[Quando spieghi a un bambino che durante la Festa del Lavoro non lavorano nemmeno le Guide, ti ride in faccia (anche Brandonuzzo che è perspicace come la sua Fata Madrina). “Mi***, già te di lavoro fai quella che se ne va in vacanza a pagamento e adesso mi racconti che te ne stai a casa per ringraziare quelli che hanno lottato durante la battaglia operaia, appunto per la riduzione delle ore della cosiddetta giornata? Che poi te cosa c’hai a che vedere con gli operai? Mica ti spezzi le ossa in fabbrica, te! Te, se ti va proprio male, attacchi il turno alle 8 e finisci in bellezza con un Aperitivo! Te di lavoro fai quella che favella con i turisti e c’ha Instagram pieno di fotografie. Zia, per piacere, vai a lavorare davvero così posso guardare i Super Pigiamini in pace!”]
Ho voluto scrivere un’introduzione allegrotta per un post volutamente senza colori, che nulla a che a vedere con questo Primo Maggio, in cui ho pure barattato ferie (perché ho lavorato il 25 aprile).
Ho voluto scrivere un post semplice e un po’ triste. Anche se in questo blog i post vengono scritti in un paio di giorni prestabiliti del mese e poi spalmati sul calendario tramite la simpaticissima funzione della programmazione, in realtà, sono stata un po’ assente in questo periodo.
Qualcosa è cambiato, ma qualcosa resterà uguale per sempre. Chi mi conosce sa che non mi piace mettere sui social la mia vita privata, le mie tette o i lutti per guadagnarmi i big likes. Ho una vita ordinaria che resta per me straordinaria in quanto mia. Però, volevo soltanto DIRE GRAZIE ALLE PERSONE CHE HANNO VOLUTO ESSERCI.
Il nonno, imperituro fino a poco prima di ammalarsi, sarebbe stato contento di vedere tutta quella folla a salutarlo. Avrebbe offerto a tutti polenta e formaggio, come quando mi ha insegnato a camminare porgendomi una fetta di salame. Lui era un po’ così, un uomo di altri tempi, un po’ burbero ma con un grande cuore. Aveva le sue idee e se le teneva strette. Era un gran testone, per dirla tutta. Eppure nessuno può dire di essere stato ferito nell’animo da lui, perché era un uomo che, a modo suo, sapeva voler bene. Come il gran bene che voleva a Rodolo, che non ha mai abbandonato fino all’ultimo. Il nonno è uno che ci ha insegnato a cacciar dentro la malinconia e andare avanti, un uomo che ha sperimentato la perdita più volte e troppo spesso nella sua vita, ma – a giudicare da quanti siete venuti a salutarlo – un uomo che si è fatto tanti amici nelle sue (quasi) 88 primavere. Il nonno veniva chiamato Il Sindaco di Rodolo, perché sapeva tutto, più degli amministratori, sul territorio. Lui era un punto di riferimento per la Comunità, anche se per noi nipoti era soltanto il nonno Camillo, quello al quale, da piccoli, rubavamo il costume da pastore per assomigliargli (in foto potete vedere me nel 1992). E, allora, lui ci coglieva alle spalle e ci faceva qualche versaccio per farci spaventare.
È strano pensare che entrando a casa sua non ci sarà più lui al suo posto, con dietro il camino e, lì appesa, la foto al Cinquecentenario di Colorina di cui andava orgogliosissimo; sul muro al lato, invece, quell’originale orologio a forma di gallo. Comunque, sono contenta che lui sia riuscito a integrare con i suoi preziosi aneddoti i documenti d’archivio che ho scovato su Rodolo (e sulla sua chiesa): ho deciso in questi giorni di riunirli in una specie di guida in suo onore. Qualcosa che rimanga davvero, non come i fiori al cimitero che, alla fine, appassiscono.
I’m not looking for somebody/ With some superhuman gifts / Some superhero/ Some fairytale bliss / Just something I can turn to/ Somebody I can kiss – The Chainsmorkers ft. Coldplay
❤ Patty (la nipote con le lentiggini)