La Volpe di Colorina
Oggi voglio portarvi nella mia terra materna, Colorina – un po’ anche perché oggi il nostro blog si tinge di viola – per stare accanto alla saggezza e all’amore di femmina delle donne di Kabul e di tutto l’Afghanistan. Perché tutto il Mondo è paese.
Colorina, incastrata tra la Val Madre e la Val Fabiòlo, ha anche una parte a monte che scende a valle insieme al torrente Presio. Qui troviamo il Bosco Nono. Il luogo è molto suggestivo: siamo a più di mille metri, in una foresta di conifere, per lo più abeti altissimi, contornata da un sottobosco di eriche, rododendri e profumate fragoline di bosco. Il nome, raccontava mio nonno, è da riferirsi all’ora nona latina, ossia dalle quattordici alle quindici, ossia il momento del giorno in cui questa zona è illuminata dal sole. Un’altra mia interpretazione è, magari, una numerazione legata a un antico estimo agrario.
Un tempo, l’abetaia del Bosco Nono brulicava di cacciatori. Un giorno, uno di questi vede una bellissima volpe elegante nel portamento e rossissima nella pelliccia. Il cacciatore non voleva assolutamente farsela scappare e tornare a casa senza bottino. Mentre lui le punta il fucile, lei lo guarda per un’ultima volta impavida e malinconica al contempo. Dopo averla uccisa con un solo colpo, sente una risata argentina, quasi quella di una bambina, ma si ripete più volte che è solo stanco e infreddolito dai primi venti di settembre.
Un mese dopo va a Morbegno per la Fiera del Bitto, un evento di festa al quale nessun valtellinese mancava di partecipare. Si allontana un po’ dalla piazza Sant’Antonio e, da uno dei tipici terrazzini in ferro battuto, una bella donna con la chioma rossa richiama la sua attenzione.
Chi era? La volpe. Uccidendola, il cacciatore l’aveva liberata. Una strega invidiosa, infatti, l’aveva imprigionata nel corpo dell’animale come condanna per le sue cattive azioni.
La leggenda non fa chiarezza sulla natura della malvagità della donna. Sin dai tempi antichi, la volpe è la predatrice furba e imbrogliona, da temere. Questa simbologia va unita a quella della donna con i capelli rossi, ossia l’adulterio, la seduzione e la lussuria.
Per me, la spiegazione è molto ancestrale. Avete presente il mito greco del Labirinto del Minotauro? Ecco, a Creta c’era questa Arianna, figlia del re di quell’isola. A un certo punto arriva Teseo, il gran figo che avrebbe dovuto uccidere il Minotauro a mani nude, a suo dire. Purtroppo, il temibile Minotauro, uomo con la testa di toro, si trovava dentro a un complicato labirinto. Che fa Teseo? Seduce Arianna che lo aiuta a uscire dal labirinto dandogli in mano un gomitolo rosso. Che fa Teseo? La seduce e la abbandona, piantandola a Nasso (da qui l’origine del detto “piantato in asso”). A questo punto, interviene il dio dell’ebbrezza e della sessualità Dioniso che la salva e la rende sua sposa. Finisce tutto bene? Eh, no. Arianna tradirà il marito per amore di un comune mortale e Diana la ucciderà con una delle sue frecce infallibili. Il cacciatore, quindi, rappresenta – secondo me – il legame con il culto di Diana, dea della caccia, che porta un nome che ci riconduce alla luce che filtra dagli alberi nelle radure boschive.
Diana è anche la dea della Luna, simbolo di ciclicità femminile e, per questo, dea protettrice dell’universo femminile. La volpe rappresenta la bambina che si affaccia curiosa e impaurita alla maturità sessuale femminile, vista un po’ anche come insidia e condanna, quasi iniziazione alla magia nera. Il cacciatore rappresenta il menarca, ingresso non poco doloroso ma essenziale, per la pubertà e il cambiamento di aspetto che la portano ad essere donna (popolarmente, le mestruazioni sono chiamate “il marchese”, perché questi nobili indossavano il mantello rosso – ma anche il cacciatore di volpi ha nel suo dress code la giacca rossa). Il mito di Arianna, di fatto, ha anche questa interpretazione, ossia quello del passaggio non semplice da vergine a sposa.

Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe
“Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo”.
❤ Miss Raincoat
3 pensieri su “Valtella in Love”