà nel suo intento quando, a fine dell’esecuzione, si troverà davanti a dei colori definiti ed avvolgenti, brillanti ed armonici. Inoltre, la sovrapposizione dei colori esalta lo spessore a rilievo sulla tela, facendo ottenere pennellate dense e vigorose, ma mai violente, piuttosto sciolte e sicure. La tavolozza di Liepke è composta da cromie neutre, tra i toni poco squillanti del verde e del grigio. Si potrebbe dire che le sue cromie siano sottovoce e patinate da quella polvere della quale sono fatti i pensieri più reconditi.

“Ballons” – 2017

Così come faceva Degas nel suo studio, anche lui fotografa le sue modelle in momenti rapiti al tempo e poi li rielabora sulla tela in un secondo momento, cercando di perpetuare l’impressione di un attimo. E così come quelli di Degas, anche i soggetti di Liepke ci paiono come spiati attraverso il buco della serratura. Di primo acchito, ci sembrerebbe di trovarci davanti a un esercizio di stile morboso, il solito nudo, il sesso che vende, ma qui il contatto visivo crea un rapporto di empatia con le protagoniste dei dipinti, le quali non risultano né scandalose né volgari, soltanto sensuali nella loro più sadica sincerità – così come fecero Courbet con l’Origine du Monde o, in chiave più floreale e metafisica, la O’Keeffe. La verità delle donne ci viene mostrata con crudo realismo, nella fisicità tangibilmente carnosa, nelle espressioni mal celate, nelle emozioni pure, nei piccoli dettagli mai tralasciabili, nei pensieri censurati che diventano segreti… (spesso, l’artista ricorre anche all’escamotage della ripresa di spalle). Lui tutto questo lo definisce le ombre della notte. Vasco, invece, ce l’ha messo in musica nella sua Albachiara.

“Night Shadows” – 2015

Liepke ci mette davanti , quindi, con irruenza ritratti di donne bellissime – anzi, glamourous, ossia irrestistibilmente attraenti. Qui, è una ragazza mora con labbra laccate di rosso che si diverte più o meno consciamente ad una festa di compleanno (magari, nemmeno la sua). I palloncini sono simbolo di infanzia, di leggerezza dello spirito, di sogni e di allegria colorata.

L’artista ci parla delle donne come creature in grado di provare gioia, dolore e amore nello stesso istante intimo di introspezione. I suoi nudi (che lo sono anche quando rimangono vestiti) sprigionano luce dall’interno – una modernizzazione delle Odalische di Ingres. Femmine: indomite, fiere, feroci, inaccessibili, sdegnose, ma pur sempre e solo amabili.

❤ Miss Raincoat

*°Letture consigliate dall’Unicorno°*

  • “Ingres” di Marco Fabio Apolloni
  • “Courbet” di Jean Jaques Fernier
  • “Donne” di Marta Alvarez Gonzales e Simona Bartolena
  • “Le disobbedienti. Storia di sei donne che hanno cambiato l’Arte” di Elisabetta Rasy
  • “Le donne nell’Arte” in Rivistadada n.37 / Artebambini (per spiegarlo anche a tu* nipote)
“Biker Girl” – 2017
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