“Cielo blu e spiaggia sabbiosa” di Srihadi Soedarsono

Una piccola parentesi artistica contemporanea per augurarvi buona Mezza Estate

1972 – olio su tela – 80×100 cm

Il pittore indonesiano nato nel 1931 parte da un’immagine vera per portarla verso l’astrazione, ricordando molto il collega Nicolas de Stael. Di fatto, entrambi usano una tavolozza di colori molto fluida, ma il segno dello Stael è più inquieto. Inoltre, il nostro pittore asiatico stende il colore a campiture, in un modo molto piatto e uniforme.

Il paesaggio ricalca le stampe giapponesi di Katsushika Hokusai. Pensiamo alla celebre Grande Onda, è una composizione piatta e al contempo dinamica, siccome la curva dona l’idea di sinuosità – dell’andamento lento.

Il vero potere di quest’opera è il colore. Negli Anni Cinquanta, il blu era stato protagonista della ricerca di Yves Klein, che si era inventato una cromia tutta per sé, un blu oltremare creato in laboratorio. Il blu, nel’arte contemporanea, è un mare imbottigliato per preservare il suo senso di infinita pace contemplativa.

Quest’opera è molto esotica (potrebbe sembrare anche mera calligrafia, come se la forma travalicasse il contenuto) pur restando semplice, quasi solo una linea. Potrebbe sembrare un veloce segno stenografico o un accento. Un’opera quindi, che descrive in sintesi il concetto del mare. Tu come glielo spieghi il mare a chi non lo ha mai visto?

La risposta di Soedarsono è questa: il mare è minimalismo, è estate, è immersione.

Miss Raincoat

Emily Dickinson

“Fai ch’io per te sia l’estate
Quando saran fuggiti i giorni estivi”
“La Grande Onda” K. Hokusai
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