“La Grande Odalisca” di Jean-Auguste-Dominique Ingres

Per parlare del mio dipinto preferito, vorrei raccontare una storia, ossia la storia di quando me lo sono trovato davanti in carne ed ossa (più che altro in tela e olio) la prima volta.

M. ha deciso di farmi lo stesso regalo che si fece Carolina, la sorella di Napoleone Bonaparte: mi ha portato davanti alla Grande Odalisca di Ingres. Qualche metro più avanti la Consacrazione di Napoleone I  – nelle pennellate solenni di Jacques-LouisDavid e nelle sue dimensioni piu maestose – provoca la Sindrome di Stendhal a una folla attenta di visitatori. Pero, lui ha voluto che mi fermassi davanti a questa tela di, occhio e croce, un metro di altezza e un metro e mezzo di larghezza.

“Che cosa vedi?” 

“Vedo uno stereotipo. Vedo una bella donna, quasi in sovrappeso, messa in mostra passiva per diletto di chi la guarda. Vedo un corpo troppo lungo, sproporzionato, con qualcosa che non so se e una vertebra in più o un dito pigiato dentro la ciccia, un gesto violento del pittore come per dire “Smettila di tirartela e dammi retta, ca**!“. Vedo dei piedi di una donna pigra, che non e mai stata nei campi o nei letti dei potenti, come invece le muse del Caravaggio – che adooooro. Vedo una donna che si sventaglia con le piume di un pavone, è il suo trofeo. Anche se a lei piace scuoiare vivi i lupi”

Vorrei dire questo, ma dico altro. Davanti a lui mi si fonde sempre il cervello e dico solo scemenze, perché mi fa perdere il controllo e riesce difficile concentrarmi. “È meravigliosa, la sua pelle risalta talmente dal fondo nero dell’enormità della sua stanza, che sembra illuminata dall’interno, una lampadina umana!”

“E tu cosa vedi?” gli domando. Lui si sistema con l’indice gli occhiali sul naso, lo fa sempre quando vuole fare il secchione. E a me questo fa impazzire.

“Vedo una donna consapevole di essere bellissima, senza artifici, per questo si torce senza grazia a guardare negli occhi lo spettatore. È nuda, ma non è in posa; è nuda perché è insolente. Un nudo naturale: lei sta a suo agio senza vestiti. Non piange rimorsi. Non ride giuliva. Aspetta e non fa della sua bellezza un vantaggio, perché non ha godimento né nell’essere preda né nell’essere predatrice. Vedo una donna, appunto”

Rido e lui la prende male, pensava di aver detto qualcosa d’intelligente. “E che aspetta? La luna piena?” domando io troppo ad alta voce nel pomeriggio intellettuale del Museo.

Mi prende per mano tra la gente, tanto nella meraviglia dell’arte che ci circonda nessuno se ne accorgerà. Solo io. Che oggi mi pento di aver riso in quel momento irripetibile.

“Davvero non lo capisci? E la versione femminile del David di Michelangelo. Soltanto che il David, sebbene sia aitante e nervoso, è un uomo nudo. Lui e incapace di custodire l’enigma. Lui si mostra tutto, non accavalla le gambe”.

“Ah, allora è questo che cercate voi uomini in una donna? Ho capito tutto, grazie!” gli rispondo, senza voler affrontare discorsi troppo filosofici. Lui ride e abbassa la mano lì dove Ingres ha pigiato il dito sulla tela. Questa volta arrossisco.

Infondo, anche l’Odalisca era soltanto una schiava.

°In lovin’ memory°

❤ Miss Raincoat

Qui la Mini Descrizione Seria (da Wikipedia) : Il dipinto raffigura una donna sdraiata, nuda, di spalle, che volge il viso verso lo spettatore: un’odalisca in un harem nell’atto di agitare un ventaglio di piume di pavone. La donna è adagiata languidamente su un letto di stoffa azzurra, ove sono appoggiati una pelliccia bruna, un cuscino, una coperta gialla, un lenzuolo bianco e dei gioielli; all’estrema destra, vi sono invece un bruciaprofumi e una lunga pipa. Se si esclude il suo turbante, l’odalisca ritratta è completamente nuda e voltata di schiena, e descrive con il proprio corpo una flessuosa mezzaluna rosata; viene ripresa nel momento stesso in cui ruota la testa per osservare lo spettatore. La pelle della figura femminile risalta dal fondo scurissimo della stanza, parzialmente coperto da una tenda azzurra ricamata che tuttavia lascia intravedere il muro di fondo e due grandi bauli. L’opera segue i principi della pittura neoclassica, quali la precisione “classica” della forma, e quelli del manierismo, come dimostrano le dimensioni volutamente sproporzionate del soggetto: le sue anche sono infatti troppo grandi mentre il collo è estremamente lungo. La lunghezza del suo corpo, dovuta all’aggiunta di tre vertebre, rende la figura più voluttuosa e sensuale. Il pittore fu inoltre ispirato agli ideali di perfezione concepiti da Raffaello Sanzio. Nonostante queste premesse, La Grande Odalisca a segnò il primo avvicinamento del pittore al Romanticismo, dal quale riprese il gusto per l’esotico[infatti, le odalische erano vestite nella realtà, ma erano un bel modo per dipingere qualcosa di pop-porno].

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.