Jürg Jenatsch

Jürg Jenatsch (con l’accento sulla a) è il tipico uomo del Seicento, mosso da ambizioni personali, talvolta opportunista, e penzolante tra l’amor di patria e la fede personale.

Nasce in Alta Engadina, forse a Samaden, nel 1596. Suo padre, oltre che notaio, era anche un pastore protestante a Silvaplana. Studia teologia a Zurigo e a Basilea e, infine, anche lui diventa un pastore. Dopo aver passato un anno a Scharans, nei Grigioni, presta il suo ministero a Berbenno (dal 1618 al 1620).

Negli stessi anni in cui risiede a Berbenno, è pure supervisore religioso al Tribunale di Thusis. Lui in persona condurrà l’interrogatorio di Nicolò Rusca. Evidentemente sapeva che era innocente. Il processo, comunque, andava fatto, dato che l’arciprete di Sondrio aveva molti nemici. Forse, l’avrebbe salvato dalla pena se l’anziano Rusca non fosse morto durante le torture…

Nel 1620 scoppia il Sacro Macello. Durante gli scontri, muoiono sua moglie Katharina Von Buol (di Davòs) e sua madre Ursina. Lui, invece, si era rifugiato a Sondrio, dato che in molti avrebbero voluto la testa di chi aveva ordinato l’uccisione dell’amato e mai dimenticato arciprete Nicolò Rusca. Così, riuscì a scappare in Engadina. Tuttavia, l’esperienza lo segna nell’intimo, tant’è che decide di prendersi una pausa dall’attività religiosa e si arruola per la sua patria, le Tre Leghe, precisamente con il partito filo-veneziano (in guerra al fianco della Francia e del mondo protestante).

In questa nuova esperienza sarà il mandante di vari omicidi “da macellaio”. Quello più storicamente impattante è l’uccisione di Pompeo Von Planta, capo del partito avversario filo-spagnolo. Fu trucidato con un ascia davanti al camino del suo castello vicino a Merano. Pompeo, insieme al fratello Rudolf, era stato condannato e assolto dal Tribunale di Thusis e bandito dalle Tre Leghe. I due erano anche imparentati con Gian Giacomo Robustelli, il fautore del Sacro Macello. Negli stessi anni, lo Jenatsch viene ovviamente deposto dall’ufficio di pastore.

L’ex pastore, ormai colonnello, rientra in Valle come uomo di fiducia del Duca di Rohan, comandante dell’esercito francese. Il suo intento era restituire la Valtellina alle Tre Leghe, della quale era diventato un leader.

Nel 1627 si risposa, con Anna Von Buol, cugina della prima moglie. Lo stesso anno, a Coira, sfida a duello un suo superiore, Jacob Ruinelli, sfidandolo per l’onore di un bambino che (forse) aveva urtato mentre era a cavallo. Fu prosciolto, comunque, dall’accusa di omicidio. Fatto ilare, in questo periodo è attestato che lo Jenatsch soffrisse di calli ai piedi per la scomodità degli stivali. Dopo la bagarre del duello, si trasferisce a Venezia come reclutatore di soldati ma, siccome aveva il complotto facile, viene incarcerato per insubordinazione.

Uscito dal carcere, ritorna in Valtellina al servizio della Francia e delle Tre Leghe. Ben presto, si rende conto che non era intento di Richelieu restituire la Valtellina al vecchio dominatore svizzero. Come tanti altri esponenti suoi conterranei, partecipa al Kettenbund: nonostante l’alleanza delle Tre Leghe con Parigi, intrattiene trattative segrete con l’avversario, la Spagna.

Voleva a tutti i costi che la Valtellina tornasse in mano alle Tre Leghe. Non solo si allea con la Spagna e ottiene per sé un titolo nobiliare, ma, addirittura, all’improvviso, abiura e diventa cattolico. Raccontò di aver visto la Luce in carcere a Venezia, però era chiaro che la religione era un modo come tanti per rendere sicure le sue relazioni con la Spagna. Era diventato un uomo potente e temuto, anche per i suoi traffici poco chiari. Stava sul collo alla Spagna, continuando ad essere amico anche della Francia; la Francia, però, rivelò alla Spagna i suoi giochi poco puliti. Ultimamente, non era simpatico né ai Cattolici né ai Protestanti.

La notte del 24 gennaio 1639 era periodo di Carnevale, in quei giorni chiunque si lasciava andare… Jenatsch aveva deciso di fare bisbocce in una locanda di Coira (la Stabigen Huetli, oggi inglobata al Palazzo Salis). Non ne uscì in verticale, dato che fu assassinato da un gruppo di uomini travestiti da orso. Pochi mesi dopo le Guerre di Valtellina sarebbero finite e la Valle sarebbe ritornata in mano grigiona.

Fu sepolto di fretta il giorno dopo. Nessuno aveva voglia di conoscere il nome dell’assassino, come se non ci fosse alcun minimo interesse di indagare con meticolosità. Come per Pompeo Von Planta, l’arma fu un’ascia. La leggenda vuole che Katharina, figlia orfana di Pompeo, fosse anche l’amante dell’assassino Jenatsch (benché anche lei sposata – con Johan Rudolf Travers, quella sera seduto vicino a Jürg), a sua volta morto assassinato.

Miss Raincoat

Quando il nuovo venuto si fu staccato dall’abbraccio del pastore, i due si misurarono reciprocamente con lieti sguardi. Waser era un po’ sbalordito; ma riuscì a non lasciarlo punto trasparire. Si sentiva un pochino umi­liato accanto alla statura atletica del Grigione, dalla cui nera testa barbuta emanava come uno splendore di forza selvaggia. La potenza di una volontà sfrenata, dopo essere stata assopita nei lineamenti foschi, quasi sonnolenti del suo compagno di scuola, s’era svegliata, scatenata — egli lo sentiva — agli sbaragli di una vita pubblica tempestosa.

C.F. Meyer

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