“Glory Box” dei Portishead

Portishead è una cittadina del Somerset con poco meno di ventimila abitanti dove Geoff (il membro cardine del gruppo, in quanto percussionista/bassista/programmatore) fonda la band dal nome toponimico nel 1991.

Per caso, facendo la fila in una sorta di Manpower, Geoff incontra quella donna che fece la differenza, Beth Gibbons, la cantante del suo gruppo “elettronico” inglese. La voce di Beth è stata definita talvolta spettrale e talvolta onirica, sicuramente capace di cambiare registro improvvisamente, ma sempre rimanendo in bilico tra lo straziante e il sensuale.

Definire elettronica la musica dei Portishead, sarebbe incompleto se non erroneo, comunque. Il loro genere viene definito Trip-Hop o Bristol Sound (per la provenienza geografica) e si potrebbe riassumere con questa ricetta: rap molto lento, musica elettronica tendente allo psichedelico + un pizzico di jazz/funk/soul a scelta. I Portishead lo declinano in uno stile volutamente retro, campionando delle canzoni o colonne sonore in un lo-fi ricercato.

Nel 1994, mentre Kurt Cobain pone fine alla sua esistenza e gli Oasis scalano le classifiche, esce il disco “Dummy”, considerato dai critici uno dei più validi esempi di trip-hop, per merito sia dell’utilizzo dell’organo hammond sia delle campionature prese da colonne sonore degli Anni Sessanta.

“Glory Box” è l’undicesima traccia di questo album e fu scelta come singolo del gennaio 1995 (quando io frequentavo il mio ultimo anno di scuola materna). Come evidenzia anche il videoclip, la canzone è la messa in musica di un film in bianco e nero desolatamente romantico, una di quelle commedie d’amore sulle tribolazioni delle donne. Il titolo non ha una traduzione letterale: la glory box era uno scrigno prezioso dove si conservava il corredo per la dote. La base contiene campioni da “Ike’s Rap II” di Isaac Hayes.  Per me,  il testo dice che per essere sensuali non bisogna essere volgari – noi donne dobbiamo affermare la nostra importante esistenza, senza però strafare o trattare gli uomini come zerbini. Appunto, lasciando la femminilità alla donna e la virilità all’uomo.

Cosa ti porto io in dote? Me, idiota! 

“I’m so tired, of playing/ Playing with this bow and arrow/ Gonna give my heart away/ Leave it to the other girls to play/ For I’ve been a temptress too long/ Just/ Give me a reason to love you/ Give me a reason to be, a woman/ I just want to be a woman”

❤ Miss Raincoat

FORMAZIONE: Geoff Barrow – programmazioni / Adrian Utley – chitarra ed organo Hammond / Beth Gibbons – voce

Pubblicità