Siamo agli sgoccioli della Quaresima, quindi quadro bello pesantone!

Il nostro autore, Henry Wallis, faceva parte della Confraternita dei Preraffaelliti, molto gettonata nei viaggi mentali di codesto blog. Breve ripasso: i Preraffaelliti erano dei ragazzacci che amavano le favole tragiche del Ciclo Arturiano e lo spregiudizio delle donne con le labbra rosso coca-cola.
Si può dire che quest’opera, per quanto ne abbia dipinte molte, rimanga la one hit wonder di questo pittore che, però, si propone un soggetto diverso rispetto gli altri colleghi. Thomas Chatterton era un poeta, che sarebbe rimasto sconosciuto ai più se non si fosse avvelenato con l’arsenico dopo aver distrutto tutti i suoi ultimi manoscritti. Il suicidio avvenne il 24 agosto 1770 e questa tela fu dipinta quasi novant’anni dopo, a testimonianza che Chatterton fosse diventato l’emblema del martire degli artisti.
Perché Thomas, allora diciassettenne, si uccise? Si era proposto al mondo delle Lettere come imitatore della poesia medievale, ma non stava facendo molti soldi. Gli editori lo riempivano di false promesse oppure gli consigliavano di scrivere qualcosa di più leggero. Aveva imparato a scrivere emulando gli epitaffi delle tombe ed era cresciuto come un bambino sia capriccioso sia solitario, spesso anche bullizzato dai coetanei perché cadeva in stati catatonici o scoppiava in pianti improvvisi. Morì in un sottotetto di una casa londinese, nella solitudine, nella miseria e nella follia della vena artistica.
Questa tela è molto audace. I colori spiccano sul buio dello sfondo, uno spazio angusto illuminato solo dalla finestrella che fa intravedere l’iconica cattedrale di San Paolo. In questo, l’autore ha voluto essere storicamente fedele al luogo di morte di Chatterton. Per il resto, la composizione è densa di simboli religiosi usati in un contesto, se vogliamo, blasfemo. Quindi, Wallis è molto inerente all’ideologia dissacrante preraffaellita.
La tenda blu e la giacca rossa ricordano l’iconografia della Madonna, quindi la sua pietà; i pantaloni viola, invece, ricordano il sacrificio. La finestra aperta, libera l’anima del protagonista dall’angustia della vita. Sul davanzale interno poggia un fiore che sfiorisce, una campanula rossa (il rosso è il sangue vivo; la campanula è un fiore che che cresce anche in condizioni avverse – ma qui è in agonia). Di fatto, il ragazzo mostra il cuore, è lì che è stato ucciso, metaforicamente pugnalato. Chatterton diventa, così, l’eroe degli artisti, che riescono a emergere soltanto dopo essere morti.
A me la tela ha ricordato anche la Morte di Marat di J.L. David. In questo quadro neoclassico il martire è colui che muore per i suoi ideali; quel Marat teneva in mano una lettera, quella della sua assassina. Nel caso di Chatterton il foglio è accartocciato nella sua mano, come a tacere i nomi di chi l’hanno ucciso, ossia gli ignoranti i quali nomi non meritano di essere ricordati.

Curiosità: il modello che è stato utilizzato per dipingere la figura di Chatterton è George Meredith, uno scrittore molto amato da Oscar Wilde e anche lui simpatizzante dei Preraffaelliti . Il pittore Henry Wallis, prima di abbandonare la cricca e dedicarsi agli acquerelli, ebbe una relazione con la moglie di George Meredith.
Buona Pasqua!!!
❤ Miss Raincoat
“Il mio amore è morto/ andate sul letto di morte/ tutti sotto il salice piangente”
Thomas Chatterton