“Teodora al Colosseo” di Jean Joseph Constant detto Benjamin

Benjamin Constant (1845-1902) fu un ritrattista francese dell’aristocrazia durante l’Epoca Vittoriana. Fece molto successo poiché si approcciava a qualcosa di stantio come il ritratto in maniera leggera e spigliata. Fu allievo di Alexandre Cabanel e, a sua volta, fu maestro dell’americano Carl Frieseke. Sfortunatamente, muore durante il suo apogeo artistico all’età di cinquantasei anni.

Questo dipinto del 1889 è collocabile nella sua breve ma prolifica parentesi orientalista, ispirato sia da Eugène Delacroix (l’autore de “La Libertà che guida il Popolo”, iconica scena della Rivoluzione) sia dai suoi viaggi in Andalusia e Marocco.

Alla fine dell’Ottocento, molti pittori francesi ed inglesi si sono invaghiti delle atmosfere orientali. Molti di loro non avevano mai messo nemmeno piede fuori dalla vecchia Europa, ma la propaganda delle conquiste coloniali non faceva che accrescere il fascino di quelle terre lontane, dove si viveva senza convenzioni borghesi. Ne emerge un’arte sensuale, affascinante e misteriosa di cui, secondo me, il migliore interprete è Jean Auguste Dominique Ingres con le sue (enormi) odalische. (Non che questa tela sia piccola: misura 157×133 cm!!!)

Non fu l’unico artista a rimanere ammaliato dal mito dell’imperatrice bizantina Teodora. Lui la celebra come donna e imperatrice, ossia senza toglierle né sensualità né dignità. Le mette in capo la corona ma non la veste da imperatrice; la siede in una posa sexy ed elegante.

Il suo particolare approccio religioso, quasi in punta di piedi eppure con passi fermi da uomo, alla sfera femminile lo si deve anche al gineceo in cui è cresciuto. Infatti, siccome orfano, fu allevato dalle due amorevoli zie in quel di Tolosa.

La nostra Teodora sta guardando un combattimento al Colosseo in una posizione privilegiata e non per nulla è spaventata dal combattimento. Fu, infatti, la prima donna “con le palle” ad essere diffamata dai cronisti maschi invidiosi (e che la temevano).

“Sei bella che si balla solo come vuoi tu” – L. Ligabue

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“Avvampante Giugno” di Sir Frederic Leighton

Flaming June dei BT

“Dreamy days in my room/by your side as we bloom/colors blend and face/in cheerished moments like these”

Questo dipinto, dedicato ad un giugno del tutto rovente, viene considerato il capolavoro di questo artista di Epoca Vittoriana.

** 1895, Museo de Arte a Ponce (Porto Rico)

Il viso della naiade (ninfa delle acque dolci), ritratta mentre dorme, dovrebbe appartenere a Mary Lloyd, figlia di un latifondista in bancarotta e che evitò di apparire nuda nelle opere rese pubbliche. Tuttavia, la riproduzione quanto più naturale (specie del braccio piegato) richiese varie bozze, alcune anche di nudo.

Leighton s’ispirò alla sua statua preferita, “La Notte” di Michelangelo per le Tombe Medicee (di Giuliano de Medici). Qui, però la figura è svincolata dalla solennità tipica dei monumenti funebri.

La Notte è rappresentata come una personificazione femminile, semidistesa e nuda, come le altre statue della serie. Essa ebbe come modello, forse, le rappresentazioni antiche della Leda o di Arianna dormiente. Tra le varie letture iconologiche proposte, si è vista la statua come emblema dell’Aria o dell’Acqua, del temperamento melanconico e della fecondità della notte. Gli attributi sono sparsi attorno alla figura e non come di consueto impugnati. Essi sono la civetta (animale notturno), un mazzo di fiori che forse rappresentano papaveri (sia simbolo di fertilità che di sonnolenza in quanto oppiaceo), e la maschera, che può significare i sogni notturni o la morte, intesa come sonno del corpo in attesa della resurrezione. (Da Wikipedia)

Come in tutte le opere di quest’epoca, il realismo si esprime tramite le textures dei materiali: la trasparenza della stoffa, la perfezione del marmo e la luce del tramonto, scelta per le sue tonalità dorate e preziose.

La protagonista non sta dormendo, ma è pigra, non vuole svegliarsi. Tiene gli occhi chiusi anche se sa che la stiamo guardando. L’oleandro accanto a lei, un fiore nocivo, le ricorda, come un dono galante, che sognare troppo è pericoloso e che morte e sonno sono simili. Così, la tavolozza fluorescente, ci invita a vivere la frivolezza dell’Estate, quando ancora tutto può accadere!

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“Tepidarium” di Sir Lawrence Alma-Tadema

Il pittore, nato in Olanda, ha fatto carriera a Londra, dovendo il suo successo alle scene di vita quotidiana ambientate in epoche antiche, specie nell’Età Imperiale romana.

In questo caso, ci troviamo in un tepidarium, uno dei locali delle terme romane, con acque tiepide. Questi stabili, simbolo dello svago di una cultura, sono anche la testimonianza dell’ingegneria idraulica di Roma Caput Mundi (le troviamo anche a Bath, in Inghilterra).

Alma-Tadema rappresenta una bella ragazza, probabilmente patrizia, che si sventaglia con piume di struzzo e che, con l’altra mano, impugna uno strigile, con il quale ci si faceva lo scrub dopo aver passato l’olio sulla pelle.

Il contrasto tra l’archeologia, gli atteggiamenti “moderni” e l’estremo realismo del nudo, creano un particolare clima di languore e indolenza e conferiscono raffinatezza all’opera dell’artista di Epoca Vittoriana. In quell’epoca, l’onlyfans era in mano ai pittori della Royal Academy 🙂 – E, come potete capire, le donne dipinte erano troppo instagrammate per competere con quelle vere (che dovevano attenersi ad essere più caste possibili).

arte
Lady Lever Gallery di Liverpool (1881)

Fair as a star, when only one is shining in the sky – W. Wordsworth in “She dwelt among the untrodden ways”)

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