Che fare per non rassegnarsi al fatto che l’estate ci sta salutando con la manina? Semplice, spostarsi là dove nasce la Valtellina, a Teglio, adagiato su una soleggiata terrazza retica a circa 900 metri d’altitudine e noto per aver dato i natali ai Pizzoccheri.
Ricetta dei Pizzoccheri (Accademia di Teglio)
(* per chiudere il discorso mangereccio, pare che il Grano Saraceno sia stato introdotto in Valtellina nel Seicento, al tempo del governo grigione di Giovanni Guler Von Weinech)
Cosa vedere a Teglio?
La prima tappa della nostro gita non può che essere Piazza S. Eufemia. L’esterno della Chiesa di Sant’Eufemia è medievale nella struttura (p.e. le lesene con il pinnacolo, l’ogiva del portale e la cordonatura delle colonne degli stipiti), rinascimentale nel protiro e nel rosone (attribuito ai Rodari, presenti anche a Ponte, Morbegno e Tirano, promotori del Rinascimento in Valle) e, soprattutto, nei motivi floreali simbolici (rose, fiori di loto, delfini, tutti alludenti alla Mater Dei). Le due costruzioni che si affacciano sul sagrato sono l’Oratorio dei Bianchi (con affreschi cinquecenteschi di Giovannino da Sondalo), ossia dei Battuti di S. Bernardino da Siena, dirimpetto e, a destra, l’Oratorio dei Neri, ossia del Suffragio dei Defunti/S. Luigi Gonzaga (in stile barocco).
Ci accingiamo, così, ad ammirare l’opulenza e lo studio luministico dell’interno della Collegiata (è una Cattedrale senza Vescovo, ossia). Consacrata nel 1117 e dipendente direttamente al priore di Milano fino al Cinquecento, fu una di quelle chiese dedicate a Santa Eufemia per copiare la basilica bizantina di Calcedonia, dove fu ratificata la duplice natura di Cristo; Teglio, protetta dal Castello, era un luogo ideale da dove avviare l’evangelizzazione di una Valle ancora pagana. L’altare maggiore è ovviamente dedicato alle Storie di Sant’Eufemia; nella navata sinistra troviamo una serie di dipinti del “periodo grigione” (metà Cinquecento) di Gian Giacomo Barbello, distribuiti nelle varie cappelle: San Giovanni Battista, San Sebastiano con teca del Cristo (è una particolare statua snodabile a seconda della posizione che gli si vuol fare assumere), Fonte Battesimale (‘500) e Sacro Cuore (Oratorio dei Bianchi); nella navata destra l’impianto è settecentesco: la prima cappella è dedicata a San Francesco Saverio (Oratorio dei Neri), la mediana a S.Antonio abate (con tela di Giovanni Pietro Romegialli) e l’ultima alla Madonna del Rosario – nella stessa navata compaiono dei lacerti di una precedenti dipintura cinquecentesca con iscrizioni gotiche e Santi (S. Antonio, S. Elena, S. Vincenzo e S.Caterina d’Alessandria).
Usciti dalla chiesa, percorriamo il Viale delle Rimembranze al lato del Parco e dell’Anfiteatro fino a raggiungere via Besta.
La visita del Palazzo Besta è d’obbligo (info), a pagamento e con visita guidata di un’oretta – 4€ intero.
Il palazzo rinascimentale è la testimonianza della volontà dei nobili di ricercare il bello in un’opera d’arte: ne è un valido esempio il loggiato interno affrescato non solo con i ritratti di famiglia, ma anche con le Scene dell’Eneide. Al piano nobile sono visitabili il Salone d’Onore (Scene dell’Orlando Furioso), la Sala da Pranzo e la Biblioteca con il soffitto a ombrello, la Saletta della Creazione (con un raro mappamondo affrescato di fine Quattrocento, con le Americhe – e una specie di enciclopedia illustrata di animali reali e fantastici) e varie Stüe rivestite in pino cembro e con cassettoni meravigliosamente disparati. L’ultimo piano, un tempo residenza della servitù, presenta ricostruzioni di affreschi riportati qui da altre dimore nobili valtellinesi, ma conserva anche l’alcova per l’amante, una stanza “a baule” interamente in legno e la piccionaia. Il palazzo nasconde anche vari segreti e stramberie del noblesse oblige: dalle camere separate per marito e moglie, insieme per convenienza e da soli nelle stanze private, alla sepoltura di un fido piccione). Al piano terra è stato allestito l’Antiquarium Tellinum, con le tre Stele di Caven (tra le quali la Grande Madre, dea della fertilità preistorica)
Se il pancino comincia a brontolare nella stessa via c’è il Ristorante Pizzeria “Al Castello”. Io ho pranzato nel giardino,che guarda verso il Palazzo Besta, comunque ben isolato da una siepe e tanti fiori. Con ca. 20€ ho gustato il Menù Degustazione (tagliere di affettati, sciatt, pizzoccheri, formaggi, gelato mantecato al Braulio, caffé + acqua e vino).
Per smaltire la rusticità della cucina valtellinese, ripercorriamo Viale delle Rimebranze e prendiamo il sentiero tra i boschi verso la Torre de Li Beli Miri (infatti, la vista da qui e dalla cima della torre, che si può “scalare”, è meravigliosa) – il percorso è fattibile anche senza particolare amore per le passeggiate e dura 10 minuti se si va piano.
La conclusione della gita avviene, appunto, sul dosso del Castrum Tilii, il castello dal quale prende il nome la Val – Tellina. Del maniero, oggi restano la dominante torre e i ruderi della Chiesetta di Santo Stefano, al servizio delle milizie castellane.
❤ Miss Raincoat