Siamo a Croissy-sur-Seine (che fa molto Cernusco sul Naviglio, pardon), a una ventina di chilometri da Parigi. In mezzo al letto della Senna, appunto, c’è uno storico isolotto sul quale, nell’Ottocento, si potevano trovare un chiosco alla moda e uno stabilimento balneare. Qui, su questa sorta di zattera (che mi ricorda anche quel quadro di Géricault), durante l’afa estiva, la borghesia parigina si concedeva refrigerio e svago. Ai più informati, questo rinomato lembo di terra, era conosciuto come la grenouillère, lo stagno delle rane – chiamato così per la sua musica, il vociare delle ragazze in vena di chiacchiere inconsistenti. Ovviamente, questa località turistica diventò l’epicentro della vita moderna, quella di Baudelaire e degli Impressionisti, meravigliosa, poiché transitoria e fatta di secondi inimitabili. In questo clima, durante l’estate 1869, due amici e colleghi pittori, piazzano due cavalletti, uno accanto all’altro. In un paio d’ore ci sviluppano la stessa personale istantanea dello stesso momento…
“La Grenouillère” Claude Monet

La pennellata è molto liquida (e non ha nulla a che vedere con quella delle famose Ninfee, dipinte in un altro stadio della sua vita) e le tonalità, senza essere tenui, sono sbiadite e giallognole. Le figure delle persone, appena abbozzate, diventano quasi inconsistenti, è una folla che passa in secondo piano, delle chiacchiere in sottofondo. Il vero focus del pittore è sulla natura, specificatamente la protagonista è l’acqua. Il fiume scorre piano e, sulla sua superficie mossa, tremola la luce del sole – come se Monet volesse rappresentare lo scintillio di una giornata d’estate dal ritmo lento, ma non noioso. La visione è d’insieme, ripresa da lontano, come la Vita in Vacanza dello Stato Sociale.
La Grenouillère – Pierre Auguste Renoir

La pennellata è molto decisa, in primo piano è corposa e sullo sfondo diventa più sfumata. La tavolozza, come sempre nelle opere di Renoir, è molto vivace. Di fatto, la sua visuale è molto più in primo piano rispetto a quella del collega e taglia anche alcuni dettagli dall’inquadratura, come le barche. Infatti, per lui la gente è la protagonista della sua scena, molto più delineata individualmente rispetto alla folla di Monet. Anche Renoir dà attenzione ai riverberi della luce sulla superficie instabile del fiume, ma la usa come escamotage: i colori spumeggianti dell’acqua sono specchio di una gioiosa giornata di vacanza, che lui vorrebbe non finisse mai come Giuliano dei Negramaro.
I due pittori, amici fraterni, hanno due modi affini e divergenti di affrontare e interpretare la loro corrente artistica, l’Impressionismo. Questo filone artistico, attento alla ricerca cromatica e luministica, voleva cogliere l’istante di un momento passato all’aria aperta. Monet era un tipo più riflessivo, tendenzialmente rimuginante e che detestava l’appariscenza. Lui, nell’Amore, ricercava la luce, l’intesa, la complicità. Era vedovo, si era risposato con Alice, ma entrambi sapevano che era ancora innamorato di Camille, la prima moglie. La sua famiglia lo aveva abbandonato quando lui decise di sposare questa donna umile, di un’estrazione sociale più bassa della sua. Eppure, fu un amore passionale e tormentato, soprattutto per le rinunce -il pittore era rimasto praticamente senza soldi, vivevano d’amore ed espedienti… Renoir, invece, era un uomo divertito dalla vita che non nascondeva la sua passione per le belle donne. Sua moglie, Aline, una rossa dal fisico perfetto, aveva vent’anni meno di lui. Sicuramente non fu un marito fedele, ma lei – indiscutibilmente – fu sempre la sua unica vera musa, l’eterna ragazzina sorridente che coccola i cagnolini. Ad Aline chiesero in tanti di ripensarci, però a lei piaceva lui, quell’artista vecchio, povero e brutto ma tanto affascinante.
❤ Miss Raincoat
Max Gazzé
L’Amore non esiste. Esistiamo io e Te.