L’Homo Salvadego
I caratteri specifici dell’uomo alfa valtellinese vanno ricercati nel retaggio ben più lontano delle conquiste dell’Impero Romano. Partiamo dai Liguri Orobi, lavoratori instancabili con il culto della Dea Madre, poi assoggettati dai Reti (i cugini degli Etruschi) che assimilano un carattere indomito e forgiato per la dura vita di montagna. Abitavano, appunto, la sponda orobica e puriva (cioé d’inverno senza sole) della nostra valle. Erano mori, testardi, con gli occhi da cerbiattoni e con molto senso del dovere – altri, li definirebbero dei tontoloni. Vennero assoggettati dai Galli, che preferirono la sponda retica sempre soleggiata. I nuovi arrivati fecero perdere la testa ai superstiti che, alla fine, scendevano dalle cime per uccidere maschi o feti, per andare sul sicuro. I Galli erano guerriglieri, alti, biondi, allegri, espansivi, ma anche molto impulsivi. Quindi, possiamo dire che i nostri virili e valenti uomini risultino da questa commistione genetica, sommata anche al successivo passaggio di eserciti di tutti i luoghi e tutti i laghi.
Super partes, c’è anche lui, il mio preferito, l’homo salvadego ❤

A Sacco, frazione a mezza costa di Cosio Valtellino, esiste una cosiddetta Casa Zugnoni con un locale di rappresentanza affrescato. L’opera, datata 18 maggio 1464, è firmata Simone e Battistino Baschenis (erano degli artisti itineranti originari di Averara). Questo affresco ci apre alla filosofia del mondo orobico nel Quattrocento. A livello artistico, il legame con il Gotico Internazionale e con l’influsso nordico è ancora molto evidente.
Sul portale d’ingresso troviamo un arco dipinto con un Dio tricefalo (rappresenta la Trinità ma prende spunto dalla Giustizia pagana) il quale dispiega un cartiglio che, in nome di Cristo, benedice il luogo e augura pace a chi vi entra. All’interno c’è un ciclo pittorico che va letto secondo un ordine ben preciso. A destra l’uomo selvatico con una sorta di fumetto che recita “sono l’uomo selvatico e, per mia natura, a chi mi offende lo spavento!”: rappresenta l’uomo-animale che usa la paura per difendersi e anche la schiettezza che la società ha perso; al centro una Deposizione con ai lati S.Antonio abate (protettore degli animali) e il committente inginocchiato vestito da notaio: rappresenta l’uomo che, a differenza dell’animale, conosce la Religione e la Legge; a sinistra un cavaliere con arco: rappresenta la sintesi perfetta tra animale e uomo, il poter mirare al proprio fine senza sbagliare.
Il personaggio dell’Homo Salvadego è diffuso in tutta l’epopea dell’arco alpino europeo. “Selvatico” non significa soltanto “abitante dei boschi” ma anche “a proprio agio con la propria solitudine”. Un uomo che dice di no alla violenza gratuita, ma che si sa difendere in caso di attacco, è geloso di ciò che è suo, vive come una capra, o meglio, come uno stambecco – fisicamente è peloso, ispido e barbuto. Ha solo un difetto – se così si può chiamare – è ammaliato dal suono della voce femminile. Essendo un uomo che, anche nell’evoluzione, è rimasto in simbiosi con la natura montana, viene considerato il simbolo del carattere alpino.

Volete una confessione scottante? Il tipo di uomo per il quale farei una pazzia è sicuramente il nonno di Heidi.
❤ Miss Raincoat
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