Le Antiche Tradizioni della Valtellina
Ai primi di marzo, i bambini maschi erano soliti scorrazzare tra prati con i campanacci per risvegliare l’erba (ciamà l’erba = chiamare l’erba) ed invitarla a ricrescere dopo il lungo torpore invernale, concludendo la scorribanda chiedendo, casa per casa, qualcosa per fare merenda (tipo Halloween), intonando la canzoncina “Marsin, marsèt incinem ul me sakèt. Se i ve car i vos fiöi fek dul bee ai Marziröi” (Marzino Marzetto riempimi la tasca. Se vi sono cari i vostri figli fate del bene ai Marzaioli). Alle bambine era riservata la raccolta delle prime erbette o delle radici spuntate dopo il gelo invernale.
Probabilmente, il rito viene ripreso dalle pagane Calende di Marzo. Per i Romani, il primo giorno di Marzo era anche il primo del calendario e si accendeva il fuoco nuovo nel Tempio di Vesta. Annunciavano l’arrivo di una nuova stagione, quella che rinverdisce i campi e gli alberi. Più profondamente, si associava la rinascita del mondo naturale con quella dell’uomo, miracolo che appunto aveva sede nell’utero femminile – perciò, era anche una sorta di festa delle donne ante litteram.
Fioritura di crochi (“bucaneve”) ad Albaredo
Esiste una località sopra Selvetta che si chiama Alprato (Comune di Forcola) che è una sorta di baricentro della rete dei borghi sopra l’abitato di Sirta, non solo per la sua posizione geografica centrale, ma anche per il ruolo che aveva un tempo nella società. Per esempio, la Chiesa dell’Annunciazione, vicino alla quale a fine Cinquecento soggiornava anche parroco, ne descrive l’antico prestigio del luogo (oggi della chiesa ne abbiamo perse le tracce). Tra gli affreschi votivi, dei quali i più anziani risalgono a fine Quattrocento, spicca una Madonna in Trono con l’iscrizione In grembo matris sedes sapientia patris. Info da : Franco Mottalini // http://www.forcolaweb.org
<3 Miss Raincoat