Come vi avevo promesso in questo post in cui vi raccontavo le mie avventure MOSTRose, oggi vi racconto di una perla di Morbegno che sta per essere totalmente restituita al pubblico grazie al team dell’architetto Cerri.
[Ovviamente, dato che il restauro è ancora in corso, chissà quanti altri segreti si potranno scoprire in futuro!!!]
L’edificio è originario del Seicento, benché quello che ci è restituito oggi è il frutto di un consistente restyling settecentesco, come già si nota dalla facciata con balconcini e archi mossi (ca. 1750). Fino all’Ottocento, l’area dove sorse il palazzo era chiamata Trivio del Mercato; l’architettura s’inserisce tra il Palazzo che fa angolo in Vicolo Scenaia (la Macelleria odierna) e il Palazzo Melzi.
Dal Novecento, nel locale al piano terra affacciato sulla strada, Palazzo Folcher ospitò l’omonimo Caffé, l’elegante punto di ritrovo della borghesia della belle époque morbegnese (era una specie di caffé letterario). Il nome Folcher deriva dal proprietario ottocentesco, di origine grigiona, anche sela proprietà passò di mano in mano, durante i secoli (alcune famiglie nobili furono i Calderari e gli Oreglia d’Isola).
Il Caffé Folcher fu progettato dall’ing. Buzzetti nel 1907, il quale fu padre del vicino Albergo Morbegno (oggi sede della filiale della Banca Popolare di Sondrio). Al suo interno potevamo trovare cristalli, spacchi, sedie “thonet”, tavolini in marmo e uomini con il panciotto intenti a discutere sull’avvenire di Morbegno. (** nota: è parso strabiliante anche a me trovare il nome del Buzzetti e spero che qualcuno più informato o illuminato possa scoprire se è bufala o verità, ma mi pareva giusto dirlo… tanto non mi costava nulla)
Piano Terra – immettendoci in un androne, ci troviamo in un’ampia corte porticata che accede direttamente a una Sala affrescata con motivi floreali, collegata alla terrazza sull’ampio Giardino (400 mq) sovrastante il torrente Bitto; la stanza attigua, detta Sala delle Feste, presenta stucchi araldici e medaglioni con maschere veneziane databili ca. 1775. Un tempo, questa porzione del palazzo era destinata a usi commerciali, con buona probabilità a botteghe artigianali come avveniva nel cortile del Ristorante Agnello in Via Ninguarda.
Piano Nobile (il primo piano, così chiamato perché costituiva la parte meglio decorata e sede degli appartamenti) – Si raggiunge tramite uno scalone. I vari ambienti sono introdotti da una sorta di “corridoio”. Come avevo già accennato nello scorso post, i soffitti sono tutti decorati in maniera diversa; i particolari che mi hanno più colpita sono a) le travi dipinte b)la stanza con l’affresco di Eros e Afrodite con affaccio sulla strada (che, probabilmente, era l’alcova, dato che comunica con un’altra stanza).
Secondo Piano – da qui si ha una meravigliosa veduta sul Fondovalle fino al Lago.Molto probabilmente, come negli altri palazzi nobiliari valtellinesi, il sottotetto era destinato ad ospitare la schiavitù (i piccioni e le cortigiane – ahahah)
Cantine – (200mq) le quali volte sono in pietra locale. Risalenti almeno al ‘400, si sviluppano su più livelli nei quali si stagionava il famoso formaggio valtellinese.
Non vedo l’ora di poterci portare i turisti, per me non ha nulla da invidiare al Palazzo Malacrida!
❤ Miss Raincoat
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